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L'articolo di oggi non poteva non far riferimento alla festa del SS. Crocifisso che Pontasserchio si appresta a celebrare, il 28 aprile.Da quella ricorrenza è nata la Fiera del 28, che poi da diversi anni si è trasformata in Agrifiera, pronta ad essere inaugurata il 19 aprile per aprire i battenti sabato 20.La vicenda che viene narrata, con il riferimento al miracolo del SS. Crocifisso, riguarda la diatriba sorta tra parroci per il possesso di una campana alla fine del '700, originata dalla "dismissione" delle due vecchie chiese di Vecchializia. 

. . . non é certo colpa mia e dello mondo difficilerrimo .....
. . . anche te racconta che c'entrano i voti del 1978, .....
. . . . chiebita perché l'acqua calda la scoperse .....
Salutoni a Bruno e al suo fido fiorentino
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Di Gavia
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di Michelle Rose Reardon a cura di Giampiero Mazzini
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di Mollica's
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Di Siciliainprogress
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Colori u n altra rosa
Una altra primavera
Per ringraziarti amore
Compagna di una vita
Un fiore dal Cielo

Aspetto ogni sera
I l tuo ritorno a casa
Per .....
Oggi è venuto a mancare all’affetto di tutti coloro che lo conoscevano Renato Moncini, disegnatore della Nasa , pittore e artista per passione. .....
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Con il Treno della Memoria ad Auschwitz per costruire un altro futuro
di Milene Mucci

25/1/2015 - 0:12

Grazie Milene per aver condiviso questa esperienza

Grazie della gentile concessione di pubblicare questo scritto anche qui sulla Voce, per ampliare la tua voce

Grazie all'Huffigton Post, dove Milene ha un blog

                                                                                                         Madamadorè

 

In questi giorni ho preso un treno.

Non un treno qualunque. Uno che da tempo volevo prendere insieme ad altri. Molti altri.
È il Treno della Memoria, quello che da anni dal binario 15 di Santa Maria Novella a Firenze porta centinaia di toscani, insieme, ad Auschwitz.
Detto così sembra semplice... un viaggio... ma semplice questo non lo è e nemmeno facile.
Settecentocinquanta persone insieme. Settecentocinquanta.
Giovani per lo più e poi insegnanti, comunità, reduci, giornalisti, studiosi.

Insieme. Insieme per vedere, ricordare, raccontare e vivere. Vivere in un modo nuovo. In un mondo "dopo".

Perché accade "dopo" (dopo quello che provi lì) che riesci a vivere in un modo nuovo... quello che vedi, quello che senti, quello che annusi. E io sul Treno ci sono ormai da due giorni.
Quello che accade non è come vedere sulle pagine di un libro di scuola le immagini cruente che tutti ricordiamo. Foto che ricordiamo con orrore ma che, in fondo, ci sembrano comunque così "lontane"...

Quello che accade qui, qui da dove sto scrivendo... quello che accade qui nel "paese delle betulle"(questo vuol dire Auschwitz) è qualcosa che ti scava dentro e ti cambia. Irreparabilmente.

Ti cambia ancora di più se fai un viaggio come questo... con centinaia di altri come te. Altri che riempiono un Treno intero che parte insieme.
Un Treno con i reduci, con gli incontri che si fanno mentre viaggi, con la comunità ebraica, rom, sinti, gay, lesbiche... un treno dove il tuo vicino di scompartimento sa, ad esempio, a memoria l'elenco dei deportati toscani e le vicende delle loro vite.

