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Il nuovo articolo di Franco Gabbani non riguarda un personaggio o un evento in particolare, ma esamina un aspetto sociale e lavorativo che, presente da molti secoli, ebbe grande sviluppo nell'800 ( fino all'inizio del '900), ma che fortunatamente terminò relativamente presto, grazie agli sviluppi economici e scientifici.

Si tratta del baliatico, un'attività spesso vista benevolmente, ma che è stata definita "calamità occupazionale"

Comune di Vecchiano
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di Stefania Magagna
Presidente Filarmonica Senofonte Prato
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Comune di Vecchiano
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. . . che sei amico curioso, chiedi all'amico del .....
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. . . dicci ndove, il come ed il perché la minoranza .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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di Emanuele Cerullo
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Libero caro
mio dolce tesoro
più ti guardo, ti "esploro"
più sembri un capolavoro
Un'inesauribile fonte
di emozioni
una sorgente
un erogatore .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
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La radice comune del fallimento greco e della strage di Sousse

28/6/2015 - 11:43

La decisione dell’Europa di strangolare la Grecia e i 39 turisti barbaramente uccisi sulla spiaggia di Sousse sembrano fatti così lontani fra loro, eppure niente sta più insieme di loro. Il filo che li tiene uniti si chiama cecità, prima ancora che da parte dei terroristi, da parte dei nostri governanti.
 
Sulla storia del debito pubblico greco, sul ruolo della corruzione e dei prezzi gonfiati che ha visto il coinvolgimento massiccio anche delle imprese di armi tedesche, sul ruolo dell’alleggerimento fiscale per le classi più agiate, sul ruolo degli interessi, sul ruolo dei prestiti forniti per mettere al sicuro le banche creditrici ed evitare il fallimento alle banche private greche, in una parola su un debito pubblico costruito con la complicità di tutti per arricchire i già ricchi alle spalle del popolo greco e dei contribuenti europei, già molto si è scritto. Come in romanzo drammatico, l’unico capitolo che manca è quello finale, relativo alla condanna a morte del protagonista. Ma a scrivere questo capitolo sta pensando la classe politica europea.
 
Ridiciamocelo. Il debito greco non è una questione finanziaria. Sul Pil europeo vale poco più del 2%, mentre sul debito pubblico di tutti i paesi Ue vale poco più del 3%. Se la classe politica europea la smettesse col fanatismo mercantilista, l’Europa avrebbe un’infinità di strumenti per risolvere subito il problema del debito greco senza contraccolpi per nessuno. Il punto è che non lo vuole fare perché il debito greco è una questione politica. È l’occasione per riaffermare che la classe politica europea sta dalla parte di chi ha i soldi contro i diritti e l’interesse collettivo. In questi lunghi mesi di negoziato, il governo Tsipras ha cercato di indurre la dirigenza europea a considerare anche le ragioni delle persone, le loro condizioni di vita, il loro diritto alla dignità. Ma non c’è stato niente da fare: come gelidi kapò impegnati a tenere diligentemente il registro degli internati da mandare al forno crematorio, così i capi di governo europei, alcuni di loro fregiati del titolo di centro sinistra, hanno rifiutato le richieste greche per ricordare al mondo che l’ordine economico e sociale che vogliono far trionfare è quello mercantile del grande capitale. Costi quel che costi sul piano umano, sociale, ambientale.
 
Cosa potrà succedere quando la Grecia sarà sola con tutte le sue difficoltà, nessuno può saperlo. Ma se cercherà soluzioni presso i russi o i cinesi, diventando un corpo estraneo, addirittura una spina nel fianco dell’Europa e più in generale del vecchio ordine occidentale, allora si griderà al nemico fanatico aprendo nuovi fronti di ostilità. Uno scenario che ci porta sull’altro versante, quello arabo.
 
L’Europa si sta ponendo di fronte al terrorismo arabo come se fosse una vittima innocente al pari di un tranquillo viandante preso d’assalto dalla furia omicida di un folle. Alibi perfetto per non parlare mai di sé, delle proprie responsabilità e poter rivendicare il diritto a porsi come unico obiettivo quello di annientare il folle. Ma se i trucchi possono funzionare per dare sfogo alla forza muscolare col consenso popolare, raramente danno risultati nella soluzione dei problemi.
 
