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di Madamadoré



22/4/2009- DIVERSAMENTE FEMMINILE
Che significato ha essere femministe oggi nel nostro mondo occidentale?
La domanda va circostanziata geograficamente e culturalmente per evitare di dire sciocchezze.


DIVERSAMENTE FEMMINILE



Che significato ha essere femministe oggi nel nostro mondo occidentale?

La domanda va circostanziata geograficamente e culturalmente per evitare di dire sciocchezze.

Io ho sempre creduto di essere femminista, ma negli ultimi anni ho sempre più dubbi su quello che vuol dire questa parola e credo che ci sia stato un guasto, un difetto nel mezzo del cammino.

Non voglio certamente mettere in discussione le lotte e le conquiste per i diritti delle donne negli anni passati.

Ma credo che, a un certo punto, si sia scambiato lucciole per lanterne.

La lotta per l’emancipazione si è trasformata in lotta per l’uguaglianza: uomini e donne uguali.

Ma spesso la battaglia si è concretizzata in una forma di maschilizzazione delle donne. Per dimostrare l’emancipazione si sono presi a modello i comportamenti e gli atteggiamenti maschili: nel lavoro e nella vita sentimentale.

E’ vero che le donne sono uscite dalla tutela di padri e mariti, è vero che hanno occupato zone di potere prima impensabili, ma esprimono la loro visibilità con abiti mentali e culturali maschili. E con queste caratteristiche la parità è formale, è una facciata. E’ un modo di essere donne che si fa interprete delle ragioni, dei tempi e dei modi degli uomini.

Un modo di dire che ormai è passato è: “quella è una donna con le palle”! Che vuol dire?

Donne libere sessualmente come i maschi e anche di più? Donne intraprendenti che corteggiano esplicitamente, che non tengono più il loro corpo nascosto?

La tv e la pubblicità hanno sdoganato il corpo femminile in tutta la sua completezza.

Ma era questo quello che si voleva?

Davvero mostrare centimetri di gambe, lati b, seni e altro è una rivoluzione?

La rivoluzione è che oggi il ruolo della donna oggetto è scelto dalla donna, usato consapevolmente.

Tanto usato con disinvoltura che spesso non ci diamo importanza e quindi capita di sentire una signorina con una minigonna come una mantovana, con un seno che non trova contenenza, affermare con tristezza che gli uomini non sanno amare, guardano solo una cosa nelle donne! Siamo sicure che noi per prime non puntiamo su quello?

L’emergenza femminile scoppia solo in occasione di eventi drammatici che nonostante la nostra emancipazione ci sono ancora, anzi per certi versi sono più efferati.

Credo che la battaglia femminista si sia persa, si sia dispersa su un tema centrale, quello della cultura che passa attraverso le immagini e i ruoli della donna nella pubblicità, nella filmografia, nei libri di scuola, ruoli e immagini che passano quotidianamente e che creano stereotipi, modi automatici di pensare gli altri.

Vi ricordate il romanzo “ Piccole donne”? è un romanzo del 1868, rivoluzionario e innovativo, racconta di quattro giovani donne che considerano come obiettivo primario della loro esistenza non il matrimonio e la famiglia, ma la realizzazione di sé. Fu talmente rivoluzionario che in Italia arrivò solo dopo 40 anni!

Adesso spostate il pensiero alle immagini televisive di alcuni programmi di gran successo: Uomini e Donne, la Fattoria, Grande Fratello, Il Bagaglino, e mi fermo qui, che immagine di donna ne viene fuori?

Spesso mi capita di pensare che la mia vita da un punto di vista di parità, non sia stata così difficile. Sono cresciuta pensando che non avevo ostacoli, potevo fare praticamente tutto. O perlomeno crescendo le possibilità si sono dipanate sotto i miei occhi.

Ma poi ti capita di chiedere ad un bambino che differenza c’è tra maschi e femmine? E lui candidamente risponde: le femmine sono più deboli e non giocano ai gormiti.

Ha ragione. Ti guardi intorno, annusi l’aria che respiri, guardi di che colore è e vedi che è rispuntato il rosa per le femmine, un mercato ben definito di giochi per bambine, piccole mammine, piccole veline, piccole star televisive, le winx, le witch, fate, streghe…

Va beh, saremo tornate qualche passo indietro, direte, poco male.

Secondo me non sono passi indietro. Il passato forse era meno preoccupante dell’oggi.

Guardate le pubblicità dell’abbigliamento per le bambine, non differisce di molto da quello delle ragazze: minigonne, lustrini, trucchi, accessori…tutto quello che serve per educare da subito le bambine ad essere esperte di seduzione, ma una seduzione consapevole!

Non mi piace, forse non sono femminista. Forse sto farneticando.

Non voglio buttare alle ortiche anni e anni di cultura femminile, cultura basata sulle capacità di cura, di mediazione, di organizzazione, di pensiero complesso, sensibilità, senso di concretezza…

Come donna ho anche dei privilegi che non voglio perdere, ho un potere personale che in questa battaglia abbiamo svenduto per poche lire, mentre credo che la vera lotta fosse quella che mirava al rispetto, alla conquista della dignità come persona.

Questa perdita di identità di genere, secondo me non ci ha fatto bene.

Ci ha complicato la vita quotidiana: la carriera, il lavoro, gli orari di lavoro, pressanti frenetici, la rimozione del senso del pudore e di un sano senso di colpa, l’esercizio della seduzione per essere una vera donna, la libertà sessuale scambiata per promiscuità…e poi? Voglio comunque il principe azzurro, la favola, voglio un figlio ad ogni costo, l’orologio biologico che batte inesorabile, ma che non trova un grande spazio tra un uomo e una donna che giocano lo stesso gioco, dalla stessa parte, con le stesse carte.

No, il tavolo da gioco è lo stesso, ma come in una partita a scacchi ognuno deve fare delle mosse nella sua parte della scacchiera e andare verso l’altro per creare una dama, per far muovere un re e una regina, non per darsi scacco matto, ma provare a vivere sufficientemente felici e contenti, dove il sufficientemente, sta a rappresentare il senso di realtà, le frustrazioni che inevitabilmente si incontrano vivendo, frustrazioni che però sono necessarie per far nascere desideri e sogni.

Un uomo, una donna, sono due persone con pari dignità, uguali, ma diversi. Una diversità concepita nella categoria dell’autonomia, della costruzione di un’identità sia essa femminile o maschile.
Io voglio essere diversamente femminile.

Madamadoré

 
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