È possibile dipingere il silenzio?Questa è la domanda che si poneva la nuova mostra di Gavia al Real Collegio di Lucca, cercando una risposta nelle immagini dipinte.
E la mostra ha rappresentato quello che l'artista stessa ama, uno spazio di incontro e di condivisione di un senso comune all’interno di una situazione pittorica, materiale e artistica ma anche in particolare il luogo dove possa emergere una realtà di emozioni che attingano dentro ogni nostra sensibilità intima e “silenziosa”.
Una piccola perla di rara dolcezza: 'Le svedesi' di Silvano Ambrogi.
[…] La storia si svolge in una terra che Ambrogi conosceva bene: la provincia pisana. Nonostante fosse nato a Roma, lo scrittore passò gran parte della sua giovinezza proprio in Toscana e in terre dove già si viveva di turismo balneare - Viareggio soprattutto - e in altre che, per una serie di circostanze, avrebbero aspettato ancora un po' la grande stagione delle vacanze - Marina di Pisa, Migliarino e Bocca di Serchio.
E proprio a Bocca di Serchio, dove il fiume si congiunge al mare, che questo manipolo di giovinastri attende, come fossero animali in calore, il rito dell'accoppiamento e quello ancora più esotico, e maledettamente auspicato, del confronto con altre realtà geografiche. […]
[…] Le svedesi è un libricino c he andrebbe conservato gelosamente, come quelle vecchie foto di famiglia che mostrano gli anni solo perché sbiadite, ma che mantengono la struggente capacità di abbandono.
Caro Silvano, è un po’ di tempo che non ti vengo a trovare dove stai comodamente adagiato nel luogo in cui hai sempre sognato di stare: “di qua dal Serchio”. Sei accanto a mio padre, in “terra”, e ambedue avete così l’umore del Vostro Fiume lì, a due passi.
Ti ricordi di quando sei venuto a casa mia a prendere il mio libro delle antiche parole dialettali e abbiamo riso sulle mie “parapotte”, le ninfee e la tua “pottapia”, la porta della breccia?
E giù ricordi e battute goliardiche come due vecchi amici anche se con diversi anni di differenza, ma uno sviscerato comune amore per “Bocca di Serchio”.
Ma lo sai Silvano che a Marina di Vecchiano ti hanno dedicata una piazza che è un parcheggio e che perde continuamente il cartello segnaletico?
Ma te, te ci sei mai stato a Mucchioni, come si chiamava il luogo ai tuoi tempi?
Te, Pindaro, Aureliano, Guglielmo, Palledoro, Telemaco, Ilio, Vasco, Annibale, Salvatore, Narciso e Arruffamerde (perché lo hai chiamato così?) avete vissuto la vostra magnifica giovinezza a BOCCA DI SERCHIO, iocristo!
Non a MARINA DI VECCHIANO!
Ma lasciamo stare, è acqua passata e a proposito di acqua passata o meglio di passà l’acqua, ma lo sai Silvano che le vostre svedesi ora a Bocca di Serchio ci sono davvero?
Nate d’un cane, ora vengano?
A dir la verità vanno alla tua piazza di Montioni, ma poi, spinte da un misterioso inspiegabile magnetismo o istinto si incamminano verso la Bocca, guadano facilmente, con quest’asciuttore, la foce e vanno a calpestare la rena, la VOSTRA rena e si sdraiano sulla VOSTRA battigia, belle, bionde voluttuose.
Non lo fanno per prendervi in giro, lo fanno perché c’è Qualcuno che vuol farvi omaggio.
Poi attraversano anche scorfani e rospi, ma quelli ‘un contan!
Ciao Silvano, te la bado io la Bocca, te badami il Cuore!
Aspetta ce ne un’altra!
Come li chiamavi te quelli che non “beccavano”?
Non mangiatori!
Ora ce ne sono tanti di non masticatori, di cosa te lo immagini, e infatti di seguaci di topa-no-mastica ce n’è a sfà, sia di quella detta all’inizio e di quella geografica.
Ora i toponomastichesi chiamano la Nostra Spiaggia, quella di là: penisola dei gabbiani!
Mah! Sarà!
Io ora ti lascio perché vado a cena (panini e famiglia) e a vedere il tramonto che sfiora e colora la Tua Spiaggia, vado sulla
Penisola Ambrogi, anche detta
Penisola delle Svedesi!
Tiè!
Ciao, anche se è impossibile vederci, sentiamoci!