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Il nuovo articolo di Franco Gabbani non riguarda un personaggio o un evento in particolare, ma esamina un aspetto sociale e lavorativo che, presente da molti secoli, ebbe grande sviluppo nell'800 ( fino all'inizio del '900), ma che fortunatamente terminò relativamente presto, grazie agli sviluppi economici e scientifici.

Si tratta del baliatico, un'attività spesso vista benevolmente, ma che è stata definita "calamità occupazionale"

Comune di Vecchiano
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di Stefania Magagna
Presidente Filarmonica Senofonte Prato
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Comune di Vecchiano
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. . . che sei amico curioso, chiedi all'amico del .....
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. . . dicci ndove, il come ed il perché la minoranza .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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di Emanuele Cerullo
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Libero caro
mio dolce tesoro
più ti guardo, ti "esploro"
più sembri un capolavoro
Un'inesauribile fonte
di emozioni
una sorgente
un erogatore .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
“L’Altra Europa con Tsipras”
Resoconto dell'incontro con il candidato della lista alle elezioni europee Francesco Gesualdi

2/4/2014 - 20:18

Incontro con il candidato della lista “L’Altra Europa con Tsipras” alle elezioni europee Francesco Gesualdi
 
Bene Tsipras, o - per la precisione - il lavoro svolto dal comitati sangiulianese e vecchianese della lista “L’Altra Europa con Tsipras” nella preparazione dell’incontro con il candidato - alle elezioni europee - Francesco Gesualdi del Centro Nuovo Modello di Sviluppo di Vecchiano.

Meglio ancora un torrenziale «Francuccio» (o «Cuccio» per gli amici), in splendida forma ed in vena, possiamo dirlo, di condividere - più che raccontare del sublime aroma dell’aria fritta, la prima cosa cioè che imparano a fare le candidature più tradizionali, quelle insomma a cui la politica italiana degli ultimi 30 anni ci ha ormai assuefatti - uno straordinario percorso di riflessione, di crescita personale, di propensione diffusa all’umanesimo e di grande attenzione per quella crescente moltitudine di nuovi emarginati, di precari «a tempo indeterminato», di condannati - loro malgrado - all’instabilità, alla fragilità sociale, a vedersi scippare cioè uno stato di diritto, una cittadinanza, una rappresentatività - o insomma - una sovranità per avere in contropartita un’esistenza assoggettata alle fibrillazioni dei mercati.

