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L'articolo di oggi non poteva non far riferimento alla festa del SS. Crocifisso che Pontasserchio si appresta a celebrare, il 28 aprile.Da quella ricorrenza è nata la Fiera del 28, che poi da diversi anni si è trasformata in Agrifiera, pronta ad essere inaugurata il 19 aprile per aprire i battenti sabato 20.La vicenda che viene narrata, con il riferimento al miracolo del SS. Crocifisso, riguarda la diatriba sorta tra parroci per il possesso di una campana alla fine del '700, originata dalla "dismissione" delle due vecchie chiese di Vecchializia. 

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Colori u n altra rosa
Una altra primavera
Per ringraziarti amore
Compagna di una vita
Un fiore dal Cielo

Aspetto ogni sera
I l tuo ritorno a casa
Per .....
Oggi è venuto a mancare all’affetto di tutti coloro che lo conoscevano Renato Moncini, disegnatore della Nasa , pittore e artista per passione. .....
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Un libro e un progetto contro i vuoti di memoria. Intervista a Stefano Gallo

28/9/2014 - 9:23

di Ovidio Della Croce

 

Mercoledì 1 ottobre, alle ore 18:00, al Circolo Arci di Asciano, presentazione del volume “Antifascismo guerra e resistenza a San Giuliano Terme”, di Gianluca Fulvetti e Stefano Gallo, Edizioni ETS, 2014. Interverranno: Franco Marchetti, Vicesindaco di San Giuliano; Mirella Vernizzi, ANPI, sez. di San Giuliano-Calci; Duilio Cordoni, partigiano della formazione “Nevilio Casarosa”; Lia Cecchini, figlia di Ilio Cecchini, comandante della formazione "Nevilio Casarosa"; Alessandro Scarpellini, poeta e scrittore; saranno presenti gli autori.
 
Sono uomini e donne dei nostri posti a raccontarci cosa ci manca, cosa dobbiamo ritrovare qui e ora in questi giorni pieni di sfiducia e rabbia, dove si tira a campare giorno dopo giorno senza un orizzonte comune. E raccontano pezzi della loro storia, una storia piccola che si intreccia con la Storia grande. Ma la Storia con la maiuscola è fatta anche dalle loro storie. Ne parliamo con il giovane storico Stefano Gallo, coautore del libro “Antifascismo guerra e Resistenza a San Giuliano Terme”.


Nel libro ci sono le storie di uomini e donne che fanno la Resistenza, colpisce come questa ricerca si possa leggere come le pagine di un romanzo. Un libro dove scopriamo come il destino di una persona qualsiasi possa intrecciarsi con quello di un personaggio storico e dove le memorie dei testimoni svolgono un ruolo importante nella ricostruzione degli eventi, come ad esempio nel paragrafo “La strage de La Romagna”. Storie di resistenti narrate in pagine in cui si vede la vita delle persone che hanno compiuto delle scelte. Perché l’importante nella vita è fare delle scelte.

 

Tra le storie più conosciute ci sono senz’altro quelle di Licia Rosati e Livia Gereschi, tanto che due scuole del Comune di San Giuliano sono intitolate a queste due donne. A me ha colpito molto anche una storia che non conoscevo, quella di Curzio Palla. Come ti sei imbattuto nella vita di questo bracciante di Gello con cui si apre il libro?
 
È una storia abbastanza curiosa. Qualche anno fa il Comune mi aveva commissionato una ricerca sulla targa dedicata alle «vittime della ferocia nazifascista», che si trova sul muro del Circolo Arci di Gello in Via Matteotti e che è risalente al 1983. La richiesta era di capire quali dei nomi incisi riguardavano la strage di Gello, un episodio avvenuto nell’agosto del 1944. Dopo aver fatto ricerche nell’archivio parrocchiale, allo stato civile e al cimitero di Orzignano, ero riuscito ad attribuire ai nomi presenti nella lapide un'origine e una storia, per cui avevo trovato che la datazione corretta della strage era il 18 agosto (mentre prima veniva datata al '19) e che le vittime furono cinque. Rimaneva fuori Curzio Palla, di cui non riuscivo a trovare tracce. Il mistero si è sciolto nell’Archivio di Stato di Firenze quando, tra i processi celebrati dalla Corte di Assise di Pisa nel dopoguerra, ho trovato un fascicolo intitolato proprio a Curzio Palla, bracciante ucciso nel 1925 dal segretario amministrativo del Fascio di Gello. L’assassino venne assolto ai tempi del fascismo, ma una volta finita la guerra il caso venne riaperto e giustizia fu fatta. Forse l’aver voluto mettere il suo nome nella targa accanto ai nomi dei morti nel 1944 è stato un errore, forse invece è stato intenzionale, un atto ulteriore di giustizia per commemorare una «vittima della ferocia fascista».
 
