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L'articolo di oggi non poteva non far riferimento alla festa del SS. Crocifisso che Pontasserchio si appresta a celebrare, il 28 aprile.Da quella ricorrenza è nata la Fiera del 28, che poi da diversi anni si è trasformata in Agrifiera, pronta ad essere inaugurata il 19 aprile per aprire i battenti sabato 20.La vicenda che viene narrata, con il riferimento al miracolo del SS. Crocifisso, riguarda la diatriba sorta tra parroci per il possesso di una campana alla fine del '700, originata dalla "dismissione" delle due vecchie chiese di Vecchializia. 

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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Di Gavia
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di Michelle Rose Reardon a cura di Giampiero Mazzini
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di Mollica's
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Di Siciliainprogress
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Se oltre a combattere
quotidianamente
Con mille problematiche
legate alla salute
al reddito
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al ladrocinio
alla frode
alla .....
Oggi è venuto a mancare all’affetto di tutti coloro che lo conoscevano Renato Moncini, disegnatore della Nasa , pittore e artista per passione. .....
San Rossore
Messa in sicurezza dei prati di San Rossore : un dovere dell'ente parco

21/10/2014 - 8:50


Alla cortese attenzione delle Redazioni della Stampa Locale.

La scorsa domenica membri del Comitato in Difesa di S.Rossore hanno svolto un nuovo sopralluogo nei "Cotoni" del Parco, dove si è svolta in agosto la Route Scout AGESCI, per verificare le attuali condizione dell'area naturale.Come già constatato nel mese scorso e ripetutamente segnalato, la presenza della pianta Cenchrus tribuloides, comunemente nota come "Tribolo", è in continua ed inesorabile espansione avendo ormai colononizzato in senso monospecifico buona parte dell'area esposta a calpestio durante la Route.La suddetta pianta, specie alloctona di provenienza nord-americana, rappresenta un motivo di forte disagio per i fruitori del Parco che si vedono costretti ad evitare i prati, ma è ancora più rischiosa per i cani che, pur tenuti al guinzaglio, rischiano serie ulcerazioni a causa dei corpi fruttiferi estremamente adesivi e appuntiti. Tale disagio è stato da noi stessi verificato nel sopralluogo di domenica.Nel sottolieneare come questa pericolosa espansione sia diretta conseguenza dell'invasione umana di agosto, sconfessando le dichiarazioni degli amministratori del Parco in merito alla assoluta ecocompatibilità dell'evento, veniamo pubblicamente a chiedere all'Ente Parco di provvedere alla messa in sicurezza dell'area nei confronti dei fruitori con apposita cartellonistica esplicativa ed eventuale recinzione delle aree più densamente infestate al fine di tutelare escursionisti e animali domestici.Si allega alla presente una relazione botanica completa sulla pianta in oggetto e sulla sua ecologia redatta dal Professor Fabio Garbari, nonchè foto che documentano i disagi e l'invosione provocati da questa esotica infestante.Distinti saluti.Per il Comitato in Difesa di S.RossoreFabio Garbari, Alessandro Spinelli, Mauro Nozzolini
“Tribolazioni” a San Rossore
L’invasione di una graminacea esotica nelle aree prative della Tenuta di San Rossore sta creando problemi a chi si inoltra in certe zone del Parco, in particolare sulle superfici già occupate dalle migliaia di tende e dalle altre strutture posizionate per il maxi raduno degli scout nello scorso agosto, tra Cascine vecchie e Cascine nuove. Si tratta di Cenchrus tribuloides, chiamato dai botanici anche Cenchrus incertus o Cenchrus spinifex, la cosiddetta "nappola delle sabbie” o “tribolo”, tipica delle dune arretrate e degli incolti sabbiosi, originaria dell'America tropicale e subtropicale. Osservata per la prima volta nel 1933 presso Venezia e pochi anni dopo in Versilia, presso la Darsena portuale di Viareggio nel 1943, poi a Torre del Lago nel 1961, presso Villa Borbone e a Forte dei Marmi nel 1962, questa pianta, fino all'immediato dopoguerra,  era relativamente rara. Non rilevata per San Rossore  in un censimento floristico aggiornato al 1999 e pubblicato nel 2000, è stata individuata dopo tale data da chi scrive, in pochi esemplari, sui “cotoni”. Purtroppo in San Rossore la pianta si sta diffondendo anche nelle aree occupate dalla felce aquilina (Pteridium aquilinum), dove prima non era presente. In genere in Italia il suo espandersi è decorso in parallelo al boom del turismo balneare degli ultimi decenni, rivelandosi  quale autentica piaga per i bagnanti e i campeggiatori e danneggiando il turismo che inizialmente ne aveva involontariamente favorito la diffusione. Dai pochi individui osservati in San Rossore poco meno di 10 anni fa, si è passati alla abnorme e preoccupante situazione odierna [19 ottobre 2014], conseguente all’alterazione del substrato e delle componenti vegetazionali  del dopo-raduno scoutistico.  