I numeri non sono stati - per questo bell’evento - da capogiro ma, considerata la scarsità di mezzi di comunicazione a disposizione degli organizzatori e la riluttanza ormai cronica verso la politica della maggioranza dei «comuni mortali» non c’è che da felicitarsi ad aver riempito una buona parte di una sala molto capiente ed estremamente impegnativa.
Si è capito fin dalle primissime battute che di lì a poco sarebbe andata in scena la «politica 2.0».
Quella politica improntata alla partecipazione, alla democrazia diretta e alla voglia di esserci e di riappropriarsi di uno strumento così prezioso, così fragile e pur così centrale come l’esercizio di sovranità collettiva, piuttosto che all’ordine di scuderia.
Quella politica formata all’insegnamento della rivendicazione sociale, dell’istanza della gente comune, della «spinta dal basso», del presidio dei territori piuttosto che alla proliferazione di tessere di un partito sempre più distante ed elitario.
Quella politica che rende ciascuno dei suoi sostenitori artefice del proprio destino, anziché succube di decisioni prese altrove e da altri.
Quella politica che non circoscrive l’impegno del proprio attivista alla mera competizione elettorale di turno, ma ne estende la portata alla quotidianità, rendendolo mutualmente responsabile delle proprie azioni rispetto a quelle di altri.
Quella politica che non si pone più l’obiettivo di consegnare una delega in bianco allo starnazzante profeta di turno, per essere vanificata dal suo stesso operato non appena abbia trovato alloggio sulla poltrona assegnatagli.
Quella politica fatta di liquidità, di inclusione e di capacità di restituire ad ogni suo fautore il senso di essere una significativa parte del tutto, il tassello irrinunciabile di un grande puzzle.
Quella politica cioè capace di riportare al centro della discussione tematiche come il lavoro, l’ambiente, la coesione sociale, la gestione delle risorse strategiche - come l’acqua o l’energia -, la cultura, la scuola, la salute, etc. - non più come vacue parole d’ordine di sicuro effetto in campagna elettorale e di nessuna perseguibilità reale allorché si siano fatti propri i precetti dell’«ars possibilis», ma - come valori derivanti da un’idea irrinunciabile di bene comune e di interesse collettivo da conseguire a qualunque costo.
Quella politica che non si pone come obiettivo occulto e latente di calare negli interstizi della società civile europea - dall’alto di un salotto che conta - la tematica tanto cara al Mario Draghi o alla Angela Merkel di turno, totalmente estranea alla cultura popolare e al sentire comune, ma di inondare Bruxelles - come Roma - dei problemi quotidiani dei segmenti più deboli della società e/o soprattutto, delle soluzioni, dei rimedi che intendono porvi.
Quella politica - finalmente - capace nella sua più fluida elasticità di reggersi sui contenuti, di aggregare sulle battaglie da intraprendere, di «decollocare» dai contenitori partitici - consegnati al presente dalla storia - logori, consunti, straniati e incapaci di interpretare nella pur minima misura l’istanza dal basso, per riaggregare in uno nuovo, più moderno, più inclusivo e più reattivo.
Quella politica cioè che - altrove e per altri versi - ha fatto anche le fortune del M5S, ma con una sensibilità ed un retroterra culturale dichiaratamente, marcatamente, decisamente di Sinistra. E questa volta senza l’ingombrante presenza della parola «Centro».
Così si è svolto questo incontro ieri sera al Circolo ARCI di Migliarino Pisano, lontano dai clamori tipici della propaganda elettorale classica, in un clima di sobria ma sentita partecipazione, con lo spirito più appropriato per affrontare - non la competizione che ci auguriamo tutti possa condurre il nostro Francuccio a Bruxelles con una nutrita pattuglia di eletti della lista, ma - tutte le sfide di un avvenire che la «politica 1.0» sembra ormai aver fagocitato, bruciato via, negato alle generazioni future.
Francuccio non fa sconti a nessuno, ne’ si scompone per la portata del convegno: il suo piglio è assolutamente informale, la sua pur accorata disamina della realtà si mantiene nell’alveo del conviviale; un’occasione insomma come un’altra per estendere un lavoro - iniziato alla presenza di pochi «carbonari» e fra le mura amiche di casa - all’interesse di una platea più vasta.
Il focus della riflessione di Gesualdi è inevitabilmente il debito pubblico ma, soprattutto, il castello di menzogne che vi è stato sistematicamente costruito sopra, il grimaldello utilizzato per assoggettare all’interesse di pochi, il destino della stragrande maggioranza dei cittadini europei.
Il tutto si snoda con la massima sobrietà: un brevissimo intervento introduttivo di Michele Antognoli - macchinista delle FFSS - in rappresentanza della più impegnata società civile, quella dei GAS e di recente anche del PRC sangiulianese, e - sorpresa inattesa ma graditissima - una Candida Virgone - giornalista professionista di cui tante e tante volte abbiamo letto sulla stampa locale - che, da un’iniziale conduzione del dibattito improntata ad uno stile vagamente lillygruberiano - composto e leggermente emozionato - si lascia andare ad interloquire con Francuccio in maniera via via sempre più confidenziale, arrembante e protesa non a guidare una discussione pubblica ma a cercare delle risposte a propri interrogativi irrisolti o non risolti del tutto. Segno che Gesualdi coinvolge ed ha la capacità di prefigurare soluzioni, anziché ulteriori problemi; perché di soluzioni - efficaci per la maggior parte dei cittadini, anziché per gli appetiti bancari - c’è bisogno come il pane.
Così, in una serata che ha presieduto alla metamorfosi in itinere di un coordinatore dell’incontro da mediatore a cittadino - esso stesso - desideroso di riappropriarsi della propria fetta di sovranità, il candidato vecchianese di Tsipras non si è minimamente preoccupato di «bucare lo schermo» che per l’occasione non c’era, ma di far sentire ciascuno dei suoi interlocutori parti irrinunciabili di un progetto ambizioso, di un’idea diversa di Europa improntata alla convivenza, alla sussidiarietà, al bene comune, all’equità, alla redistribuzione, alla condivisione, alla legalità, alla salvaguardia ambientale e paesaggistica, al cibo e alla casa non come merci di scambio ma come fonti irrinunciabili di soddisfazione di bisogni.
Il debito pubblico, il cui destino è stato irrimediabilmente assoggettato alle logiche del liberismo e trattato dal fior fiore degli economisti della UE come una mera questione di ordinaria contabilità - è la fonte di tutti gli squilibri, di tutte le sperequazioni non già per il suo ammontare, ma per il modo in cui lo si è iniziato a considerare, ovvero - in soldoni - una fonte inestinguibile di profitti per un manipolo di persone legate al capitale finanziario, ai colossi bancari, alle multinazionali e ai potentati planetari, anziché il più importante strumento in possesso degli stati per dare un indirizzo politico all’economia.
Un pactum societatis - preteso da pochi ma imposto a chiunque - in ragione del quale esistono e funzionano una moltitudine di organismi sovra-statali senza de facto un sovra-stato capace di unire i popoli, di governare i processi socio-politico-economici ma, soprattutto, di sfuggire allo strapotere di un’oligarchia smisuratamente prepotente e incapace di qualsiasi altra cosa che non considerare il territorio dell’unione un grosso ed inestinguibile bancomat.
Non è questa l’Europa di Gesualdi o di Tsipras, come non lo è per la stragrande maggioranza degli europei.
Il piccolo Francesco intercala - con genuina semplicità - una quantità di dati impressionante a suffragio di proposte decisamente inclini a mettere fine alle politiche suicide di austerità e, pur nella più che legittima concitazione, lo fa in maniera aggraziata, facilmente comprensibile, come qualunque parto spontaneo di una persona comune; e lo fa quasi volendo chiedere a ciascuno dei presenti perché ancora non sia pervenuto autonomamente ad una soluzione che è alla portata di chiunque, lì sotto il naso, ne’ più e ne’ meno come si trattasse del bilancio di una famiglia.
La sua candidatura per Tsipras dunque - come più volte risponde alle domande e, talvolta, alle provocazioni dei presenti - non è e non vuole essere un capitolo che si chiude con l’apertura delle urne: per condurre efficacemente a Bruxelles le istanze dal basso di un territorio e di una collettività c’è bisogno di ben altro che di una delega… c’è bisogno di un presidio costante, di calarsi tout-cour in quello spirito di partecipazione attiva permanente che è il fondamento stesso della «politica 2.0».

