È possibile dipingere il silenzio?Questa è la domanda che si poneva la nuova mostra di Gavia al Real Collegio di Lucca, cercando una risposta nelle immagini dipinte.
E la mostra ha rappresentato quello che l'artista stessa ama, uno spazio di incontro e di condivisione di un senso comune all’interno di una situazione pittorica, materiale e artistica ma anche in particolare il luogo dove possa emergere una realtà di emozioni che attingano dentro ogni nostra sensibilità intima e “silenziosa”.
Arrigo Petacco (Castelnuovo Magra, 1929) è uno scrittore, giornalista e storico italiano. È stato inviato speciale, caporedattore e direttore della Nazione di Firenze e del mensile Storia Illustrata. È inoltre stato autore di programmi televisivi a tema storico.
Nel 1984 pubblica uno dei suoi moltissimi libri del “tempo di guerra”: La Spezia in guerra, dal quale ho copiato questo piccolo stralcio che molto bene si ripropone in questo “tempo di pace”:
IL SISTEMA DEI PUNTI
«È un cosciente disfattismo che deve essere severamente represso e duramente colpito».
Di quale crimine si tratta, per indurre il censore all’anatema? In verità siamo ai imiti del grottesco.
Da un lato ci sono le ristrettezze dell’economia di guerra, dall’altro la propaganda delle industrie e dei commercianti che invitano al consumo sfrenato. Qui non si parla soltanto di vendite sottobanco. Sono grandi produttori che beffano la legge e austerità “coram populo”.
Sui cantoni dei palazzi e sulle colonne, nelle pagine di giornali e riviste, al cinema, l’esterrefatto cittadino deve leggere ed ascoltare il battage che lo invita a sbilanciarsi economicamente ed ideologicamente. Perché ostinarsi a calzare le antiestetiche scarpe di fibre vegetali intrecciate con suole di sughero, quando sono state lanciate sul mercato le meravigliose scarpine marca “Perla” in puro cuoio e pelle pregiata? E i morbidi vestiti, la seta, le pellicce di animali esotici. I deliziosi dolciumi, i vini, i liquori.
Per ogni prodotto c’è il resoconto delle qualità, il “marchio” che non lascia dubbi: anteguerra. Sul versante della carestia le geremiadi raggiungono livelli che oscillano fra la tragedia e il piagnisteo.
Si invitano i cittadini a risparmiare le briciole del pane, a rivoltare un abito troppo consunto. Siamo in guerra.
Tutte le risorse devono essere destinate ai nostri valorosi soldati che combattono con i piedi nella neve. Lo spezzino non sa più dove rigirarsi. Deve ascoltare le cassandre o lasciarsi tentare dalla pubblicità? Qualche rotella del macchinario forse non funziona.
Come è possibile che il prefetto predichi l’astinenza lo stesso giorno in cui firma l’autorizzazione per l’affissione di un manifesto che invita ad acquistare calzature lussuose o semplicemente i pasticcini “Vittoria”?
Fra i “grandi orchestratori” della beffa ci sono anche personaggi che hanno imparato a memoria le battute alla moda e non perdono occasione per esibirsi.
È uno spasso ascoltare i grandi bottegai predicare il patriottismo alle donnine intristite, agli insegnanti affamati, agli operai e agli impiegati. Non c’è mai una fetta di pane, una cotenna di lardo, una sbavatura d’olio oltre la razione della tessera.
Sua maestà il bollino domina e trionfa, dal fornaio, dal pizzicagnolo e nei negozi di abbigliamento, I destinatari della predica, mentre ascoltano assentendo gravemente con il capo, non possono fare a meno di pensare alle volte in cui, dai doppi tondi di quel bancone sono usciti come per arte d’incanto pacchetti di merce “proibita” a prezzi da strozzino. Non è un mistero per nessuno. Ma i commercianti disonesti agiscono in una parvenza di clandestinità. Fingono di rischiare. Parlottano sottovoce con il cliente, coinvolgendolo moralmente. Si fanno pagare, ma sospirando profondamente.
È un aspetto del comportamento umano che non è stato ancora esaurientemente studiato. Ma che rientra comunque nei canoni del mercanteggiare che, come è noto, prevedono una infinità di varianti.
«Il fatto è, professore, che io ho un debole per lei. Le ho preparato una bella cima di vitellone. Pagare? Non si preoccupi. Non mi ha detto di quella catenina d’oro...»
Questa è la vita, quel poco che resta della vita con tutte le bombe sulle quali è già stato scritto l’indirizzo. Si potrebbe anche accettare, obtorto collo. Ma la maledetta pubblicità? Quella no. «Gli sportivi non devono fumare che sigarette Mentola, che non irritano la gola». I soldati invece, le “Milit”, rotolini di tabacco schifoso studiate in laboratorio per favorire l’enfisema..
Non era necessario inserire foto di bombardamenti, ma non ho potuto fare a meno di rimarcare lo scritto di Petacco alternando foto pubblicitarie con momenti di dolore o finta gaiezza delle donne, donne che hanno pagato un loro pesante contributo, anche se poche di esse hanno imbracciato un‘arma.