Quali altri nomi e storie di resistenti ti vengono in mente?
 
Sono tanti i nomi che si potrebbero fare, un capitolo intero è dedicato agli antifascisti sangiulianesi durante il fascismo, a partire dalle carte conservate nel Casellario Politico Centrale, una sorta di database che gli organi repressivi dello Stato tenevano di tutti i sospetti sovversivi… Ma una persona almeno voglio ricordare: Guglielmo Taddei.
Taddei era nato a Metato nel 1869 ed era socialista, almeno fino al 1921 quando nasce il Partito comunista e lui divenne comunista. Organizza scioperi, raccoglie sottoscrizioni per l'Unità, diventa un quadro del partito. Ovviamente la polizia fascista un giorno sì e l'altro pure gli piombava in casa e gliela metteva a soqquadro, finché nel 1926 non decisero di arrestarlo come elemento politicamente pericoloso e lo condannarono a tre anni di confino. Insomma il buon Taddei viene mandato a Lipari e qui cosa fa per passare le lunghe giornate di solitudine nell'isola? Scrive. Cosa scrive, profonde riflessioni politiche come il suo compagno di partito Antonio Gramsci? Ebbene no, Guglielmo Taddei, definito dalla questura di Pisa «di limitata istruzione, scarsa educazione, e di temperamento violento», nel lungo tempo libero scrive poesie in vernacolo pisano, in cui parla della vita quotidiana nella città della torre, del suo lavoro di biciclettaio e cose così. Un bel tipo, che dici? Nel libro questa storia non è raccontata, mi piacerebbe farlo insieme alla raccolta delle sue poesie…
 
Un nome che ricorre più volte è quello di Guido Buffarini Guidi, che con il suo motto “ci penso io” fece una rapida carriera in quegli anni. Ce ne fai un breve ritratto?
 
Buffarini Guidi è una triste gloria locale di cui sarebbe interessante ricostruire la biografia, cosa che ancora nessuno ha fatto. In qualità di avvocato difese i più violenti squadristi, come Alessandro Carosi, l’assassino di Ugo Rindi e di tanti altri ‘sovversivi’, o come l’assassino di Curzio Palla, per l’appunto, riuscendo a farli assolvere; divenne Podestà di Pisa e poi proseguì in una brillante carriera politica a Roma: sottosegretario agli Interni, in costante contatto con Mussolini per dieci anni, durante la Repubblica di Salò fu nominato Ministro dell’Interno. Venne catturato dai partigiani mentre cercava di scappare in Svizzera con Mussolini e fucilato a Milano dopo un processo della Corte straordinaria d’assise.
 
Veniamo alle fonti utilizzate. La base documentaria del libro intreccia fonti di tipo archivistico a quelle giudiziario, le interviste archiviate presso la Biblioteca “Uliano Martini” alle carte dell’Anpi e di singoli cittadini. Come vi siete mossi in questa mole di documenti?
 
Devo dire che è stato uno degli aspetti più stimolanti di tutto il lavoro, che è durato diversi anni. Solitamente l’attività dello storico consiste proprio nel riuscire a reperire e confrontare fonti di diverso tipo per riuscire a raggiungere un grado soddisfacente di certezza rispetto ai fatti (non di ‘verità’, quella ha a che fare con la filosofia, non con la storia…). In questo caso rispetto ad altre ricerche la differenza stava nel coinvolgimento personale, esistenziale, sia con il territorio in cui sono ambientanti gli eventi trattati sia con le persone che hanno vissuto quel periodo. Questo ha richiesto una attenzione particolare nella ricostruzione dei fatti, direi un livello più elevato di cautela; per questo abbiamo cercato di aumentare le fonti a disposizione e in alcuni casi siamo stati fortunati. Per esempio, con il reperimento dell’archivio privato di Ilio Cecchini, comandante della formazione Nevilio Casarosa, conservato dalla figlia Lia (che sarà presente alla presentazione) e che abbiamo potuto riprodurre integralmente in digitale. Una copia è ora in possesso della Biblioteca "Uliano Martini", a disposizione della cittadinanza.
 
