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L'articolo di oggi non poteva non far riferimento alla festa del SS. Crocifisso che Pontasserchio si appresta a celebrare, il 28 aprile.Da quella ricorrenza è nata la Fiera del 28, che poi da diversi anni si è trasformata in Agrifiera, pronta ad essere inaugurata il 19 aprile per aprire i battenti sabato 20.La vicenda che viene narrata, con il riferimento al miracolo del SS. Crocifisso, riguarda la diatriba sorta tra parroci per il possesso di una campana alla fine del '700, originata dalla "dismissione" delle due vecchie chiese di Vecchializia. 

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Lei non è "abbastanzina informato" si informi chi .....
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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Colori u n altra rosa
Una altra primavera
Per ringraziarti amore
Compagna di una vita
Un fiore dal Cielo

Aspetto ogni sera
I l tuo ritorno a casa
Per .....
Oggi è venuto a mancare all’affetto di tutti coloro che lo conoscevano Renato Moncini, disegnatore della Nasa , pittore e artista per passione. .....
Filettole-Torre segata, Cancellino e viceversa: (Vedi altre foto) Ruocco
In centododici hanno aderito alla Giornata Nazionale del Camminare sopra i monti di Filettole

12/10/2013 - 23:13

Si è svolta una passeggiata alla scoperta del territorio e delle sue ricchezze ambientali. E' questo il senso dell'iniziativa che si è svoltata sabato 12 ottobre, dal titolo Camminando per Filettole alla scoperta di Torri e Castelli, e con la quale il Comune di Vecchiano ha aderito  alla Giornata Nazionale del Camminare promossa da Federtrek.
La passeggiata, organizzata in collaborazione con ARCI A. Bartalini di Filettole, è stata accompagnata da Guide Ambientali Escursionistiche e volontari del Gruppo Archeologico Vecchianese.

A fine corsa, tutti intorno ai tavolini in piazza a degustare buone cibarie locali e...è mancato un buon fuoco del tipo "per caldarroste"  per riscaldare i cento e passa camminatori che partiti con un caldo sole son finiti in compagnia di una mezza e freddina luna lassu in cielo.

..bene! bravi, grazie, tornerò!

Fonte: testo mpopò arrangiato e foto bb- Lucamore-Ruocco
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15/10/2013 - 16:00

AUTORE:
G.L. il censore

Il rispetto dell'habitat e dell'ambiente, nonché degli equilibri naturali, della flora e della fauna, delle bellezze paesaggistiche, l'attenzione e la sensibilità per il territorio, l'inquinamento e la sostenibilità ambientale sono esigenze inderogabili e doverose, dando la misura della civiltà, della maturità e anche della saggezza della società, e direi di un popolo.

Come dicono a Napoli, tuttavia nessuno nasce "imparato" ed è solo con un percorso di crescita ed educazione che si raggiungono standards e sapienze sufficientemente adeguate a livelli di consapevolezza e rispetto, ed adesione convinta a principi etici, che si risolvano in una vera cultura ambientale.
Fatte salve le necessarie tutele,e precauzioni necessarie , Il rispetto e la sensibilità non devono però limitare la fruizione e il godimento del bene comune ambientale, imbalsamando in statici riti cerimoniali il rapporto con la natura, negando di fatto l'interazione e il piacere del rapporto soddisfacente dello spazio e dei siti naturali e di valore ambientale, storico, paesaggistico, o pregio di varietà floro faunistica.

il rapporto deve essere dinamico, spontaneo,,,, disinibito per non sottrarre il gusto ed il piacere dell'amplesso rigenerante e vitale, forte con la natura, altrimenti rischia di trasformrasi in sterile onanismo, artificiale contatto e vano , futile e volatile interesse.

Ovviamente ci vuole senno e ponderatezza, moderazione e rispetto, comportamenti maturi codificati però non solo in una tavola di divieti e sanzioni, ma auspicabilmente da un sentimento ed un etica radicata.


Forse le mie convinzioni sono utopistiche e velleitarie, magari ingenue e semplici speranze poco realistiche...... ma è con iniziative e manifestazioni come queste, che avviene una progressiva mutazione e adesione ai grandi , ambiziosi obiettivi di progresso individuale e promozione collettiva di comportamenti di civiltà.

