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Un esperienza di crescita di gruppo famiglia grazie a due meravigliosi cucciolotti.

RAFEE, figlia di una galga spagnola abbandonata incinta, salvata da un associazione .Tutti i cuccioli sono stati adottati.

UGO meticcio di una cucciolata abbandonata. Saputo successivamente che insieme ai fratellini è stato protagonista di un servizio TV sui cani abbandonati..

Stellantis agli operai a casa: andate a lavorare in .....
La riforma, assurda, della giustizia, del ministro .....
. . . il termine guerrafondai è stato usato per i .....
. . . per diventare sudditi di Mattarella.
Quando .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Di Andrea Paganelli
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Di Umbrto Mosso
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Sergio Matttarella ha detto la verità mentre Maria Zakharova ha mentito.
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di all’ANSA
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di Marcella B Serpi
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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da Jessy Taylor
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Cara mamma amica zia donna
sorella compagna nonna
che non porti d'abitudine
il tacco a spillo
ma guardi a fronte alta
il mondo con dignità. . . .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
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Le biciclette, la guerra e ancora Filettole

15/6/2016 - 18:39

Continunano le peripezie del sig Pasetto a Filettole


 Comunicato


“Sempre in seguito ai tradimenti commessi dagli italiani siamo costretti ad emanare le seguenti disposizioni: La linea del Nord dell’Arno fino al Serchio, è con immediato vigore, dichiarata zona di chiusura. Gli abitanti  di codesta zona non dovranno lasciare la loro resldenza. Chi sarà trovalo fuori della propria residenza, oltre la zona di chiusura, sarà fucilato”.
                                                                             Il Comando Tedesco