Un Treno dove con tutti quanti, tutti quelli che sono lì, ti dirigi insieme in un corteo silenzioso sulla spianata di Birkenau e i cinquecento e più ragazzi dicono ad alta voce ognuno il nome di un deportato poco più grande di loro morto in quel campo...
E accade che sei lì, lì davanti al binario di Birkenau, lì dove il 27 saranno i grandi d'Europa.
Sei lì davanti al fango e a quei binari arrugginiti in una giornata limpida e gelida.
Sei lì con queste centinaia di persone, gli occhi lucidi e ad un tratto si alza una preghiera, un canto ebraico dedicato alla Schoa', un canto stupendo...
Accade che, mentre quella voce si alza lentamente, senti all'improvviso che si fonde con tutte le voci del milione e mezzo di morti lì intorno... le senti e ti sembra che cantino tutti ora, tutti insieme.
Ti sembra che l'aria ne sia colma... e sei lì con gli altri, centinaia di altri, commossi come te, con qualcosa che ti taglia a pezzi il cuore e nello stesso tempo ti riscalda. 
Con qualcosa dentro che senti dà a tutti la stessa strana speranza di potercela fare ancora. Ancora come esseri umani... nonostante tutto. Nonostante "quello".
Perché lo sai: niente è lontano o irripetibile. Che sia nelle ignorate "Nigerie" del mondo o sull'asfalto di Parigi o ovunque si soffra per non poter essere appieno se stessi.
Volevo essere qui. Esserci con tutta questa gente commossa e di cui incontro ora gli sguardi.
Esserci per poter "raccontare" anche io.
Perché è diverso, diverso completamente, credetemi, "esserci".
Cosa fissare nella mente allora di una giornata come quella di oggi? Come essere militante attiva di questa Memoria?
Direte voi: inutile raccontare cose che sappiamo ed abbiamo intravisto tutti anche senza andare.
No. Vederle... vederle davanti... sentirne ancora quasi l'odore è diverso. Molto diverso.
Vedere una montagna di capelli... una montagna che riempie una stanza... metri, metri, metri di capelli... ciuffi biondi... riccioli mori, castani che spuntano... vedere montagne... le montagne di scarpine, le scarpine dei bambini... e poi dei grandi... migliaia e migliaia e migliaia, una sull'altra.
Le centinaia di scatole vuote di Zyclon B, la cella di padre Kolbe ucciso con un'iniezione di etanolo nel cuore.
Le celle in cui si entrava da un foro in basso e si stava in quattro, in piedi... in uno spazio 90x90 (si avete letto bene).
E poi i disegni dei bambini dei lager... disegni piccoli piccoli... disegni del "prima"... di ricordi di casa... di famiglia e poi di morte... di forche... di solitudine.
Le foto dei deportati schedati e fotografati, con scritte sopra l'ora di arrivo e anche quella di morte... al massimo dopo un mesetto. Foto degli uomini dagli sguardi atterriti e fissi nel vuoto e di quelle delle donne, foto strane... quasi più dolci. Qualcuna di loro mostra anche un impercettibile sorriso perché si sa... noi cerchiamo sempre di sperare in qualcosa, noi non ci arrendiamo mai... anche oltre ogni limite.
Esserci ancora per vedere la tensione... la commozione di Maria, la nostra guida polacca. Maria che ogni volta, ogni volta... ogni volta alla fine della visita del Campo ci confida che crolla per l'emozione e non sembra più il feldmaresciallo severo che ci ha guidato finora.

Esserci per il senso di nausea... per lo stomaco che a un certo punto ti fa male come mai avresti pensato fosse possibile e la testa ti gira per tutto il dolore che hai intorno, per le tante assenze. Così accarezzi quei muri, quelle porte. Butti lo sguardo oltre quelle finestre e provi a guardare con quegli occhi che lì fuori vedevano solo quello.

È tutto talmente forte. Talmente "tanto" quello che vorresti poter scrivere che tutto si ingolfa e spinge dentro di te. La punteggiatura si incaglia e si scombina. E così succedere ai pensieri e ai ricordi. 
Domani si riparte. Si riparte per un altro giorno e un'altra notte su questo Treno. Luogo di incontri, di storia, di Memoria ma anche di futuro perché la stazione successiva deve essere un modo nuovo di vivere il nostro quotidiano. Un quotidiano da vivere appieno e meglio. Necessariamente.

Sì, si cambia. Si è più forti dopo questo.
Partigiani della Memoria, come ha detto qualcuno.
Partigiani della Partecipazione perché in questo mondo, in questa piccola meschinaPeyton Plaice che è a volte il luogo in cui viviamo, serve gente che canti e voli alto come non mai.
Serve gente con coraggio, con passione e con Memoria.
Serve gente con quel canto nel cuore. Quel canto nella spianata di Auschwitz. Gente con quel canto che vibra con gli altri e per gli altri. Un canto da far salire in alto ovunque sia possibile ma soprattutto nei luoghi in cui tutto questo sembra impossibile.

di Milene Mucci ( dal blog dell'autrice su L' Huffigton Post)

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