Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA sono la figlia della "Cocca".
Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.
Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è ancora comunità.
CORPO DEI CARABINIERI REALI
LEGIONE DI FIRENZE
PROVINCIA DI PISA
STAZIONE DI VECCHIANO
VECCHIANO 26 APRILE 1875
Rivolta alla Forza per parte
di malfattori, arresto di uno e
poi sequestro di oggetti furtivi.
AL SINDACO DEL COMUNE DI VECCHIANO
Mi pregio riferire alla S.V.Ill.ma quanto segue
Verso la mezzanotte del 24 corrente il sottoscritto veniva avvisato che in detta notte ladri con un biroccio si erano portati a commettere furti sui confini di questa giurisdizione e che consumati tali reati dovevano ripassare o pel ponte d’Albavola oppure su quello di Pontasserchio.
Udita tal cosa faceva portare immediatamente, lo scrivente, i Carabinieri Jorio e Pacciardi pel ridetto ponte di Albavola ordinando che si appiattassero cola onde sorprendere il baroccio in discorso e nel contempo chi scrive col Carabiniere Sorsi portavasi sul ponte di Pontasserchio.
Erano circa le ore 3 antimeridiane del 25 detto e non era ancora trascorsa mezz’ora che il Jorio ed il Pacciardi appiattati si trovavano sul primo ponte, quando a d un tempo giungeva il barroccio proveniente da verso Viareggio tirato da un cavallo nero con due individui sopra e un terzo che lo seguiva a piedi. Quest’ultimo dopo aver pagato cent. 27 a l’impiegato di quel ponte per il pedaggio, continuava il cammino cercando coprendosi il viso per non farsi riconoscere, ne tampoco pronunziare parola.
A questo punto i detti militi assaltavano il veicolo intimando a cl1i lo guidava di fermarsi: a tale intimazione dessi senza proferire parola cercarono di spingere più frettolosamente lo stesso baroccio. Allora il Carabiniere Jorio afferratosi alle guide e facendo sforzi per fermare mentre il Pacciardi cercava fermare `€ l’individ11o che seguiva il veicolo il quale dai due Militari fu riconosciuto per tal C. Pietro detto Paglialunga dello Spedale di Pisa bracciante residente a Pappiana che portava di dietro alla giacca un involto contenente (?).
ll barrocciaio fu anch’esso riconosciuto per tal G. Angelo detto il Lungo a questi visto che il Carabiniere Jorio gli riusciva fermare il cavallo saltava a terra cercando di fuggire, ma trattenuto [?] per il petto dall’Jorio dava strette per svincolarsi. ln questo mentre il C. riusciva a svincolarsi dalla presa del Pacciardi estraeva un grosso pennato dalla tasca della giubba e lo inarcava sul capo del Jorio; che lo avrebbe certamente atterrato sa il Carabiniere Pacciardi non avvertiva il collega che si schiavasse dal colpo mortale; come in fatti voltatosi detto Jorio ed a colpo d’occhio visto il pericolo che lo minacciava ed influenzandovi anchea l’impeto del baroccio da cui veniva trasportato con gran pericolo della vita, fu egli costretto abbandonare le guide ed il G. In quest’emergenza il terzo individuo per nome A. Giuseppepure bracciante delle Mulina di S. Giuliano che sul baroccio trovavasi tuttavia che anche trasportava polli scendeva anch’esso dal baroccio e così tutti e tre i malfattori mandando gridi incitarono il cavallo alla gran carriera e contemporaneamente due colpi d’arma da fuoco venivano esplosi contro i due militari che inseguivano gli stessi fuggiaschi; opera
questa dei medesimi tre malandrini. I Carabinieri allora sospettarono come si crede che in quel punto vi fossero altri della comitiva già nascosti; risposero al fuoco sparando il Carab. Jorio due colpi di moschetto ed il Pacciardi altro colpo del proprio moschetto, allo scopo di ferire il cavalle e poter fermare qunaluno dei malfattori; cosa però che non si poté ottenere stante l’oscurità della notte che permise ai fuggiaschi di disperdersi alla vista dei Carabinieri malgrado questi l’inseguissero per lungo tratto, e viste inutile ogni sforzo ritornarono dal sottoscritto.
Il Brigadiere De Simone che allora reduceva dall’eseguiti appiattamenti, sentito l’avvenimento dai due dipendenti senza frappore indugio univasi ai tre suoi Carabinieri e portavasi ai domicili dei noti ladri cioè in quello del G., A., e C. senza però nessuno di essi ritrovare, ma nella [?] del di successivo fu arrestato il C. al quale gli si sequestrò il pennato e vari sacchi con dello sterco fresco di polli. Altri della stessa comitiva furono certi Giovanni di Ferdinando d’anni 36 detto Tote, delle Mulina ora domiciliato a Viareggio e R. Carlo bracciante pure delle Mulina. Tutti furono denunciati al potere Giudiziario.
Il Comandante di Stazione
De Simone Luigi