Quello però che faceva pensare alla gravità di tali misure era non tanto il fatto del divieto di uscire dal paese di residenza (giacchè, soppresso finalmente il transito dei civili sulla linea Lucca-Pisa, soppresso il servizio postale e telegrafico oltre alla circolazione dei giornali, interrotta insomma ogni comunicazione con le città ed i paesi viciniori, a nessuno veniva voglia di avventurarsi fuori dell’abitato) quanto lo scopo a cui miravano i provvedimenti restrittivi sopra esposti.
Evidentemente era prossima un’azione vessatoria e repressiva contro le popolazioni e non si voleva che le vittime avessero possibilità di sottrarsi sollecitamente alla persecuzione. A questo mirava anche la razzia delle biciclette. Chi può dire quante centinaia o, meglio, quante migliaia di macchine, di questo prezioso mezzo di locomozione, furono rapinate o catturate, sia per capriccio dei soldatacci che giravano per le vie di campagna, sia per ordine delle autorità?
Una sera giunse notizia che il podestà di S. Giuliano aveva ordinato la consegna di trenta biciclette per le necessità delle truppe tedesche; un altro giorno una pattuglia di guardie repubblicane e di tedeschi si piantò all’ingresso del ponte di Pontasserchio e, più tardi, all’ingresso di quello di Ripafratta e, per due ore, catturarono quante biciclette passarono di là. Infiniti poi i casi di passeggeri che venivano fermati e, nonostante le proteste, lasciati a piedi; cosi accadeva anche a giovani che, per ragioni di studio, si recavano a Pisa o in altri centri, e così accadeva anche ai lavoratori che si recavano al mattino al lavoro e che ritornavano la sera a casa. E non è difficile immaginare quale dolore e anche quale danno fosse recato a questi poveretti depredati della macchina, quando si pensi che era presso che impossibile trovare, non dico una bicicletta nuova, il cui prezzo si aggirava sulle dieci mila lire, ma anche un solo fascione di gomma.
Ora, fossero questi ordini dei comandi o soprusi di soldati che, magari, vendevano poi per poche centinaia di lire la macchina rapinata, è certo che in ogni atto di quella gente si manifestava l’istinto della rapina e il proposito di violentare in tutti i modi i nostri connazionali. Così venivano predate e requisite non solo le biciclette, ma anche i furgoni, i carretti e le carette, le automobili e i baroccini, i grammofoni, le fisarmoniche, le radio, i mobili e la biancheria; e così si portavano via, oltre alle pecore e agli animali da cortile, i cavalli, gli asini e i bovini. I manigoldi rilasciavano talvolta una ricevuta, dichiarando che i proprietari sarebbero stati risarciti di ogni danno; ma in realtà nessuno vedeva mai un soldo in pagamento di quei danni. Il Sig. Alfredo Colombi, proprietario di Filettole, al quale fu rilasciata una di tali ricevute per 6 mila lire, come risarcimento per la rapina di una mucca che egli aveva pagata sei volte di più, recatosi a Lucca per avere il denaro, non aveva trovato presso il Comando che indifferenza e dileggio. Anche quel miccio, che aveva in più gite trasportate da Pisa a Filettole le mie masserizie e che era stato ferito gravemente al naso in un bombardamento, appena guarito fu portato via pur esso e tolto a forza al suo padrone,che gli era grandemente affezionato.
Ma quello che impressionava di più era l’esodo giornaliero delle vacche lattifere. Per le strade di campagna non si incontravano che equini e bovini, allora allora predati ai loro proprietari, trascinati alle sedi dei comandi o ai luoghi di concentramento. In queste rapine non si osservava neppure il minimo criterio della equità o della convenienza, ma si procedeva a casaccio, bestialmente; a un poveretto che possedeva una sola mucca, unico suo avere, la bestia era tolta senz’altro; a uno invece, che possedeva due o tre di questi animali, non ne veniva rapinato nessuno.
Ciò era dovuto all’opera infame della delazione, specie dei fascisti repubblicani, che credevano di acquistare chi sa quali meriti presse i loro protettori, indicando le persone facoltose del paese, le quali non erano sufficientemente entusiaste né del fascismo ne della dominazione teutonica. Ad Avane, a certo Pardini, persona di largo censo ed esattore del Comune di Vecchiano, grande benefattore del suo paese, furono portati via dai suoi poderi 30 capi, bovini; e poiché il tedesco che faceva l’elenco metteva nel novero anche una vacca che di lì a pochi giorni avrebbe figliato, il Sig. Pardini si azzardò a dire : “Oh questa no : fra poco la poverina farà il vitellino”! E quello, per tutta risposta: “ Fare niente: vitelline buone a mangiarsi, latte buone a bersi “
Così precedeva la spogliazione sistematica del nostro patrimonio zootecnico!
Nel piccolo paese di Filettole, come del resto negli altri circonvicini, avvenivano di continuo simili operazioni e altri atti di violenza e di soverchieria.
Il colonnello Antonietti, richiesto da un ufficiale di due stanze nella sua villetta, per collocarvi il comando, rispose che di stanze  non ne aveva, giacché la casa era piccola e per di più sua moglie era immobilizzata per la frattura di una gamba. Il tracotante ufficiale gli ordinò  che immediatamente sgombrasse di casa, e gli fu lasciata soltanto la camera nella quale giaceva ammalata la signora: il colonnello dovette riparare presso il suo contadino. Allo stesso colonnello fu ingiunto poi di mettere a disposizione del Comando la cristalleria e le porcellane di casa nell’occasione  di un pranzo offerto ad un alto ufficiale. Queste suppellettili  non furono che in parte restituite; ma non fu restituito né il grano né il granturco, che era serbato per le semine in apposite damigiane, né il barroccino rapinato in modo odioso.
Cristallerie e stoviglie di alto pregio furono asportate dalla Villa Puccinelli; e dalla Villa detta il Castellaccio furono portate via 8 casse di biancheria, appartenenti al Comm. Tallone, ivi sfollato da Pisa.
Né si astenevano gli ufficiali dal celebrare bagordi e baccanali nelle case che li ospitavano. Dal Dr. Pini si pretese perfino, oltre alle altre stanze, la camera nuziale, e una notte vi si portarono da Lucca due sgualdrine, con le quali si trascorsero, tra alti frastuoni e canti, tutte le ore piccine; mentre altri ufficiali, ospitati nella villa del prof. Bertolini pretesero che fosse portato la il pianoforte del Sig. Piccioli, abitante un trecento metri da quel luogo. Lo strumento vi fu immediatamente trascinato sulla via sterrata, e nel medesimo modo venne restituito il giorno dopo!
Così pure in S. Biagio presso Pisa, al Conte Tealdi, che aveva ospitato nella sua villa molte distinte famiglie, dopo che gli ospiti furono invitati a sgombrare di là, vennero frantumate tutte le cristallerie e le porcellane artistiche delle quali era arredata la signorile abitazione; e insieme con gli oggetti del conte furono frantumate le stoviglie degli ospiti, si che i disgraziati si trovarono d’un tratto privi di ogni suppellettile.
Ma un furto di gran lunga più ingente di quelli sopra menzionati ebbe a soffrire la famiglia Lazzerini di Avane, che gestiva un ricco negozio di biancheria, di vestiti, di cordami e di oggetti di ottone e di ferro.
I Lazzerini avevano murato in diversi punti della casa la copiosa merce, che importava un valore di qual-che milione di lire. Ma i soliti delatori fascisti indicarono i ripostigli di tanta ricchezza ai tedeschi, i quali si recarono con camion a prelevare tutto quello che poterono portar via. Alla famiglia, che supplicava di lasciarle almeno il necessario per l’uso domestico, consentirono di prendere una piccola parte della merce, che essa portò —credendola più al sicuro— in casa del parroco. Durante la notte però anche quella merce fu prelevata e trasportata con l’altra a Lucca, mentre nel negozio venivano frantumati i vetri, i banchi e gli scaffali.
Una devastazione in piena regola.
 

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30/6/2016 - 12:20

AUTORE:
Roberto Nacci

Mia suocera, Sereni Giuseppina, nata a S.Giuliano T. il 07.12.1919, ed ancora vivente, dopo qualche giorno, che le avevano requisito la bici, andò in modo risoluto a cercare di farsela ridare, e, riebbe la sua bicicletta! L'episodio lo racconta spesso compiaciuta "ridammi la mascina che mi serve per andare a lavorare!"