Con questo articolo termina la seconda serie di interventi di Franco Gabbani, attraverso i quali sono state esaminate e rivitalizzate storie e vicende del nostro territorio lungo tutto il secolo del 1800, spaziando tra fine '700 e inizi del '900 su accadimenti storici e vite di personaggi, che hanno inciso fortemente oppure sono state semplici testimonianze del vivere civile di quei tempi.
Perché le fake news sono improvvisamente entrate nello scontro politico
Cinque domande e cinque risposte per capire meglio di cosa stiamo parlando
Se un addetto ai lavori fa una breve ricerca sulla agenzie o se un cittadino comune fa lo stesso sulla sezione notizie di Google, vedrà che negli ultimi tre giorni, se si digitano le due parole “fake news”, i risultati saranno praticamente infiniti. Il tema è entrato nell’agenda politica in maniera dirompente, tanto che ormai si fatica a trovare un attacco all’avversario politico che non contenga l’accusa di divulgare fake news.
In realtà, dopo che il segretario del Pd Matteo Renzi ha posto con forza la questione al centro del dibattito, c’è stata una vera e propria escalation nel tentativo di distorcerne il reale significato a proprio uso e consumo.
= Che cos’è una fake news?
Per fake news si intende quel tipo di notizia, falsa, nata per essere condivisa e diffusa in rete, principalmente attraverso i social network. Sono notizie che fanno presa sulle paure e le inquietudini della gente (la famosa “pancia”) e hanno tutte le stesse caratteristiche: titoli sensazionalistici, socializzazione volta a stimolare l’attività di clickbait, l’obiettivo “editoriale” di alimentare la rabbia dei cittadini, in particolare verso la politica o alcune categorie di persone ritenute responsabili del disagio sociale ed economico presente in alcune aree del nostro Paese, in primis gli immigrati.
= Perché oggi parlano tutti di fake news?
Perché la situazione è oggettivamente fuori controllo e perché due inchieste di due noti network americani (BuzzFeed News e New York Times), uscite a pochi giorni di distanza l’una dall’altra, hanno fatto scattare l’allarme in vista delle elezioni politiche che si svolgeranno in Italia nella prossima primavera. E’ ormai un dato di fatto che la produzione e la diffusione di fake news abbia condizionato in maniera determinante alcuni degli ultimi appuntamenti elettorali a livello internazionale, a partire dal referendum sulla Brexit fino alle presidenziali Usa che hanno incoronato Donald Trump. Quale sia stata in questo senso l’influenza degli hacker russi e quali rapporti avessero con lo staff di Trump è oggetto di un’indagine federale che va avanti ormai da mesi e che ha già messo in luce situazioni compromettenti per l’amministrazione americana.
= Perché preoccupano tanto il Pd?
Perché le vittime delle fake news sono quasi sempre esponenti del Pd o del centrosinistra. L’ultimo, clamoroso, caso è la diffusione di una fotografia che ritraeva alcuni politici (tra cui Maria Elena Boschi e Laura Boldrini) che presenziavano alla cerimonia funebre del boss mafioso Totò Riina: peccato che fosse un’immagine totalmente falsa, utilizzata ad hoc da un account Facebook denominato Virus 5 Stelle.
Il funerale di Riina non c’è mai stato e comunque le persone ritratte nella foto non ci sarebbero mai andate. Di esempi se ne potrebbero citare a centinaia, ma la costante è sempre quella: al centro degli “attacchi” ci sono sempre esponenti del Pd (per reagire a questo, Matteo Renzi ha annunciato un “bollettino” periodico di denunce circostanziate). Le inchieste di BuzzFeed e Nyt, scoprendo una rete che va dall’estrema destra religiosa ad ambienti legati ai Cinque Stelle, hanno messo in luce come esista una vera e propria industria legata alla produzione delle fake news che, oltre che particolarmente invadente a livello politico, si rivela anche estremamente remunerativa a livello economico.
= Perché Di Maio e Salvini fanno finta di non capire?
Davanti a tutto questo come reagiscono i principali beneficiari politici di questa attività? Facendo finta di non capire e provando a mettere tutto dentro un calderone nel quale la gente si confonde e finisce per prendere delle posizioni di puro posizionamento politico. E dunque, in breve tempo, parte l’attacco incrociato ai media, veri diffusori di bufale e fake news secondo Luigi Di Maio e Matteo Salvini.
Ciò che omettono di dire, però, è che per il lavoro giornalistico tradizionale esistono regole deontologiche e legali che garantiscono la corretta informazione e gli eventuali correttivi ove questa non ci fosse. Ma per le bufale fatte circolare ad arte in rete e sui social network, no. Tuttavia l’interesse politico di Lega e M5s, in questo momento, è far passare quella che sta diventando una vera minaccia per il regolare funzionamento della democrazia come un’ossessione di Renzi e del Pd.
= Come si combatte la produzione di fake news?
Difficile, se non impossibile, dare una risposta a questa domanda. La prima cosa da fare è provare a regolamentare questo far west, cosa che il Pd sta cercando di fare con un disegno di legge a cui il Parlamento sta provando a lavorare da due mesi.
L’obiettivo è quello di responsabilizzare i grandi social network (da Google a Facebook, da Instagram a Twitter), che dovranno raccogliere i reclami su fake news e contenuti illegali e decidere se rimuoverli e/o bloccare l’autore che li ha diffusi.
Come già succede in Germania, inoltre, sarebbero previste delle sanzioni per le aziende che falliranno nel loro compito. Infine si prevederebbe l’estensione alla rete dei reati di diffamazione, minacce, stalking, pedopornografia e trattamento illecito dei dati personali. Ma anche di terrorismo, eversione, apologia del fascismo, istigazione e delinquere e associazione mafiosa.
Chi si oppone strenuamente a questo disegno di legge? Salvini e Di Maio, ovviamente. Per i quali stiamo parlando di “perdite di tempo, i problemi reali sono altri”.