Quando si vuole evitare di analizzare i fenomeni, e soprattutto le responsabilità, la si butta sempre sul conflitto religioso o etnico. È successo per la resistenza nord-irlandese, è successo per i conflitti centro africani, è successo per il conflitto kurdo, armeno, ceceno e chi più ne ha più ne metta. Ma le questioni religiose ed etniche sono usate come pretesto per nascondere tutt’altre aspirazioni e tensioni. Io non nego che nelle file arabe possano esserci degli assetati di potere che usano il Corano per portare avanti il loro progetto di potere personale. Ma la domanda da porci è perché fanno così tanti proseliti. Chi sono coloro che rispondono all’appello dei califfi di turno, che accettano di uccidere o di trasformarsi in bombe umane? Solo dei fanatici religiosi? Risposta troppo semplice, ma soprattutto insufficiente a trovare una soluzione. In realtà io ci vedo tanto risentimento e tanto rancore da parte di persone che si sentono umiliate e represse per non avere trovato in Europa quell’uguaglianza a cui aspiravano come nel caso dei tanti maghrebini confinati nei bassifondi delle grandi città; per essersi sentiti vittime di un’aggressione straniera come nel caso dell’Iraq; per essere stati violentati nella democrazia come nel caso dell’Egitto; per essere stati spodestati a casa propria come nel caso della Palestina. Se non affrontiamo questi nodi con l’umiltà di chi sa di avere commesso degli errori e con la volontà di voler trovare delle soluzioni che rispettino le aspirazioni dei popoli a maggiore giustizia, a maggiore democrazia e anche a maggiore rispetto delle proprie radici culturali, non andremo da nessuna parte. Non possiamo continuare a pensare di risolvere i problemi sul piano muscolare. Violenza richiama violenza, ognuno si organizzerà come può e se noi che abbiamo gli eserciti butteremo le bombe, loro che l’esercito non l’hanno si organizzeranno col terrorismo, in una guerra di nervi che ci porterà sempre di più verso l’isterismo.
 
È arrivato il tempo di dire che la violenza si combatte eliminando le cause della violenza. Ma per riuscirci serve un cambio di strategia. Non più l’uso della forza e dell’arroganza, ma della coscienza e dell’ascolto. Solo popoli che sanno riconoscere i propri errori e che sanno ascoltare le ragioni degli altri possono costruire rapporti pacifici. Se siamo troppo orgogliosi per farlo per noi, facciamolo almeno per i nostri figli.
 
Francesco Gesualdi, Vecchiano 28 giugno 2015
 

Fonte: Francesco Gesualdi, Cnms
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30/6/2015 - 10:58

AUTORE:
Achille

Visto che per commentare l'articolo di Gesualdi qualcuno è andato su "blitzquotidiano" per copiare un pezzo di Lucio Fero intitolato "Grecia: referendum truccato. Italia, quelli che 'Sto con Tsipras'. Segnateveli", e incollarcelo sotto, anch'io faccio lo stesso, copio e incollo sotto una "Piccola posta" di Adriano Sofri, così qualcuno si segnerà anche il suo nome:
"Settant’anni fa, per il rotto della cuffia, e di parecchio altro, il 'mondo libero' tenne la Grecia fuori dall’Europa sovietica. Settant’anni dopo, gliela rimanda a prezzi stracciati".

30/6/2015 - 0:19

AUTORE:
Lucio Ferro

Domenica, cioè tra sei giorni, i greci voteranno in un referendum: o Sì o No. Ma, a sei giorni dal voto, il governo Tsipras che ha indetto il referendum non ha fornito agli elettori greci la base materiale su cui votare. Non si sa, non c’è, non è scritto da nessuna parte il quesito, la domanda cui i greci dovranno rispondere. Non è un inconveniente dovuto alla fretta, è una strategia. E non è neanche un ritardo, un’incertezza, un mancato adempimento. Tutt’altro: è un trucco, un gioco politico, un’astuzia, una furbata.

