Con questo articolo termina la seconda serie di interventi di Franco Gabbani, attraverso i quali sono state esaminate e rivitalizzate storie e vicende del nostro territorio lungo tutto il secolo del 1800, spaziando tra fine '700 e inizi del '900 su accadimenti storici e vite di personaggi, che hanno inciso fortemente oppure sono state semplici testimonianze del vivere civile di quei tempi.
In merito alla nostra sollecitazione ad attivare i Consigli di Frazione sul territorio - in ottemperanza all’Articolo 39 dello Statuto del Comune su La Nazione di domenica 26 febbraio 2017 - riteniamo la risposta del Sindaco del Comune di Vecchiano Massimiliano Angori assolutamente inconsistente.
Sì, come di chi - appunto - si arroghi l’idea di “esclusività” politica, di legittimazione nel proporre, indicare e determinare scelte, come cioè se ad un sindaco non fosse prescritto mantenersi al servizio della collettività e dei suoi cittadini, piuttosto che il contrario: perché purtroppo enunciati come quello «L’intero consiglio comunale, dunque, attraverso la Commissione che comprende le due liste elette […]» lascia intendere abbastanza chiaramente come la questione non debba in nessun modo riguardare chi non abbia incontrato - alle ultime elezioni amministrative - il consenso necessario per sedere tra gli scranni della Sala Consiliare.
Con ordine, vogliamo ricordare due passaggi essenziali per comprendere correttamente lo stato delle cose.
Cominciamo dal punto 4 (“Partecipazione, trasparenza e comunicazione”) comma 2 capoverso 1 del programma di IPV che recita testualmente: «dopo una prima sperimentazione dello strumento dei consigli di frazione, una esperienza che ha coinvolto un certo numero di cittadini, avvicinandoli alla vita politico- amministrativa del comune ed ai processi decisionali, cercando di spiegarne le dinamiche e le problematiche, si rende necessario effettuare prima di una ripartenza una verifica di check up ed attuare eventuali correttivi».
Alla luce di quante e quali sono state effettivamente le candidature di IPV in occasione delle ultime elezioni, possiamo ben dire che il “vivaio” o la “palestra” di partito siano stati effettivamente il circolo dei cinque Consigli di Frazione, se si considera che almeno due assessori e diversi consiglieri da quell’esperienza provengono: ci viene piuttosto strano dunque che si fatichi - dopo quasi 8 mesi dall’insediamento della Giunta - a voler istituire quello “strumento”.
Certo è che quel «[…] cercando di spiegarne le dinamiche e le problematiche[…]» non risulta granché decifrabile, rendendosi difficilmente riferibile sia al soggetto precedente (la «sperimentazione dello strumento dei consigli di frazione») che a quello successivo (la «verifica di check up»); è tuttavia estremamente chiaro che per IPV si renda «necessario effettuare prima di una ripartenza una verifica di check up ed attuare eventuali correttivi», tanto si è affannata la maggioranza comunale a voler nominare un’apposita commissione (quella stessa cui fa riferimento nella sua risposta il Sindaco Angori di cui alla Delibera datata giovedì 29 settembre 2016).
Dunque, che «[…] il programma elettorale di IPV» preveda «una rivisitazione degli istituti di partecipazione per migliorarli sempre più […]» e che a tal proposito sia stata istituita una commissione “temporanea” nell’ordine di «approfondire i temi legati alla partecipazione» è cosa definitivamente asseverata: ci sfugge a questo punto cosa intenda il Sindaco Angori per “temporanea” e a cosa alluda quando sostiene che non appena i lavori di quella commissione siano conclusi, li andrà a presentare in consiglio comunale.
Lo Statuto del Comune di Vecchiano, all’Articolo 39 comma 1 recita molto chiaramente: «I Consigli di frazione sono insediati entro tre mesi dall’elezione del Consiglio comunale e durano in carica per tutto il mandato amministrativo», mentre il comma successivo aggiunge che «entro quindici giorni dalla prima seduta del nuovo Consiglio comunale, il Sindaco invita, tramite avviso pubblico, i soggetti che ne hanno diritto a formulare candidature entro i successivi trenta giorni. Scaduto il termine, il Consiglio comunale procede alla designazione nella prima seduta immediatamente successiva» e dilazione di tempo concessa dal Sindaco Angori alla commissione per compiere i suoi check up prima della ripartenza è fastidiosamente lunga e, in linea di tendenza, inammissibile dal complesso normativo su cui si regge la municipalità vecchianese.
Tanto più che - esordisce il dispositivo statutario - lo Statuto Comunale è «integrato con deliberazione consiliare N° 15 del 4 aprile 2012» con oggetto appunto i “Consigli di Frazione”, nel corso cioè della precedente legislatura durante la quale comunque il Sindaco Angori era Assessore.
