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In questo nuovo articolo di Franco Gabbani le vicende storiche, incentrate tra la fine del '700 e l'inizio dell'800, travalicano i confini della Valdiserchio, come già accaduto in diverse occasioni, e d'Italia, espandendosi in Europa.E' la storia di un giovane costretto a seguire la carriera militare per problemi e ripicche amorose, con l'inevitabile nefasta conclusione, raccontata utilizzando le stesse parole dell'ussero, che ci danno uno spaccato di un'esistenza iniziata negli agi della famiglia gentilizia e terminata sui campi di battaglia 

Comune di Vecchiano
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Massimiliano Angori sindaco
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La ricerca è attiva in tutta Italia
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Migliarino Nodica Pisa e Vecchiano.
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. . . dalla parte della Palestina ? Perché il governo .....
Com’è noto il generoso 110% e i suoi fratelli, .....
Bravo Bruno da o di ovunque tu sia, sono con te. .....
. . . prima che siano passati almeno 30/ 40 anni chiederà .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Vivrò con la faccia che tu amavi
Coi miei giochi sempre nuovi
Col difetto di sognare
Lo so che ho imparato a dirti amore
Quando ormai ci era di andare
Dove .....
Se i limiti di velocità servono a tutelare la sicurezza, non capisco perchè le auto della Polizia Municipale si debbano nascondere per poi rilevare .....
Uno sguardo sul mondo
Caracas "città morta": chiudono le botteghe, vuoti i supermercati

10/3/2018 - 15:26

Caracas "città morta": chiudono le botteghe, vuoti i supermercati

La capitale venezuela è duramente colpita dalla crisi.

Negozi con le saracinesche abbassate, violenza nelle strade, povertà in aumento e sempre più gente in fuga verso i Paesi vicini

Sono scomparsi anche i colori. Le facciate adesso sono grigie, compatte, uniformi, divise solo dalle serrande a grata e le saracinesche chiuse come se volessero esprimere un grande lutto. Non si sa quando riapriranno.

La crisi colpisce duro a Caracas. Nicolàs Maduro non molla ma soprattutto non è capace di gestire un paese. Un giorno una libreria, un altro il parrucchiere amico, poi il bar, quello dove andavi tutte le mattine e il ristorante. Il ristorante! Perfino lui. Le strade dello shopping, un tempo vivaci, allegre e rumorose, sono un deserto. Le vetrine senza più vestiti, con i manichini nudi, pochi clienti che passano lanciando sguardi malinconici.

La depressione non è più solo umana, con il cibo che scarseggia e le famiglie costrette a mangiare una sola volta al giorno, con le file ai supermercati, anche questi spogli, in attesa di prodotti che non arriveranno mai.

E’ una depressione economica che trasforma la stessa Caracas. Il prodotto interno lordo del Venezuela è crollato di un altro 14 per cento nel 2017, secondo il Fondo Monetario Internazionale; era già sceso di un 16,5 per cento l’anno prima e l’inflazione ha superato il 2.400 per cento.Perfino le tradizionali botteghe dove si vendono le arepas, aperte giorno e notte, come le famose Doña Caraotica e la Casa del Llano, tappa obbligata nelle albe dopo le scorribande in discoteca il fine settimana, hanno chiuso i battenti.

Stessa cosa i ristoranti Punta Grill e la Fonda, punti di riferimento a Altamira, La Castellana e Las Mercedes, alla fine hanno gettato la spugna. Chi ha visitato Caracas nelle ultime settimane racconta di una città avvolta da un clima sordo e cupo.

Un’anomalia per una città sempre vivace e rumorosa, con la musica sparata a palla che usciva da case e locali. “Una città senza commercio”, commenta sconsolato Victor Maldonado, presidente della Camera di Commercio della capitale, “è una città morta. Perfino le areperas”, conferma, le panetterie simbolo della tradizionale culinaria dei venezuelani, cominciano ad essere una specie in estinzione”.Leggi anche:

 

A sorpresa anticipate le elezioni presidenziali : "Si vota entro aprile"Caracas conta 40 mila esercizi commerciali. Nove su dieci sono piccoli negozi a conduzione familiare. “Fino a 15 anni fa”, ricorda Maldonado, “ce n’erano 80 mila.

Ma la povertà e la fame li ha ridotti alla metà. Le botteghe di strada sono le uniche ad aver resistito perché i proprietari possono fare a meno degli impiegati, tirano avanti come possono, chiudono e aprono sapendo bene di non poter usufruire dei finanziamenti in dollari del governo che hanno premiato solo 20 mila degli oltre 200 mila che ancora resistono in tutto il Venezuela”.