Sui nostri monti ci sono decine di torri, castelli fortezze, ruderi spesso in rovina e colpevolmente trascurati, lasciati all'inclemenza del tempo e degli agenti atmosferici, che ne compromettono stabilità e fruizione agevole, più ancora esposti al vandalismo, ma insidiati maggiormente dal disinteresse che ne nega ed impedisce il palesamento completo dell'importante eredità e testimonianza storica che rappresentano.


Sono parte integrante e notevole della nostra eredità e retaggio identitario, e sgretolandosi ogni giorno, si portano nell'oblio una parte di noi stessi, così come già avvenuto con la scomparsa Torre sul fiume a Ripafratta, e la sua gemella della cinta lato sud, o anche la vecchia torre a San Giuliano a guardia del passo di Dante, o le fortificazioni del "Cotone" o Cotrone", distrutte insieme a metà della torre dell'Aquila, oggi detta "segata".

Desolante l'abbandono in cui versa La Rocca, ma piu sconfortante lo spettacolo delle torri sul basso monte di Avane, ancora sbrecciate e ferite dalle cannonate della seconda guerra mondiale.

La valorizzazione dei monumenti e del territorio costituirebbe un utile opportuno investimento nella grande immensa risorsa del nostro patrimonio storico e culturale, e potrebbe costituire anche una importante fonte di risorse e reddito e sostentamento economico, rappresentando il "nostro petrolio" e tesoro nazione più autentico.

benvenute dunque queste iniziative meritorie ed utili.....

15/10/2013 - 13:25

AUTORE:
Alessio Niccolai

... e secondo me anche lo sdegno, Giampaolo... va solo formulata la soluzione che però non può essere di chiusura totale: bisogna puntare ad un rapporto consapevole, armonioso ed equilibrato con ambiente e paesaggio... e nessuno più della collettività dei cittadini può pervenire al miglior risultato.
Ci sono ottimi esempi in giro... mi viene in mente l'ASBUC di Migliarino da una parte o, più lontano, del comprensorio di Sillano in Alta Garfagnana...

15/10/2013 - 11:48

AUTORE:
Gian Paolo

Sono io che sbaglio l'impostazione, ma scusami , non riesco più ad adattarsi a questa situazione generalizzata di costante degrado.

15/10/2013 - 10:11

AUTORE:
Alessio Niccolai

In realtà, Giampaolo, i «miei» turisti si accontentavano di molto meno del Castel Passerino, ancorché posta di fronte ad un edificio che - a dispetto di come lo ha ridotto la speculazione edilizia nella sua sapiente dialettica con la Sovrintendenza ai Beni Culturali - fu dei re italici almeno dai tempi dei Longobardi: una piazza nella parte storica della frazione di Avane.
Le tue critiche sono sensate, ma non si può considerare ogni interazione dell'uomo con l'ambiente una pura e semplice rapina.
Andar per funghi o castagne dovrebbe semplicemente essere regolamentato in maniera tale da permettere a tutti di godere dei preziosi doni della natura, e non di garantire a qualcuno un reddito accessorio mentre ai più di raccogliere le briciole; occorrerebbe che le comunità locali estendessero le proprie sovranità collettive sui Beni Comuni, pretendendo dagli avventori un corrispettivo per ciò che «si portano a casa» al fine di costituire un buon volume di risorse per poterne espletare una buona gestione. E naturalmente che fissassero dei paletti per l'emungimento individuale, più o meno come avviene in quasi tutti i territori della Garfagnana e di Media Valle su cui insiste un'apparentemente buona amministrazione dell'uso civico.
E lo stesso dicesi per gli ambiti di caccia e/o di altro tipo di raccolta silvicola.
Sullo scarico «free lance» dei rifiuti, sarebbe forse opportuna qualche sana pedata nel fondoschiena, più che la canonica sanzione e, da questo punto di vista, le scarpe del singolo cittadino possono essere - a tal fine - meglio equipaggiate ed efficaci di quelle di certuni dirigenti pubblici.
Quanto ai ciclisti, ne esistono di due tipi come il colesterolo: quelli che utilizzano la bici come strumento per scoprire i territori e finanche come mezzo di locomozione (insomma quelli mediamente inclini a percorre le piste ciclabili che sulla Panoramica ne' esistono, ne' - immagino - possano essere neanche facilmente ponderate) e quelli che agli incroci ti si infilano a lisca di pesce tra una vettura e l'altra, sprezzanti del pericolo cagionato a sé stessi e, soprattutto, agli altri, nelle loro variopinte e sfavillanti livree, non di rado ritti sui pedali - con quegli scarpini da Cenerentola - in attesa di poter riprendere la formazione-branco tanto cara all'automobilista medio.
Ebbene, direi che per fare attrattiva territoriale ne servano principalmente del «primo tipo»... insomma, direi, caro Giampaolo, che se non sono i cittadini a costituirsi in comitati efficaci e protesi a pretendere la sovranità sui Beni Comuni, dai modelli educativi più diffusi e di moda non c'è da aspettarsi un granché: puoi ringraziare Dio (o chi per lui) che non ci sia una corsa automobilistica alla settimana!