Il trucco di comunicare che si vota per il “bene” o per il “male”, per la sovranità o la soggezione, per la democrazia o per la democrazia cancellata è l’ultimo gioco di prestigio di Tsipras. Non è un caso se a sei giorni dal voto e a tre giorni dal “lancio” del referendum per bocca di Tsipras nessuno in Grecia abbia fornito il testo su cui si vota, il testo da respingere o rifiutare. Tsipras ha detto che il referendum è sulla proposta dei creditori (definiti “usurai”). Ma, ancora una volta non è un caso che a stampare e rendere pubblica la proposta rifiutata da Tsipras sia Junker, sia la Commissione europea. Se la proposta è così oscena perché Tsipras non ne ha fatto subito un manifesto?

La più chiara nei confronti degli elettori greci è stata Angela Merkel: “è un referendum tra euro e dracma” ha detto al telefono a Tsipras e lo ha fatto sapere ai greci. A quel telefono Tsipras giocava ancora: no, non tra euro e dracma ma referendum tra proposta e suo rifiuto da parte dei greci in modo da usare il rifiuto per ricominciare a trattare, trattare ancora. Come si è fatto per cinque mesi, inutilmente. Inutilmente perché il gioco di prestigio di Tsipras è sempre stato restare nell’euro senza accettarne, anzi schifandone, tutte le regole.

Gioco di prestigio per ragioni interne, mezza Syriza preferisce il default e l’uscita dall’euro, però agli elettori greci è stato promesso in campagna elettorale che nell’euro si sarebbe rimasti. Gioco di prestigio che doveva essere astuto oltre che prolungato, eterno: mentre si tratta Ue e Bce ovviamente finanziano la Grecia. Gioco di prestigio che è stata ed è tutta la politica di Tsipras e del suo governo.


Altro che “altro mondo è possibile”. In Grecia Syriza e il suo alleato di governo hanno in cinque mesi fatto nulla di altro e tanto per mantenere quel che c’era prima. Nessun taglio alla spesa militare. Strenua difesa delle pensioni pubbliche a 56 anni, 56! I privati in media in pensione ci vanno a 58 anni. Strenua difesa delle sanzioni Iva per le isole. Nessuna riforma fiscale, tanto meno per far “pagare i ricchi”. Dopo cinque mesi di governo Tsipras gli armatori aspettano ancora il giorno in cui cominceranno a pagare le tasse e ad esempio i monopoli che controllano importazione e distribuzione di farmaci aspettano ancora qualcuno che imponga loro di smetterla di venderli al doppio/triplo del costo nel resto d’Europa.

Tsipras e il suo governo hanno protetto interessi e corporazioni: il pubblico impiego, i militari, l’evasione fiscale. Non solo, hanno praticato il peggiore dei non governi. Da molte settimane in Grecia nessuno paga più nessuno. Aveva cominciato il governo non pagando i fornitori. Questi hanno cominciato, ovviamente, a non pagare a loro volta. La faccenda si è estesa, niente tasse pagate, niente mutui, niente affitti…Chiunque avesse un debito rimandava il pagamento per non “sprecare” euro che oggi c’erano, domani chissà. Il governo Tsipras ha assistito, anzi incoraggiato questa progressiva decomposizione.

Decomposizione tenuta a freno solo e soltanto dalla Bce che materialmente dava e dà alle banche greche i soldi che i greci si sono portati all’estero (i ricchi) o messi sotto il materasso (gli altri). E’ stata la Bce il vero bancomat dei greci, quella Bce che ieri Tsipras definisce “ricattatoria”. Difficile trovare una bugia più evidente: i finanziamenti della Bce alla Grecia costituiscono il 70% del suo Pil. Ogni banconota che i greci hanno ritirato e si sono messi in tasca prima che il loro governo li portasse alla chiusura delle banche è venuta dalla Bce perché le banche greche non avevano né liquidi né crediti.