La paura e la violenza hanno contribuito a questa desolazione. C’è una sorta di coprifuoco autoimposto che scatta alle 7 di sera. Con il buio le strade restano vuote ed è raro vedere passanti che si avventurano nel silenzio della città. Questo non accade solo nel centro o nei quartieri popolari. Anche nelle zone frequentate da giovani e studenti i tipici ristoranti sempre affollati perché economici oggi aprono solo di mattina. Il ristorante cinese Aiqun, a Colinas de Bello Monte, nel sudest di Caracas, ha chiuso a gennaio.

Altri negozi e botteghe asiatiche, famosi per i prezzi stracciati a cui vendevano birre e panini, hanno mollato già l’anno scorso. Discovery bar, il locale dove si esibivano le tante bande rock e di raggaetón, ha chiuso i battenti. L’ultimo concerto dal vivo è stato a settembre scorso. Non c’è solo il diffuso senso di insicurezza e i controlli ossessivi degli uomini del governo alla base di questo disastro.

Caracas ha resistito più di altri centri dell’interno del Venezuela. Ma i ripetuti blackout di energia elettrica, le interruzioni nella distribuzione di acqua e della rete di internet rendono tutto più difficile. Ad ottobre scorso due terzi dei negozi della capitale era intenzionato ad abbassare la saracinesca. Moltissimi vogliono lasciare il Venezuela. A malincuore. Non hanno alternative. Sono obbligati a farlo.

Il 70 per cento dei giovani tra i 15 e i 25 anni non vede più un futuro nel paese. Lavoricchia per raccogliere i soldi di un biglietto aereo.

 

Chi non se lo può permettere fugge via terra. A bordo di bus, macchine colme di masserizie, moto, carretti e bici, spesso a piedi.

L’obiettivo è la frontiera con la Colombia, la più vicina. Quindi il sud: Ecuador, Perù, Cile. Per ricominciare.

In attesa che il Venezuela torni ad essere il paradiso dell’America Latina. 

Fonte: di DANIELE MASTROGIACOMO
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10/3/2018 - 19:50

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Lettore

Prof. Vasapollo: "Sostengo la lotta contro l'imperialismo del Venezuela e sostengo con forza Potere al Popolo in Italia. Le critiche del regime mediatico ci rafforzano solo"Prof. Vasapollo: Sostengo la lotta contro l'imperialismo del Venezuela e sostengo con forza Potere al Popolo in Italia. Le critiche del regime mediatico ci rafforzano solo

di Alessandro Bianchi
A pochi giorni dalle elezioni del 4 marzo, la lista Potere al Popolo è stata duramente criticata dagli organi di stampa mainstream, e dai partiti di sistema , accusata di sostenere il processo rivoluzionario bolivariano in corso in Venezuela. Come commenta questi attacchi?


Le critiche degli organi di stampa del sistema sono la dimostrazione più tangibile del fatto che la strada intrapresa sia davvero quella giusta. Se a criticare Potere al Popolo è l'apparato massmediatico che ha mentito sapendo di mentire negli ultimi vent'anni, allora abbiamo la prova che la via intrapresa, lo rivendico con orgoglio, è davvero quella giusta. C'è un articolo che ha generato in me più sconcerto , vero ribrezzo più di altri sulla questione. Mi dispiace pubblicizzare gente , signori della comunicazione di regime , che non lo meritano davvero . Non parliamo certo di un grande giornalista, non lascerà il segno nella storia di questa professione. Sono stati miei e nostri avversari molti giornalisti che in passato hanno attaccato duramente i movimenti dei lavoratori, l'attività politica e di lotta dei movimenti di classe, ma che avevano rispetto per la loro professione e studiavano accuratamente i dati e i documenti prima di ogni articolo. E per questo li consideravamo avversari rispettabili. Oggi non più. Bisogna cominciare a discutere di che cosa sia diventata la comunicazione e l'informazione del potere . Nel 1999 avevo scritto un libro dal titolo "Comunicazione deviante" ( uscito da poche settimane in nuova edizione aggiornata per l ‘ editore Efesto ) in cui mostravo come gli strumenti attraverso cui la comunicazione manipola l'opinione pubblica è strutturata per creare consenso diretto e indiretto per creare consenso anche fra gli sfruttati ai potenti della terra. Oggi in Italia quei potentati hanno come riferimento Berlusconi, ma ancora di più Renzi o Gentiloni. E poi ci sono anche quei settori di borghesie conservatrici e dell’ estremismo populista nazionalista che hanno come loro riferimento forze fascistoidi, nazistoidi dichiarate. Non è un caso infatti che le nostre istituzioni di competenza abbiano permesso a questi signori spregevoli di presentare le proprie liste e fare campagna elettorale sull'apologia del fascismo - che è un reato – e - sempre le nostre istituzioni che dovrebbero garantire il rispetto delle regole democratiche - invece reprimono brutalmente chi manifesta e lotta per la difesa della nostra Costituzione.
Di quale articolo in particolare stiamo parlando?