Questo libro esce a Settanta anni dal rastrellamento e dall’eccidio della Romagna, fa parte dei Quaderni della Memoria, collana che ben documenta il Progetto Memoria, un percorso che il Comune di San Giuliano Terme porta avanti da diciannove anni, cominciò nel 1995, Gabriele Santoni era appena stato eletto Sindaco. Cosa c’è da fare oggi per sviluppare questo progetto?
 
Credo ci sia bisogno di una bella dose di coraggio e fantasia, quegli stessi ingredienti di cui erano dotati Giuseppe Buzzigoli e Vittorio Sfingi detto “il Tonfo”, che iniziarono con il Circolo Le Storie a andare nelle classi con i testimoni del tempo. È necessario immaginare un tipo di intervento semplice e diretto che continui a parlare ai ragazzi del passato del nostro territorio, dei valori autentici della democrazia e delle guerre, mettendo in comunicazione generazioni diverse, e magari riuscendo a far diventare la trasmissione del sapere a doppio senso: non più solo i nonni che insegnano ai nipoti, ma anche i nipoti che insegnano ai nonni. È una esperienza che già viene fatta in altri paesi e che mi ha fatto conoscere Lorenzo Garzella, un regista che in questi tempi si sta divertendo molto con le testimonianze della guerra (suo è il progetto Memory Sharing). Insomma, c’è da tornare a fare di San Giuliano un luogo di sperimentazione di buone pratiche e non solo di ripetizione di modelli ereditati dal passato.
 
Il libro è “dedicato ai testimoni del tempo di guerra che in questi anni ci hanno accompagnato nelle scuole di San Giuliano Terme e hanno insegnato sia a noi che ai ragazzi delle lezioni indimenticabili: Mirella Vernizzi, Franca Roventini, Otello Orsini, Rolando Guerriero, Attilio Marchetti, Giuliano Filidei, Giorgio Di Lisi”. Grazie a loro, grazie a tutti coloro che raccontano la resistenza, grazie soprattutto a chi l’ha fatta. Non ti pare sia giusto concludere ringraziando anche chi la fa ancora ogni giorno?
 
Certo, e sono tanti. Ma credo che ognuno abbia in mente i suoi personaggi resistenti di oggi, impegnati in tante attività e in tanti campi. A me preme solo ricordare l’importanza del concetto stesso di Resistenza: un concetto che ci dice di non piegarsi ai tempi che corrono, non adattarsi alla meschinità e all’opportunismo, non lasciare perdere dicendo ‘tanto così va il mondo’ ma provare a cambiare le cose, in maniera caparbia, solitaria, anche disperata, secondo i principi di democrazia, di rispetto e fratellanza. Un concetto difficilissimo ma di un’attualità enorme.

 



Fonte: In allegato il volantino dell'iniziativa
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28/9/2014 - 23:02

AUTORE:
Gabriele S.

Il progetto memoria nasce intorno a un ombrello battuto dalla pioggia.
Era il 25 aprile del 1995.
Sotto quel riparo precario eravamo, io Sindaco da un giorno, Il Buzzigoli, il Tonfo, Eugenio Del Genovese e Alberto Grassi, il mio mitico autista.
"Non si può commemorare la Resistenza in così pochi..." disse Beppe. "Bisogna spiegarla ai ragazzi e raccontare cosa è successo in questi luoghi, nelle scuole."
Al Tonfo brillarono gli occhi. Teneva in mano una bandiera comunista, come faceva sempre nelle ricorrenze storiche. Partimmo... partirono.
A loro va il mio pensiero ogni volta che salgo alla Romagna.