Già, ma la Grecia era soffocata dai debiti da pagare. Falso: dal 2010 ad oggi la Grecia ha ricevuto più soldi europei, molti più soldi europei di quanti ne abbia restituiti (basta pensare che i rimborsi all’Italia partono, se mai partiranno, dal 2022). La verità è che i greci tra il 1995 e il 2009 hanno visto l’indice del loro reddito salire da quota 47 a quota 71 rispetto a quello dei tedeschi. Buon per i greci, peccato che gran parte di quel reddito crescente crescesse appunto in ragion di debito. Debito contratto come se mai dovesse essere ripagato. Debito contratto e credito concesso (qui sta colpa europea) senza responsabilità. La verità è che i greci soffrono enormemente non tanto dei debiti che non pagano ma del dover costruire nel loro paese condizioni per cui l’aumento del reddito pro capite non sia più a debito.

Tale sofferenza ha consentito la creazione e il divulgarsi del mito della “Grecia affamata dallo straniero”. E il vero e proprio delitto politico e sociale perpetrato da Tsipras è stato quello, una volta ottenuto il governo, di non saper far altro che coltivare il mito in patria e puntare ai soldi europei. Governare, cambiare, innovare, migliorare la Grecia non appartiene al mansionario del laeder. Leader della sinistra? Syriza è nazionalismo. Syriza è arcipelago di clientele sociali. Syriza è l’astuto referendum senza testo. Syriza è federazione di chi vuole l’euro e chi non risolto con l’astuzia del ci teniamo l’euro ma delle regole dell’euro ce ne freghiamo. Syriza è dire: io sono la democrazia, il voto del popolo greco. E gli altri popoli, il voto non vale? Syriza è giocare, scommettere che una settimana di crolli in Borsa in Europa spaventeranno la Merkek, Hollande, Draghi e li faranno cedere. Syriza è un capo di governo che si sente astutissimo e gioca a farsi cancellare i debiti non esitando a mettere i suoi cittadini di fronte a un bancomat vuoto. Sinistra..? Forse, anche. Ma, storia e cultura alla mano per chi ce l’ha, anche no.

Infatti Tsipras…sono tanti in Italia quelli che “io sto con Tsipras”. Per Beppe Grillo “è un grande uomo”. Per Tsipras tifa Matteo Salvini. Con Tsipras sta Nichi Vendola e, immaginiamo, stanno Civati e Fassina. Con Tsipras sta Renato Brunetta e per lui tifa anche, seppur con qualche moderazione, la leader di Fratelli d’Italia. Se mai un giorno dovessero chiudere anche i nostri di bancomat, se mai un giorno anche per noi ci fosse l’alternativa di mettersi gli euro sotto il materasso perché arriva una moneta che dimezza i risparmi, se mai cercate qualcuno così abile e astuto come Tsipras in Italia c’è solo l’imbarazzo della scelta. Salvini oggi è il preferito, Grillo incalza, Meloni e i Vendola coprono le spalle. Se mai dovessero venire giorni greci per l’Italia ricordatevi di questi nomi, ne saranno i padri.

29/6/2015 - 22:00

AUTORE:
Sherlock Holmes

molto strano, mentre qui si canta il de profundis dell'euro in seguito alla crisi greca, se si vanno a vedere i cambi si nota che l'euro sta perfino guadagnando in certi paesi dell'america centrale.
Sarà mica tutta una sceneggiata e qualcuno sa già come va a finire?

29/6/2015 - 21:21

AUTORE:
aterim kaliesk

Bando alle chiacchere di "interesse di parte"; se avete coraggio pubblicatelo!!!
...................................

red 2. perché ci vorrebbe coraggio a pubblicare un articolo scritto da Argyrios Argiris Panagopoulos?
E' il portavoce in Italia di Syriza, quindi come si può leggere sul giornale di RC pubblicato il 23 giugno 2015 si può leggere anche qui.
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Le proposte del governo di Tsipras che sono la base delle trattative

