Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
L’imprenditorialità giovanile nel nostro Territorio
In questi tempi in cui trovare un lavoro dipendente, non parliamo di gratificante, è sempre più complicato, in particolar modo per i giovani, sta assumendo sempre maggiore importanza la capacità imprenditoriale di chi si affaccia al mondo del lavoro. In molti provano nel commercio, ma se c’è crisi per gli esercizi più affermati, si può capire come una nuova attività deve far miracoli per emergere ed affermarsi.
Perciò molto più interessante e motivante può essere una iniziativa imprenditoriale nella produzione, che, per le caratteristiche e le vocazioni di San Giuliano e Vecchiano, prettamente agricole, non può che svilupparsi in questo settore.
E allora la Voce del Serchio ha deciso di indagare nelle nuove attività imprenditoriali giovanili in agricoltura, con l’idea di far conoscere queste nuove opportunità per giovani a tutti e di capire se le amministrazioni comunali fanno abbastanza per supportare e far crescere queste entità nella fase embrionale.
Abbiamo selezionato alcune realtà e intervistato gli artefici di queste nuove iniziative.
La prima intervista è con Francesco Paolicchi, agronomo, che con altri due colleghi ha sviluppato una brillante idea con Micoltivo, tradotta nello slogan “Adotta il tuo orto!”, ma non solo.
Sandro Petri
Francesco, come vedi il lavoro da imprenditore nell’agricoltura?
Abbiamo guardato sempre con un certo scetticismo il sistema nel quale si muovono le aziende agricole di oggi. Filiere lunghissime, metodi di coltivazione dettati dai soggetti che 'fanno' il mercato, tecniche agricole suggerite dalle più importanti multinazionali del settore, il tutto a discapito degli agricoltori e del cliente finale.
Abbiamo sempre creduto, piuttosto, che fare agricoltura significasse fare qualcosa di nobile ed essenziale per la società. Da qui nasce la voglia di creare un sistema alternativo a quello tradizionale, che non abbia la presunzione di sostituirlo ma che lo affianchi per normalizzarlo.
Micoltivo pone le sue basi su pochi principi di valore assoluto:
- filiera corta
- km zero
- stagionalità
- coltivazione naturale
- rapporto stretto tra il cliente e ciò che mangia
Quindi un obiettivo culturale, oltre che di profitto
Esatto, l'intento è quello di fare business creando valore sociale, 'educando' il cliente a riflettere su certe dinamiche che hanno portato, negli ultimi decenni, a sconvolgere il concetto stesso di agricoltura, presentando per esempio al cliente produzioni estive in pieno inverno, frutta e verdura che hanno viaggiato per centinaia o migliaia di chilometri prima di finire sulle nostre tavole, spacciati come prodotto 'fresco'.
E quindi nasce Micoltivo. Con quale approccio alle colture e al mercato?
Abbiamo pensato Micoltivo perchè crediamo fermamente che in questo settore si possa fare molto meglio e a vantaggio di tutti, attraverso meccanismi semplici come quello della vendita diretta e tecniche più sofisticate, come alcune consociazioni che adottiamo per abbassare il pericolo di patologie (e quindi per eliminare i più temibili principi chimici 'curativi'). Meccanismi che ci penalizzano a livello quantitativo, ma che ci fanno essere orgogliosi del nostro livello qualitativo, raggiunto nel massimo rispetto del cliente e dell'ambiente.
Principi avanzati, in un mondo, quello dell’agricoltura, che spesso non lo è. Avete ricevuto supporti dall’amministrazione comunale?
E’ vero, ci siamo mossi in un ambiente spento, quello agricolo, privo di qualunque slancio di fantasia e creatività. In tanti ci hanno consigliato di non iniziare nemmeno un'attività del genere, di stare attenti perchè l'agricoltura non produce più reddito. Siamo andati avanti con la nostra idea, l'abbiamo plasmata a nostra immagine e non ci siamo fatti scoraggiare nemmeno da tutti i tentativi, falliti, di avere accesso a fondi regionali o europei che ci 'aiutassero' a partire. Le istituzioni non ci hanno dato altro che inutile burocrazia e costosi fogli da tenere chiusi dentro un cassetto.
Ora, con una certa esperienza alle spalle, come pensate agli sviluppi futuri?
Dopo cinque mesi di operatività siamo in grado di guardare con un certo ottimismo al futuro, con un portafoglio clienti in continua crescita e numeri che non immaginavamo di avere, non così presto almeno.
Abbiamo provato a noi stessi che innovare in agricoltura è possibile, che si può produrre reddito anche coltivando piccole estensioni e che si può vendere anche materiale esteticamente imperfetto, se il cliente è stato preventivamente aiutato a valutare la qualità in base al gusto, alla consistenza, al profumo. Continueremo ad innovare e rinnovarci perchè il mondo va veloce e siamo consapevoli che questo non è che l'inizio di una lunga storia.
(SP)