L'articolo di oggi non poteva non far riferimento alla festa del SS. Crocifisso che Pontasserchio si appresta a celebrare, il 28 aprile.Da quella ricorrenza è nata la Fiera del 28, che poi da diversi anni si è trasformata in Agrifiera, pronta ad essere inaugurata il 19 aprile per aprire i battenti sabato 20.La vicenda che viene narrata, con il riferimento al miracolo del SS. Crocifisso, riguarda la diatriba sorta tra parroci per il possesso di una campana alla fine del '700, originata dalla "dismissione" delle due vecchie chiese di Vecchializia.
E’ comprensibile che quando una malattia è grave e senza speranza il soggetto, e i suoi familiari, si adoperino in ogni modo per cercare di sfuggire a un destino così crudele. Possibile che ci si debba rassegnare, che non ci sia proprio nulla da fare? Sono domande che generano una grande angoscia e molta rabbia. Così, quando la scienza si ritira ammettendo la sua impotenza, può nascere l’idea di rivolgersi a farmaci e personaggi discutibili non tanto con la certezza di ottenere qualcosa ma almeno con la speranza e la consapevolezza di avere fatto tutto quello che era umanamente possibile.
Ho un’esperienza personale di questo fatto ed ho partecipato di persona alla ricerca di qualcosa di miracoloso che sapesse interrompere un percorso già scritto. Al tempo di cui parlo, l’inizio dei lontani anni 70, il miracolo, o meglio la speranza, era rappresentato dal Siero di Bonifacio. Alcuni più anzi ricorderanno questo intruglio di feci e urine di capra ideato dal veterinario Liborio Bonifacio e basato sul principio che le capre non si ammalavano di cancro.
Erano i tempi di cui di cancro si moriva e i mezzi di diagnosi e soprattutto di cura erano ancora abbastanza primitivi, o almeno lontani dalle capacità diagnostiche e terapeutiche attuali che hanno portato alcuni tumori, un tempo mortali come quello del seno, alla stregua di malattia curabile con guarigioni che sfiorano il 90%.
Furono raccolti da donazioni private 25 milioni di lire per far si che il prodotto fosse commercializzato e sulla spinta della popolazione e della speranza fu autorizzata anche una sperimentazione che però non confermò i benefici della terapia. Gli anni 60 era gli anni in cui dire cancro voleva dire morte certa ed ogni tentativo, sia pure con una grande dose di incertezza come questo, poteva anche essere considerato plausibile. Alcuni pazienti trattati con questo siero morirono anticipatamente e gli altri non ebbero nessun miglioramento. Nonostante questo il figlio dell’inventore ha comunque brevettato il siero con il nome di Oncoclastina Bonifacio.
Negli anni 90 l’attenzione si appuntò su Luigi di Bella ed il suo metodo anticancro con una infusione di diverse sostanze, farmaci ormoni e vitamine secondo una teoria che proponeva di impedire la formazione delle metastasi. Dichiarò di aver curato molti malati ma l’analisi dei suoi dati, le cartelle dei pazienti curati in suo possesso, risultarono incompleti e mancanti di molti dati sia sulla sicura diagnosi di partenza che sulla sopravvivenza dopo la cura. Furono tuttavia commissionati dal Ministero diversi studi che dettero, anche in questo caso, un risultato inequivocabile negando al metodo un particolare efficacia contro la malattia.
Ci sono stati anche casi eclatanti più recenti come quelli di tre giovani donne (a Padova, Rimini e Cagliari) morte per aver rifiutato la chemioterapia che poteva salvarle in favore di metodi dei medici tedeschi Ryke Geerd (l’origine del cancro dovuto a un conflitto interiore con se stessi!) e Max Gerson (dieta di vitamine estratte dalle piante e clisteri di caffe!!).
Infine è notizia di questi giorni l’arresto di Davide Vannoni, il finto medico ideatore del metodo Stamina che dovrebbe curare alcune gravi patologie neurodegenerative tramite la somministrazione di cellule staminali. Vannoni era già stato condannato a 22 mesi di carcere per somministrazione di sostanze nocive nel 2009 ed aveva spostato la sua sede operativa in Georgia dove trattava con infusioni i suoi pazienti, tutti italiani paganti e reclutati attraverso l’Associazione Prostamina Life. Cacciato da quel paese e tornato in Italia è stato arrestato mentre si organizzava per spostare la sua attività a Santo Domingo.
Se in anni lontani era più facile spiegare, da parte di pazienti affetti da malattie gravissime o fortemente invalidanti, il ricorso a queste terapie che non si possono nemmeno definire alternative, perché non lo sono, più difficile è spiegarlo oggi quando la medicina ha fatto passi da gigante nella cura dei tumori. Questo comportamento dimostra che nel nostro paese continua ad esistere una cultura arcaica, primitiva, per cui quello che dice la scienza venga considerato meno attendibile di quello che prometta un guaritore, un ciarlatano, un qualunque imbonitore falsamente ammantato da scienziato. Spesso addirittura uno scienziato ostacolato da chissà quali poteri forti. Vannoni, ad esempio, pur presentandosi in camice bianco e facendosi chiamare dottore, era laureato in semiotica applicata alle ricerche di mercato. Eppure, come novello scienziato, vantava la scoperta della cura miracolosa delle cellule staminali e per la modica(!) cifra di 27.000 euro praticava le infusioni a pazienti disperati.
Come se esistesse una scienza alternativa a quella ufficiale, quella lunga e faticosa fatta di studi, di controlli, di ricerche, di capitali investiti in farmaci, macchine e metodologie, in statistiche internazionali.
Perché non esiste una scienza alternativa. O è scienza o non lo è!
Ci saranno purtroppo sempre guaritori ad illudere i malati gravi con guarigioni miracolose fino a che in Italia non ci sarà un’opera di alfabetizzazione scientifica che coinvolga tutti, dal popolo fino ai Ministri e agli organi di stampa. Si potranno così evitare molte posizioni pericolose, come quelle contro i vaccini e come il correre alla ricerca di questi saltimbanchi della salute che pensano più al loro portafoglio che al benessere dei loro incauti pazienti.
Servirebbe forse, e con urgenza, un’ operazione culturale di massa come quella concepita dalla Rai negli anni 60 con il maestro Manzi che insegnò a leggere e a scrivere a milioni di italiani analfabeti.
“Ameno che non si voglia aspettare che Vanna Marchi torni a vendere il suo sale miracoloso”