Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA sono la figlia della "Cocca".
Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.
Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è ancora comunità.
Caro Fabiano, questo capitalismo ruba il futuro. A te, a me, ai nostri figli.
L’ha seppellito tra le paure del presente.
Noi dobbiamo riprendercelo, il futuro, perché lo sappiamo fare e sappiamo insegnare a farlo. Fabiano, io credo che noi dobbiamo accettare di essere ancora una volta pericolosi. Presuntuosi e pericolosi. Agendo, scrivendo, formando ragazzi accanto a noi, costruendo altre visioni di realtà, altri possibili mondi. Difformi. Disabilitando la realtà che ci appare, come fanno i matti, come devono fare gli ultimi.
Monti, ieri sera, ha chiamato ammodernamento la restaurazione di un sistema primitivo. E’ lo stesso sistema in cui la scuola torna a produrre ineguaglianze, l’urbanizzazione imprigiona quartieri d’indifferenza e solitudine, separando le razze, gli stili di vita, i mondi, in nuove caste medievali
Noi la politica ridotta a gestione di consumi e di servizi, peraltro cattiva gestione, la chiamavamo borghese. E l’altra l’abbiamo chiamata in mille modi: proletaria, rivoluzionaria, culturale, sociale, beat, armata, hippie, e poi pop rock, rap, telematica, perfino social democratica l’abbiamo chiamata. La nostra bella rivoluzione social democratica che c’ha infiocchettato tutti.Hai ragione, dimentichiamo troppo spesso, nella politica, l’odore di salmastro e la trasparenza dei sorrisi.Ci siamo dimenticati di eleggere i poeti a segretari delle sezioni di partito. L’avevamo detto al Fortino che bisognava dare il portafoglio al Ministro della Poesia e toglierlo ai professori della Bocconi. Ma che idea di Giustizia può avere un Ministro che ha un reddito di milioni e milioni? Faccia voto di povertà, un ministro!
Fabiano, ci vogliono le arselle per contrastare la vongolizzazione del mondo, questa è modernità, l’arsella al posto della vongola di coltivazione. L’arsella, contro i porticcioli prefabbricati da ikea in ogni dove, le pine coi pinoli già sgusciati sul ramo. Dicono che questa è nostalgia, però non vanno a leggersi il significato della parola sui dizionari. Questa modernità, Fabiano, puzza di petrolio e soldi. Io mi sono rimesso coi ventenni, quelli che hanno fatto la rivoluzione francese, avevano vent’anni e hanno cambiato la storia. Gli dico: guardate che voglio essere titolare del mio futuro anch’io.
Guardate che a dispetto delle apparenze non è tutto perduto. In questo mondo le scoperte non nascono più dalla politica o da chissà quale utopia, ma nascono dall’immaginazione della scienza e della poesia.
Non me ne frega nulla se siete giovani e non sapete raccogliere la sfida della conoscenza. Se non vi trema più la pelle o non perdete lo sguardo sul lungomare.
Solo il sapere schiude le porte al domani. E’ una politica di ignoranti quella che vi fanno imparare. La felicità delle persone e delle comunità sta nel cuore delle ambizioni più vertiginose dei poeti e della scienza. Fabiano, dice bene chi pensa che il futuro è rallentare tutto, io voglio riscoprire la natura, godere i piaceri d’essere al mondo.
A partire dalla riscoperta dell’eternità di certe cose che non si possono inquinare. Sono sacre.
Noi Fabiano dobbiamo difenderle le arselle, con la vita. Anche facendoci aiutare e consigliare da qualche ventenne disubbidiente e ancora vivo: a fare che? Io ho ancora fame. Di arselle. E se lasci fare al mare, qualche granello di sabbia entra nel guscio. Vedrai che, prima o poi, cercando, qualche perla si trova.
Alessandro Garzella
21 marzo 2012, primavera a Marina