Difficile riuscire a decifrare a quale forza politica componente il variopinto mosaico di IPV appartenga il contributo programmatico di cui al dal punto 4 (ancora “Partecipazione, trasparenza e comunicazione”) comma 2 capoverso 2, quello per cui «avvicinare amministrazione e cittadini, rendere piùtrasparente l’azione amministrativa, comunicare piùcomprensibilmente le scelte, sono tutti fattori centrali per intensificare la partecipazione della cittadinanza», ma non ci stupisce affatto - stante la lunga stagione di allontanamento coatto dai processi partecipativi, dalla rappresentatività e dalla prossimità istituzionale inaugurata dal Governo Monti, proseguita da quello di Letta e intensificata ai massimi livelli da quello di Renzi (tutti omogenei alla maggioranza vecchianese) fino a ingenerare una vera e propria deriva autoritaria, fortunatamente scongiurata dall’esito del Referendum Costituzionale del 4 dicembre 2016 - l’epilogo «ecco che, tra le molte azioni, si dovrà proseguire l’attività dei Consigli di Frazione cercando di migliorarla e svilupparla ulteriormente, ma anche verificare la possibilità che Sindaco e Assessori possano interfacciarsi con i cittadini direttamente nelle frazioni» proteso prima ad affermare una blanda apertura alla partecipazione e poi a riaffermare il senso di verticismo e l’idea dell’uomo solo al comando tanto grata al PD renziano.
Tuttavia la questione dei Consigli di Frazione ci sta particolarmente a cuore: appassionati di democrazia diretta, di prossimità della politica alle comunità ed ai territori, di processi partecipativi e di tutte quelle forme di auto-governo di cui la società civile possa dotarsi, non riteniamo lo strumento previsto dallo Statuto del Comune di Vecchiano la migliore delle opportunità disponibili, considerando che:
1) vi si accede per nomina anziché per elezione;
2) la sua composizione è e rimane comunque maggioritaria (in linea cioè con le inclinazioni generali degli esecutivi nazionali di Centro-Sinistra e/o di Centro-Destra), anziché proporzionale come si conviene ad una democrazia compiutamente incline alla rappresentatività, anziché la tanto agognata (dai mercati finanziari e dagli eurocrati) governabilità;
3) la loro ratifica precede - ai sensi del comma 2 dell’Articolo 38 -per designazione del Consiglio comunale, con unica votazione e a maggioranza dei tre quarti dei componenti - su proposta della Conferenza dei Capi-gruppo - laddove la coalizione al governo del Comune dispone di ben 11 dei 16 seggi disponibili, seppur a fronte di un quasi ex-equo elettorale con la seconda lista;
4) così come concepiti, risultano più una sorta di front-office per l’Amministrazione Comunale (se non un vero e proprio scarica-barile) o di Cahier de Doléances impersonificato;
5) il loro potere decisionale di fatto è pressoché nullo e, al massimo, circoscritto ad una funzione consultiva;
6) per riuscire realmente a rendere merito alla funzione per cui sono istituiti bisognerebbe che possedessero un loro autonomo potere di spesa.
Molto probabile a questo punto - considerato l’assoluto tabù del confronto politico che rischierebbe di mettere in crisi una delicata stabilità - che la sfibrante dilazione concessa alla commissione, possa dipendere dagli scenari che schiuderebbe il comma 4 dello stesso articolo, prevedendo questi che «in caso d’impossibilità a procedere alla nomina con la maggioranza di cui al comma precedente, i membri da designare in ciascun Consiglio di frazione sono attribuiti alle diverse liste in rapporto ai voti conseguiti nella frazione di riferimento»: considerato anche che «[…] a tal fine alla lista che nella frazione ha ottenuto la maggioranza dei voti, è attribuita la maggioranza assoluta dei membri del relativo comitato […]» e che «[…] i restanti seggi sono attributi alle altre liste, dividendo il numero totale dei voti validi conseguiti da ogni lista nel territorio del Consiglio per 1,2,3... fino a concorrenza del numero dei membri da eleggere. […]», ovvero che presso almeno uno dei Consigli di Frazione (quello di Filettole) IPV sia in minoranza, e che presso quello di Avane e - probabilmente Migliarino - anche CIM rientri a pieno titolo nella rappresentanza.
In un Comune dove già - a neanche un anno dall’insediamento - la memoria del vecchio sindaco Giancarlo Lunardi incontra già il rimpianto persino dei suoi più risoluti avversatori, dove tutta l’attività amministrativa e gestionale sembra essersi fermata di fronte all’incombere dell’edizione 2017 della Fiera di Primavera, dove - a quanto pare - qualche significativo problema di bilancio sembra essersi impadronito della scena come mai era accaduto fino ad ora, viene dunque da chiederci se questo inspiegabile ritardo nell’attivazione dei Consigli di Frazione sia frutto del non prendere posizione in una qualsivoglia direzione.
Ci piacerebbe infine sapere da forze come il PRC e come SEL/SI che sostengono il Sindaco Angori e sono regolarmente presenti con un proprio assessore nella giunta comunale, come mai ad oggi, non si siano ancora espresse nella direzione auspicabile di uno sblocco dell’impasse.