Con questo articolo termina la seconda serie di interventi di Franco Gabbani, attraverso i quali sono state esaminate e rivitalizzate storie e vicende del nostro territorio lungo tutto il secolo del 1800, spaziando tra fine '700 e inizi del '900 su accadimenti storici e vite di personaggi, che hanno inciso fortemente oppure sono state semplici testimonianze del vivere civile di quei tempi.
Pd a Grasso: “Spiace insistere ma ci devi 83mila euro”
La quota mai pagata dal presidente del Senato al partito che lo ha eletto
Prosegue la la polemica fra il Pd e Pietro Grasso sulla mancata restituzione dei soldi che il presidente del Senato e leader di LeU deve al partito che lo elesse in Parlamento.
Il tesoriere del Pd Francesco Bonifazi aveva giorni fa sollecitato una prima volta Grasso a restituire 83.250 al partito che lo aveva eletto non avendo mai pagato la quota mensile che gli eletti si impegnano a versare.
Il quotidiano Libero, alcuni giorni fa, ha raccontato come Grasso, unico tra i vertici dello Stato, non si sia mai applicato il tetto dei 240mila euro, obbligatorio, grazie a una norma del governo Renzi, per i dirigenti della pubblica amministrazione. Ed è un elemento che non giova a rasserenare il clima.
Infatti Bonifazi ha scritto una lettera a Repubblica per invitare nuovamente Grasso a saldare il debito.
” È cosa spiacevole dovere insistere – scrive il tesoriere del Pd – ma sono tante le ragioni che dovrebbero spingerti a onorare questo impegno: non esiste nessun motivo giuridico, politico o di opportunità per non pagare. Scriverti mi resta davvero difficile, ma la questione non posso né eluderla ne rinviarla ulteriormente.
Mi riferisco alla quota da te dovuta al partito in ragione della tua elezione al Senato tra le file del Pd.
Capisco che trattasi di somma ingente, poco più di ottantamila euro, ma non così esosa da non poter essere onorata. Peraltro ho letto proprio in questi giorni che non hai neanche il problema del tetto dei 240 mila euro. Mi sembra giusto che tu dia il buon esempio per i lavoratori in difficoltà. Se lo fai, il tuo gesto spingerebbe tutti gli altri deputati e senatori transitati dal Pd in Mdp a onorare i propri impegni”.
In effetti se i soldi dovuti fossero restituiti sarebbe non solo un segno di lealtà ma anche un contributo a front di una situazione finanziaria del Pd davvero difficile, con i lavoratori della sede nazionale in cassa integrazione.
Difficile pensare che la seconda carica dello Stato non si mostri sensibil a questa richiesta.