15/10/2013 - 7:41

AUTORE:
Gian Paolo

Bellissima iniziativa che fa sperare in un rapporto diverso con il territorio.
Territorio ai più sconosciuto, se non nelle opere e nelle manifestazioni più inutili e deleterie, da rigoli a Riprafatta , sono presenti esempi di storia , di natura , non valorizzata, basti pensare che questa e l 'unica zona non Ampil del comune di San Giuliano.
Proprio come Niccolai scrisse un po' di tempo fa, quando un turista gli chiese dove era una chiesa nel suo paese, domenica scorsa un gruppo con zaini e carte, a Molina mi chiese la strada per andare a vedere le rovine di castel Passerino.
Non mi chiesero , dove si poteva andare a rubare le castagne, i funghi, la legna, a cacciare un cinghiale di frodo, dove si poteva andare con le moto nel bosco, a scaricare rifiuti , quando ci sarebbe stata la corsa automobilistica storica ( unica nei permessi, mancando percorsi alternativi per i residenti) o che rapporto avrebbero usato i ciclisti per salire il famoso Ciapino.
Tutte domande alle quali, preparato con cultura teorica e pratica avrei dato una esauriente risposta .
Ma sul castel Passerino, ho dovuto ammettere che non lo sapevo.

13/10/2013 - 16:53

AUTORE:
Pollicione verde

Il ciclamino è pianta geofita bulbosa e anzi se il babbino della bambina/bambolina/ingenuina avesse preso con una manona qua e là alcuni tuberi di quelle "violette" per trapiantarli nel proprio giardino...fra o tra qualche annetto anche i vicini di quel giardino si ritrovavano una bella tappezzeria viola/chiaro e anche sui cigli della parte opposta della strada (provare x credere) e..li 'ndove è stato tolto quel bulbo, si dava modo ad altri bulbi vicini di fortificarsi ed espandersi in quattro balletti.

nb, un fiore di ciclamino non è un fil di grano che non "ributta"
bb

13/10/2013 - 16:00

AUTORE:
Partecipante

Si, è stata proprio una bella iniziativa. E' stata anche un'occasione "per riappropriarsi di se stessi..." Ma per qualcuno anche per appropriarsi di mazzi di ciclamini e per invitare, con vocina bambolina e ingenuina, anche le amiche alla raccolta di quelle belle "violette" rapinandole all'ambiente e sottraendole al piacere della vista di tutti. E a chi ha disapprovato quel comportamento rispondere con melensa ironia che quelle "violette" non erano dalla parte di Pisa ma da quella di Lucca.
Esempio, questo, che dimostra come certe iniziative non giovano a tutti perché alcuni non capiscono ciò che viene loro offerto o non sanno apprezzarlo o considerandolo roba collettiva non appartiene a nessuno e chiunque se ne può impossessare.