syriza_supporters_ap_imgdi Argyrios Argiris Panagopoulos -

“Una soluzione sostenibile, senza gravare sui redditi bassi e medi… e senza condannare il paese ad una dura austerità”. Con queste parole il governo greco descrive le linee generali delle sue proposte alle istituzioni europee, sottolineando che è la proposta di un accordo che vuole vedere accompagnato con una soluzione sostenibile per il debito.
Secondo il governo greco:
1. La proposta del governo non rappresenta parte del suo programma. Rappresenta il risultato di duri e difficili negoziati per trovare un accordo che non pregiudica i diritti del lavoro, non dissolve il tessuto sociale e offre una prospettiva. Una proposta che non condanna il paese in una dura austerità e offre una soluzione sostenibile per l’economia greca, senza gravare sui redditi bassi e medi. Il governo non sta cercando un’altro accordo che prolungherà l’incertezza, ma rivendica una soluzione in grado di risolvere le questioni di medio termine che affliggono l’economia e la società greca.
2. In ogni caso si dovrà risolvere la questione del debito e del suo finanziamento nel medio termine per mettere fine al circolo vizioso di incertezza. Per non essere costretto il paese di prendere di continuo nuovi prestiti per pagare i prestiti precedenti. Per questo appunto abbiamo proposto come soluzione sostanziale l’acquisizione delle obbligazioni Trichet [SMP Bonds] di 27 miliardi di euro del ESM al fine di farle scadere dopo il 2022, di avere interessi più bassi, per consentire alla Grecia di partecipare al programma di quantitative easing della BCE.
3. Il progetto di accordo prevede anche il finanziamento dello sviluppo, specialmente nel settore delle infrastrutture e le nuove tecnologie attraverso un pacchetto di investimenti da parte della Commissione europea e la Banca centrale europea.
4. La proposta greca prevede basso avanzo primario del 1% e del 2% per il 2015 e il 2016 rispetto al 3% e del 4,5% che aveva firmato il governo precedente di Samaras e Venizelos. Solo per il 2016 l’economia sarà alleggerita da misure di 8,2 miliardi di euro. Nei prossimi cinque anni complessivamente la manovra fiscale garantirà 15,4 miliardi di euro, che superano il 8,5% del Pil di oggi.
5. Il governo ha modificato le scale alla tassa di solidarietà per non far pagare quelli che hanno stipendi e pensioni basse. Si nota che il governo Samaras e Venizelos aveva annunciato la diminuzione della tassa di solidarietà del 30% solo se il 2014 aveva surplus primario del 1,5% del Pil. Secondo l’istituto di statistica greco Elstat il surplus primario pero per il 2014 era solo del 0,4%, fatto che aveva non porta alla diminuzione della tassa di solidarietà.
* 12.000 – 20.000 euro 0,7% [da 1%]
* 20.001 – 30.000 euro 1,4% [da 2%]
* 30.001 – 50.000 euro 2,0% [da 2%]
* 50.001 – 100.000 euro 4,0% [da 3%]
*100.001 – 500.000 euro 6,0% [da 4%]
* Sopra i 500.000 euro 8,0% [nuova scala]
6. Sulla IVA restano le tre aliquote del 23%, 13% e 6%, da 6,5%. Energia elettrica, acqua, restauranti mantengono la bassa aliquota, mentre si diminuisce per 0,5% l’IVA alle medicine e i libri. Le istituzioni vogliono due aliquote [11% e 23%], con le medicine di essere al 11% e l’energia, l’acqua e i ristoranti al 23%.
7. Le istituzioni hanno chiesto :
L’abolizione del regime speciale di imposta sul reddito.
L’abolizione dei sussidi per il gasolio da riscaldamento.
L’abolizione della Tassa Speciale di Consumo sul gasolio per gli agricoltori (permette agli agricoltori di comprare il gasolio in un prezzo più conveniente).
Uno studio sulla politica sociale per tagliare la spesa dello 0,5% del PIL, pari a 900 milioni di euro.
Il governo non procederà con l’attuazione delle misure di cui sopra. Al contrario, le misure che propone il governo portano il peso agli strati più abbienti, trova nuovi fonti di entrate e riduce i costi, non dal nucleo dello stato sociale, come hanno fatto i governi precedenti, ma da dove ci sono margini.
In particolare:
L’aumento dal 2016, non dal 2015, dell’aliquota per le Società per Azioni e delle Società di Responsabilità Limitata [non dei liberi professionisti e delle imprese individuali] dal 26% al 29%.