 
Il percorso è dunque iniziato: a ciascuno di noi il delicato compito di portarlo avanti - da ciascuno secondo le proprie possibilità - senza mai abdicare al suo principio stesso, al suo fondamento e cioè alla partecipazione, alla sete insaziabile di sovranità, al desiderio di bene comune… che la leggera brezza che da tanto tempo soffia - all’ombra del Monte Legnaio - dal Centro Nuovo Modello di Sviluppo, si faccia vento e che soffi sempre più forte.

Magari fino a Bruxelles!



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3/4/2014 - 17:04

AUTORE:
Alessio Niccolai

Ho scritto io il resoconto e l'ho sottoposto all'attenzione del Comitato San Giuliano e Vecchiano della lista "L'Altra Europa con Tsipras" che non ha trovato nulla da eccepire. La redazione della VdS non c'entra nulla. Soddisfatto G.M.?

3/4/2014 - 15:56

AUTORE:
G.M.

Un articolo non firmato è un articolo scritto dalla redazione tutta, soprattutto se esprime una posizione.
Un articolo del genere non firmato vuol dire che tutta la redazione della Voce sottoscrive quanto scritto.
Questa è la pratica, quindi ho semplicemente preso atto.

3/4/2014 - 15:00

AUTORE:
Velenoso

Oh G.M. (O.G.M.), fino a ora m'è parso di sentì altro che la Voce di Renzi... se c'è un progetto di Sinistra moderno nella struttura, nuovo nelle persone ma radicato nei valori, non vedo cosa tu c'abbia da ridì.
Fino a ora s'è sentito solo parlà di tagli, di riduzioni (ma no dei super-manager), di azzeramento della rappresentanza senza toccà i carrozzoni (vedi riforma del Senato e della Province), s'è sentito parlà di privatizzazioni, di tassi d'intersse di spread e compagnia.
Se ora il vento cambia perché c'è qualcuno che ha il coraggio di dire "basta" gli vogliamo tappare la bocca?

3/4/2014 - 12:47

AUTORE:
Alessio Niccolai

Sembrava inopportuno e indelicato firmare un resoconto i cui contenuti sono stati condivisi dal Comitato: il senso della squadra è questo.
Ho avuto e avrò tante occasioni per firmare i miei articoli: perché pretendere che lo faccia anche per circostanze come queste?!?

3/4/2014 - 11:58

AUTORE:
Michele Antognoli

Grazie per il bel resoconto. Invito tutti gli interessati a promuovere le nostre pagine: https://www.facebook.com/pages/San-Giuliano-Terme-per-lAltra-Europa-con-Tsipras e https://www.facebook.com/pages/Vecchiano-per-lAltra-Europa-con-Tsipras
In assenza di altri strumenti la nostra campagna elettorale comincia da ognuno di noi! Mobilitiamoci.
CONTIAMOCI! TORNIAMO A CONTARE!

3/4/2014 - 10:38

AUTORE:
G.M.

Di firme ne manca una: quella all'articolo. Rinominiamo la Voce del Serchio in la Voce di Tsipras.

3/4/2014 - 10:03

AUTORE:
Orlando

Conosco la persona ed è capace e corretta come poche.

3/4/2014 - 8:44

AUTORE:
Elettore di Sinistra

Bella serata in effetti. Ma con le firme come siamo messi? Ci si fa a essere della partita o no?