La sostituzione della nobile flora dei cordoni dunali e dei "cotoni", così ricca di elementi floristici ed ecologici significativi, con questa malerba vituperata da tutti coloro che ne provano il contatto, rappresenta in maniera emblematica sia la degradazione delle nostre spiagge, sia la politica gestionale a dir poco scriteriata attuata in un’area protetta come quella del Parco di Migliarino San Rossore Massaciuccoli, dove l’uso del territorio è stato concesso per eventi di enorme impatto ambientale.
Lo sviluppo - e la diffusione -  di questa specie, che in diversi Paesi non può essere propagata e nemmeno commerciata, è legato ai corpi fruttiferi (cariossidi) che sono rivestiti da setole indurite a maturità, con appendici spiniformi acutissime e in parte ricurve all’apice. Ciò consente che le spighette con i semi al loro interno si aggancino con estrema facilità agli indumenti, alle scarpe, alla pelle e perfino ai pneumatici di biciclette e di autovetture o ad altri materiali,  e siano quindi facilmente trasferite, soprattutto da animali e bestiame in genere con pelliccia lanosa, determinando in poco tempo, grazie all’alta percentuale di  germinabilità delle cariossidi, una vera e propria infestazione. Le appendici spiniformi risultano molto pericolose per gli animali domestici e da compagnia, che vengono feriti e ulcerati sia nelle zampe che negli apparati buccali. Anche gli animali al pascolo possono risentirne seriamente. Si aggiunga che le lane o le pelli che contengono tali strutture vegetali sono commercialmente deprezzate.
Il controllo di questa specie non è agevole. In situazioni normali, in natura, il pascolo degli erbivori, in genere ungulati ma anche conigli e lepri selvatici, intervenendo con la brucatura sulle giovani plantule, previene  la formazione degli scapi fioriferi e fruttiferi, impedendo la maturazione delle spighette e la diffusione della specie per seme. Anche lo sfalcio operato in periodo opportuno può attenuare la propagazione della pianta. Poco efficace l’uso di erbicidi, che comunque non impediscono ai semi di restare vitali. L’eventuale disseminazione e permanenza nel  substrato di questa  terofita scaposa, cioè di una pianta annuale ma in condizioni ottimali anche bienne o perennante, consente di accumulare nel terreno un notevole numero di  propaguli, che germinano dopo due o tre mesi, ma che possono permanere dormienti e vitali fino a tre anni ed oltre. E’ nota in letteratura  la capacità di contenere a livelli di bassa frequenza la presenza del Cenchrus da parte di una vegetazione prativa compatta e diversificata, attestato che il “tribolo” non ama competere con emicriptofite cespitose (piante perenni che accestiscono) e con coperture vegetali consistenti.
La rapida e generalizzata presenza sui “cotoni”di San Rossore di questa esotica invasiva consegue proprio all’essere venuta meno la fitocenosi prativa afferente alla classe vegetazionale Helianthemetea guttati, le cui dinamiche sono state interrotte e in larga parte distrutte dalla tendopoli e dalle pertinenze ad essa associate, anche se in modo temporaneo. Un monitoraggio oculato, affidato a botanici e fitosociologi competenti, potrà dare nel prossimo futuro indicazioni utili per arginare il fenomeno sopra descritto e interpretato, proponendo le soluzioni più idonee.
Nell’opinione di chi scrive, sarebbe comunque utile che la Dirigenza del Parco segnalasse con appositi avvisi ed eventuali transenne le zone dove questa specie invasiva si è diffusa, ad evitare che i visitatori e i loro animali di compagnia, tenuti al guinzaglio come prescrivono le norme, siano tenuti a debita distanza. Diverse persone hanno espresso il loro disappunto per non essere state adeguatamente informate al riguardo.
Purtroppo l’arrivo e la naturalizzazione, nel tempo, di varie componenti  esotiche sia vegetali (ad esempio ailanto, robinia, tribolo) sia animali (tartarughe americane, dromedari),  estranee agli ecosistemi del Parco, ne sviliscono la biodiversità originaria, impongono competizioni di carattere ecologico e biogeografico poco o mal tollerate dagli elementi autoctoni, si sostituiscono in qualche habitat a specie di carattere endemico o reliquale. Qualunque attività antropica che faciliti tali variazioni in negativo di flora e fauna va evitata, contrastata e condannata.
Prof. Fabio Garbari
Pisa, 20 ottobre 2014

Fonte: Alessandro Spinelli - foto redazionali di bb
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