Un prelievo speciale del 12% alle imprese con profitto di oltre 500.000 euro.
Aumenta la tassa di lusso [automobili più di 2500 cc, piscine, aerei, imbarcazioni private oltre i 10 metri].
Si applica una tassa alla pubblicità televisiva e ci saranno gare per le licenze televisive e le licenze di telefonia mobile.
Si mette una tassa sui giochi elettronici (VLT).
Si diminuiscono le spese per la difesa per 200 milioni di euro.
8. Amministrazione fiscale
-Le istituzioni hanno chiesto:
Di ridurre la quantità di 1.500 euro e l’abolizione del tetto del 25% sui conti correnti bancari sequestrati per debiti al fisco.
L’aumento del tasso di interesse applicabile al programma di ristrutturazione del debito
-Il Governo basato sul suo programma ha raggiunto e saranno inclusi nell’accordo come segue:
La lotta contro il contrabbando di petrolio, anche attraverso l’individuazione di depositi non registrati.
Intensificazione dei controlli sui trasferimenti bancari [per esempio Lista Lagardere] e applicazione di misure per la dichiarazione volontaria dei beni.
Rafforzare la risoluzione delle controversie amministrative per accelerare lo svolgimento delle cause pendenti.
Promuovere i pagamenti elettronici.
Esenzioni per gli abitanti residenti delle isole con basso reddito.
9. Le pensioni anticipati saranno ridotte gradualmente a partire dal 2016 [anziché dal 30/06/2015] entro il 2025, mantenendo le esenzioni per specifiche categorie [lavori pesanti e insalubri, madri con figli disabili], fatti salvi i diritti acquisiti.
10. La pensione di EKAS non verrà rimossa, ma sarà sostituito a partire dal 2020 da un nuovo quadro per la protezione delle pensioni basse.
11. Non sarà applicata la clausola di deficit zero, che ridurrebbe le pensioni di 500 milioni di euro.
12. Si aumenterà la pensione degli agricoltori dell’OGA non assicurati.
13. Rimangono le tasse a favore di terzi che finanziano il sistema assicurativo.
14. Non si modifica l’età pensionabile a 67 anni, come richiesto per chi va in pensione dal 30 Giugno 2015.
15. Sul mercato del lavoro il governo:
Non si accetta preservare l’attuale quadro della contrattazione collettiva entro la fine del 2015 e si ripristinerà il precedente quadro legislativo.
Non si accettano i licenziamenti collettivi e il diritto sindacale in linea con le “buone pratiche” dei paesi dell’UE
Non si accetta “di non ritirare gli interventi giuridici nel periodo precedente alla legislazione del lavoro”. Ciò significa che [il governo] è pronto a legiferare per ripristinare la contrattazione collettiva e aumentare il salario minimo.
16. Mercati dei prodotti:
Il governo ha presentato una proposta globale sulla lotta contro i monopoli e oligopoli, il calo dei prezzi dei prodotti e il conseguente miglioramento degli standard di vita dei cittadini. La proposta prevede una serie di iniziative per ridurre i costi amministrativi, promuovere le esportazioni, e semplificare le procedure operative delle aziende in collaborazione con le Organizzazioni Internazionali. Esso comprende anche interventi mirati ai mercati chiusi, rifiutando l’approccio delle istituzioni per l’applicazione dei “resti” del programma precedente per quanto riguarda la liberalizzazione del mercato del latte, delle panetterie, delle farmacie e l’apertura dei negozi la domenica.
17. Azione: Il governo ha respinto la proposta delle istituzioni per la privatizzazione delle reti di energia elettrica ADMHE e l’operazione della “piccola Enel” [privatizzando in pratica la società elettrica pubblica DEH]
18. Settore pubblico: Non ci sarà nessun taglio dei salari nel settore pubblico, in base a ciò che esisteva il 31/12/2014.
19. Corruzione: Entro la fine di luglio, il governo presenterà una Strategia Globale contro la corruzione.
20. Sulle privatizzazioni l’accordo prevede:
Investimento minimo per ogni privatizzazione.
Tutela dei diritti dei lavoratori.
L’impegno da parte degli investitori di promuovere l’economia locale.
Partecipazione pubblica obbligatoria nel capitale.
Protezione dell’ambiente naturale e del patrimonio culturale.
21. Si fa eccezione per la vendita delle azioni della società delle telecomunicazioni OTE dalla lista dei prerequisiti che mettono le istituzioni.