13/10/2013 - 10:38

AUTORE:
Alessio Niccolai

Questo è il genere di iniziativa che ben si sposa con le vocazioni territoriali e con la silenziosa - e molto spesso ignorata - istanza di crescita culturale, di riappropriazione storico-letteraria e di riscoperta paesaggistico-ambientale che generalmente presiede alla formulazione di un'offerta di attrattiva credibile.
Ma c'è qualcosa di positivo da notare anche nella conduzione dell'evento: l'Amministrazione Comunale - massicciamente presente per tutta la sua durata e anche nelle sezioni più impervie dell'itinerario, prendendone parte in maniera non istituzionalmente ingerente o autocelebrativa, ma mettendosi in gioco attraverso le «persone» che la compongono in modo collaborativo e conviviale - ha intrecciato proficue relazioni con il tessuto delle associazioni di volontariato per provvedere una sorta di rinascita culturale del territorio e dei suoi cittadini (soprattutto).
E l'altro dato estremamente positivo da rilevare, è proprio il destinatario prescelto per questa escursione, che a mio avviso, ha tutto il sapore di un «master» di livello base ed in fase «beta» intorno alle vocazioni territoriali, contenendo tutti gli ingredienti formativi necessari a riprodurre una percezione sufficientemente esaustiva dei luoghi, delle vie meno note per attraversarli e delle sue potenziali attrattive: il cittadino, l'«autoctono» e non il turista italiano o straniero. Perché?
È molto semplice: la moderna e più diffusamente vacua concezione di «attrattiva turistica», formata alla scuola del consumo indiscriminato di suolo e della cementificazione selvaggia, ha eletto a suo paradigma fondante l'idea in ragione della quale «turismo» debba significare quell'infinita teoria di variopinte caserme - votate alla ricettività alberghiera - rappresentate dagli hotel 4 o 5 stelle (a conduzione evidentemente non familiare) o dai «villaggi», quell'insieme di iper-mirate speculazioni edilizie aventi il potere di rendere uguale un territorio ad ogni altro su cui siano state piazzate, che si tratti di Rimini, di Sharm-El-Sheik o della Sardegna.
Niente di più sbagliato: per «turismo» s'ha da intendere in questi luoghi il complesso delle attrattive territoriali, siano esse paesaggistiche, naturalistiche, monumentali, storico-culturali, gastronomico-culinarie o produttive (con riferimento alle attività agricole ed artigianali di eccellenza) ovvero un modo semplice ed equilibrato per coniugare salvaguardia ambientale e antropizzazione sostenibile.
Se cioè ogni sforzo depone a favore della promozione dell'attrattiva, sono i cittadini - nel rispetto delle vocazioni territoriali - a crearsi opportunità economiche dalle presenze sul territorio, vuoi adibendo un paio di stanze inutilizzate della propria abitazione a «camere per gli ospiti», vuoi creando iniziative come il bike-rent, o chioschi per la ristorazione, etc.
Dunque, questa è - mi auguro - una delle prime ed una delle tante cose che si possono fare nella giusta direzione: riformare la coscienza ambientale, paesaggistica, storica, letteraria (e proposito di questo, tanto di cappello di fronte ad un dantesco Federico Meini per l'occasione in vero e proprio stato di grazia!) dei cittadini, invitandoli a prendere parte da una sorta di Rinascimento locale, debellandone il devastante senso di solitudine ed isolamento in cui la corsa all'individualismo liberista li ha precipitati, per far sì cioè che si possano abbandonare ad una nuova e necessaria consapevolezza delle risorse che lo circondano - quelle sì rinnovabili e non destinate ad esaurirsi - per costruire progetti rispettosi, sostenibili e comunque remunerativi.
Come ho già detto tante volte, in tempi di discussione su quanto e cosa possano portare (di inutile o addirittura dannoso) opere - pubbliche e private - costosissime come le varie Ikea, o i People Mover, i Porti di Marina, i «Tuboni», se un cinquantesimo di quelle risorse fossero utilizzate per tradurre in venti lingue i romanzi di Sergio Costanzo in primis, ma anche di altri scrittori locali meno noti - seppur non per questo meno degni di nota - quali il buon Giovanni Lossi, il poliedrico Giorgio Giannetti o il «sanguinario» Michele Ciardelli, l'attrattiva territoriale si moltiplicherebbe in maniera esponenziale, potremmo dire, alla «francese».
Già l'iniziativa della VdS sul «perché vale la pena viverci» è stata lungimirante e incline a perseguire in qualche modo alcuni di questi obiettivi, ma senz'altro non è ad una sola e semplice associazione di volontariato che si possano chiedere sforzi così impegnativi nella conduzione di una strategia che invece richiede una concertazione consapevole fra tutti i possibili attori in gioco e, non di meno, un qualche ed inevitabile impegno economico che non riduca - come sempre avviene - il tutto alla sola forza di volontà di qualche visionario.
E ieri si è iniziato a vedere qualcosa di più e di più sistematico: una voglia cioè da parte di chi da sempre è impegnato nella ricerca e nello studio intorno al nostro territorio di dare in pasto al suo più evoluto fruitore una storia - probabilmente quella più attendibile - per poter essere fatta «correre di bocca in bocca», arricchendosi via via di nuovi dettagli più plausibili o fantasiosi; è proprio da questo genere di fruitore in fondo, che ci si possono aspettare per primo iniziative economiche per assicurare all'ospite - cioè il fruitore meno consapevole - una buona e sempre più lunga permanenza in questi luoghi, come del resto è alla sua buona volontà ed intelligenza che il territorio affida la missione di raccontare la propria storia, le proprie storie affinché assumano una diffusione virale e costituiscano a loro volta motivo di attrattiva.
Mi ha fatto molto piacere soprattutto la presenza del GAV, un gruppo cui dovrebbe essere assicurato un sostegno ed un'attenzione ben diversi da quelli che un'Amministrazione solitamente rivolge ad un'associazione di volontariato: non è pensabile che coloro che hanno scavato i sarcofagi medievali intorno a Sant'Alessandro siano dei semplici volontari.
Solitamente molto schivi, questi ragazzi si sono prestati ieri a condurre la pattuglia di escursionisti - insieme alle immancabili e scalpitanti Guide Ambientali - ad un certo livello di consapevolezza storica: dati scussi naturalmente, informazioni molto circostanziate, come si conviene agli archeologi; ma, del resto, perché altrimenti esisterebbero gli storici? Sta a ciascuno spettatore di ieri - come di altre occasioni - rielaborare, ricostruire e, volendo, fantasticare...
Avanti così dunque: la strada è quella giusta, anche se c'è ancora molto e ben altro da fare per popolare il nostro territorio di turisti in cerca di una sua dimensione finalmente diversa da quella di Marina di Vecchiano che, a percorso compiuto, più che la fonte di ispirazione per l'immancabile speculatore edilizio di turno, potrà finalmente godersi il suo essere Bene Comune di tutti i vecchianesi!

