Nei giorni 26-27-28 aprile verranno presentati manufatti in seta dipinta: Kimoni, stole e opere pittoriche tutte legate a temi pucciniani , alcune già esposte alla Fondazione Puccini Festival.Lo storico Caffè di Simo, un luogo iconico nel cuore di Lucca in via Fillungo riapre, per tre mesi, dopo una decennale chiusura, nel fine settimana per ospitare eventi, conferenze, incontri per il Centenario di Puccini.
Quest’anno sarà un 1° maggio di festa, di lavoro, di sciopero e di beatificazione di Wojtyla
Tanto per incominciare, buon 1° maggio.
Quando entro in un supermercato non vedo l’ora di uscirci. Diverso è nei negozi del mio paese: mi trattengo e scambio volentieri due parole. Anche se i negozi del centro ora sono più vuoti. Al contrario i supermercati sono pieni di merci. Come un moderno Marcovaldo al supermarket, avanzo sfiorando scatolette, pacchetti e pacchettini, attrezzi da giardino, magliette e altri improbabili accostamenti di merci. “Alle sei di sera la città cadeva in mano ai consumatori”, ma in inverno, non in un giorno di festa.
A Lucca ci sono negozi con vetrine liberty e insegne molto belle. Mi dice una commessa precaria del centro storico: “Qualsiasi festività la passo lavorando, ora anche il 1° maggio che quest’anno è anche domenica, senza essere pagata di più né avere riposo compensativo, non ho scelta, sono separata e ormai mi sono dimenticata di poter stare con i con i miei figli”. E deve anche sorridere dietro il banco.
Per quanto mi riguarda, scrivo questo articolo il 1° maggio, volontariamente, senza obblighi, poi andrò a celebrare la festa a Campo a un pranzo popolare con centinaia di persone per i “2 sì per l’Acqua bene comune”. E mi rallegra il fatto che, se avessi un amico commesso dell’Ikea o della Coop, potrei incontrarlo. Tanto per dare conto di diverse situazioni di lavoro. Potremmo festeggiare insieme il giorno in cui siamo liberi dal lavoro e ricordare tutte quelle persone che libere non sono.
Per dar conto dei vari punti di vista, ecco questa sintesi: giusta la festività lavorata, perché è un’occasione di lavoro in più; la città è un organismo vivente che va tenuta viva con i negozi aperti; occorre fornire un servizio migliore per gli acquisti nei giorni festivi; bisogna essere flessibili e moderni.
Ecco anche le obiezioni che si possono muovere: i piccoli negozi non possono permettersi di assumere personale aggiuntivo e si prolunga la fatica di chi già lavora; ritrovare la città con la cultura e l’architettura di pregio e ricreare momenti di vita urbana fatti di relazioni più pacate che non quelle del centro commerciale; non è necessario comprare sempre, dato che la spesa che si può destinare per gli acquisti non è dilatabile, specie in tempi di crisi; è bene conservare le cose belle e buone: “Ricordati del giorno del riposo per santificarlo”.
“Uno spettro si aggira per l’Europa: lo spettro del consumismo”. In gran parte d’Europa vige il modello anglosassone in cui domina l’aspetto economico, lo shopping e tutte le attività ruotano intorno all’aspetto commerciale. Ma in Germania, paese con una crescita più del doppio della media europea, il 1° maggio non ci sono negozi aperti, c’è un grande rispetto per la festa del lavoro e le città non sono vuote, ma piene di gente che va al cinema, a un concerto o a un evento culturale grande o piccolo. Dice una mia amica: “Il Natale è una festa fondante della cristianità e nessuno si sogna di metterla in discussione e il 1° maggio è una festa fondante dell’umanità, peccato che lo abbiano scelto per beatificare papa Wojtyla”. È la festa dei lavoratori e non si lavora tranne che nei servizi essenziali di pubblica utilità, è una giornata con una sua sacralità che c’è fin dall’Ottocento, il fascismo lo ha abolito, io lo festeggio ogni anno.
Tanto per finire, le foto sono del pranzo popolare a Campo e il video è di una canzone popolare interpretata da Roy Paci & Aretuska, è stato ripreso in diretta a un concerto del 1° maggio a Roma, nuova versione di Malarazza, una grande canzone di Domenico Modugno del 1976; in allegato il testo in siciliano e italiano: un servo che si lamenta con Gesù perché è trattato male e Gesù gli dice che ti lamenti prendi una mazza…