29/6/2015 - 13:32

AUTORE:
Cittadino semplice

Si potrebbero fare molti esempi, ma se poi uno si tiene la sua idea e basta "sarebbe" inutile che scrivessi.
...nella Germania Est "si dice" che quando arrivavano macchinari dal mondo cosiddetto libero, la prima cosa che facevano era rallentare dei giri alla manovella della catena; tanto noi non abbiamo lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo e così anche le catene delle fabbriche del nostro sud Italia rallentavano o si fermavano in "onore" della partita di calcio.
Poi succedeva anche che i crumiri prendessero i vantaggi delle lotte operaie e che i "padroni" non mettessero i depuratori agli scarti di lavorazione per "il bene" degli operai per non andare fuori mercato e non pagarli.
Poi si è usato la mondializzazione a senso unico: quel che è mio è mio e per tutto il resto si fa a mezzo e magari con offerta lavoro a n°3 euro l'ora ed abbattimento doganale con merci prodotte dai bambini.
...ed in ultimo senza farla troppo palloccolosa, alcuni ritengono valida la teoria "barsottiana": io a lavorare sottopadrone non ci vado, vedrai non mi sfruttano! e..se poi non ti garbano le cose nostre e di altri del tipo: stato sociale abbastanza garantito quale; ospedali, istruzione, vigili del fuoco e varie forze di tutela, fai pure!

Piesse, perché questo articolo è stato postato in alto a destra sulla VdS dove solitamente ci sono Rubriche settimanali di tutto altro genere?
Forse che FORUM o la sez. apposita PARTITI&POLITICA andavano strette?
nb, non vorrei che il Cittadino Ultimo ne risentisse della sua solita collocazione.

29/6/2015 - 11:28

AUTORE:
P.G_

......riguardo alla difficile situazione della Grecia riporto qui una diversa opinione sulle cause della crisi in cui sicuramente concorrono vari fattori. Difficile e anche illogico pensare che le colpe siano da una parte sola. Più probabile che una serie di errori, ed una serie di Interessi particolari, stiano condizionando il difficile accordo ma da entrambe le parti. È quasi sempre sbagliato e controproducente attribuire la colpa ad uno solo dei contendenti.

Da La Stampa (estratto)

"Si capiva fin dall’inizio che il nuovo governo non sarebbe stato in grado di risolvere da solo i mali del Paese, ma cosa ha fatto per uscire dal pantano in cui era finito dopo anni di bilanci allegri? Nulla. Eppure il nuovo premier greco era quello che teorizzava che «un altro mondo era possibile», ma delle politiche di sinistra non se n’è vista una. L’unica azione in qualche modo «di sinistra» messa in atto è stata quella di contrapporsi alle richieste di austerità dei creditori. Bollati alla stregua di usurai. E quindi muro su ogni richiesta. Dall’aumento dell’Iva all’innalzamento dell’età pensionabile. Che va ricordato - e noi italiani lo possiamo dire senza remore, viste le riforme che ci sono toccate negli ultimi vent’anni - per un Paese in bancarotta come la Grecia è scandalosamente bassa: appena 58 anni in media quella effettiva contro i 65 anni di legge, addirittura 56 nel settore pubblico.

L’unico intervento sui conti pubblici è stato quello di azzerare tutti i pagamenti dello Stato, con una sorta di default interno, per concentrare le (poche) risorse disponibili su stipendi pubblici e pensioni. Anziché attaccare le rendite e, ad esempio, iniziare a tassare per davvero gli armatori fino ad ora esenti da imposte - questa sì una vera politica di sinistra per la Grecia - iniziando quindi a fare cassa, in questi mesi addirittura il gettito fiscale della Grecia è calato. Un miliardo in meno rispetto alle attese solo a maggio, perché i cittadini hanno semplicemente imitato lo Stato smettendo di pagare. In questo modo la situazione non ha fatto altro che peggiorare accelerando il collasso dei conti pubblici e rendendo ancora più precarie le condizioni delle fasce più basse della popolazione che invece Tsipras si era ripromesso di sostenere.