13/10/2013 - 5:51

AUTORE:
...... Giovanni

Un'iniziativa lodevole, quanto mai opportuna in tempi in cui si prende l'auto anche per andare al bar sotto casa, un'occasione di socialità ed arricchimento culturale, convivialità e scoperta delle comuni radici, ma anche del valore dei luoghi.

Coniugando in un mix perfetto le attese e le istanze di un sano interesse e curiosità per siti di rilevanza e spessore storico, ormai non più muti testimoni di eredità importanti, che ci parlano attraverso la nebbia dei secoli, erudendoci sui sorprendenti trascorsi locali, combinate a più prosaiche, non meno importanti esigenze di educazione salutistiche, intrattenimento informale, divertimento ed interazione di gruppo.

Un viaggio metaforico ed al contempo reale, immaginifico , ma sviluppato su sentieri concreti, in una proficua fruizione di stimoli ed osmosi di esperienze, scambio di opinioni ed occasioni di interazione personale e di gruppo, in un clima festoso di scampagnata fra i monti.

Splendidi panorami, in contesti bucolici, prospettive inedite, vicende misconosciute e rivelazioni insospettate, godute grazie ai tempi e dimensioni dilatate, e quasi oniriche rese possibili da una passeggiata a misura d'uomo, ormai un lusso e privilegio in questi tempi grani e frenetici.

Dunque una scarpinata, un pellegrinaggio devoto ancorché divertente e utile, ma soprattutto un viaggio ideale dell'anima, una riconciliazione con la nostra cultura e dimensione più umana e sincera, e identità verace nascosta sotto il pesante strato di consuetudini e alienazioni moderne, vera nuova barbarie del mondo-

UNA VENTATA DI ARIA SALUBRE E FRESCA... UN OCCASIONE GAIA DI INCONTRO E RIDEFINIZIONE DELLE PRIORITà DELLA VITA......
UN'OPPORTUNITà PER RIAPPROPRIARSI DI SE STESSI, IN COMUNIONE E SERENITà DELLO SPIRITO E SINTONIA CON L'UMANESIMO........


e voi credevate di aver solo consumato un po' le suole .... ????