Su il Foglio, giornale espressione di quei potentati che oggi guardano a Renzi e ieri a Berlusconi, Maurizio Stefanini ha scritto una serie di bugie sul Venezuela e su Potere al Popolo che meritano una risposta. Sul Venezuela e le solite fake news , come va di moda chiamarle oggi , vorrei dire alcune cose in particolare. Stefanini costruisce il suo articolo sull'idea che il Venezuela sia un paese in mano a una feroce dittatura, invischiato in una terribile crisi umanitaria provocata nel migliore dei casi dall’incapacità del suo governo, e nel peggiore dalla volontà scientifica di affamare la popolazione; un paese dove la popolazione stremata affolla le strade e le piazze per chiedere il rovesciamento del chavismo, ciò che sarebbe ancora rimandato solamente dalla più brutale repressione del dissenso. Un paese, insomma, che non aspetterebbe altro che essere “liberato” da un intervento militare esterno che riporti la “democrazia”, la libertà, la prosperità.
Come si spiega, verrebbe da chiedere, che dal 1998 a oggi sono state ben 24 le consultazioni popolari svolte (in 22 nelle quali ha prevalso il chavismo) e la cui regolarità è stata puntualmente verificata da osservatori internazionali? Come si spiega l’enorme partecipazione popolare – otto milioni e mezzo di votanti – nonostante il contesto di violenze e terrorismo fomentato dalle opposizioni, alle elezioni per l’Assemblea Costituente del luglio scorso, che ha visto la netta affermazione di Maduro?

E in Italia su Potere al Popolo quali relazioni con quanto scritto e quali osservazioni?

In queste ultime settimane ho letto di tutto contro la lista Potere al Popolo e contro la Rivoluzione Bolivariana . E non solo sui giornali berlusconiani, ma anche sul Fatto Quotidiano, giornale strano soprattutto quando si toccano temi esteri, e sul Manifesto, su cui mi sono espresso già tanto in passato. Non è quindi da stupirci se il Foglio attacchi Potere al Popolo e il governo bolivariano rivoluzionario , soprattutto in relazione alla resistenza del popolo venezuelano contro l'aggressione fascista, imperialista e neo-coloniale in corso.
Ma vorrei fare chiarezza su un punto. Oggi l'unica lista veramente alternativa in queste consultazioni elettorali in Italia e’ Potere al Popolo, una coalizione che rappresenta la voce degli ultimi, degli umili, dei disoccupati, dei migranti, di coloro che non hanno casa, che non trovano nelle regole di questa democrazia , forme di protezione senza un adeguato stato sociale ; ed è proprio e solo Potere al Popolo a occuparsi di questi temi cruciali per la vita di ognuno di noi . Siamo oppressi e controllati da un terrorismo massmediatico e psicologico sempre più invasivo che cerca di annullare diritti e dignità e capovolgere la realtà.
Potere al Popolo è una sorte di confederazione per la democrazia partecipativa , un fronte unitario di lotte, un fronte popolare che vede al suo interno forze che hanno anche diversità politiche e culturali . Molte organizzazioni ora in Potere al Popolo da anni si battono per difendere la democrazia di base sostanziale nel nostro paese. Ma per democrazia noi intendiamo quella popolare e partecipata, non quella rappresentativa. E questo ,secondo me è già vivere rivoluzionario.
Pensare che la rivoluzione sia solo atto violento è una follia. Chavez ha trasformato radicalmente tutta l'America Latina vincendo le elezioni , e ancora oggi il chavismo è un modello per tutti gli ultimi della terra. Evo Morales in Bolivia, Rafael Correa in Ecuador hanno vinto regolari elezioni e poi cambiato profondamente , radicalmente la Bolivia e Ecuador. Cuba va alle elezioni a marzo come ci va regolarmente dal 1959 con la democrazia diretta socialista . La questione che fanno finta di non capire in molti , è che da una parte il movimento dei lavoratori, le forze popolari, i comunisti e i paesi rivoluzionari e progressisti nell'ALBA si danno forme di democrazia popolare partecipativa; dall'altro lato, in questo mondo a capitalismo maturo si pensa che l'unica democrazia sia quella rappresentativa. Ma rappresentativa per chi e di chi?

Qual è la situazione attuale in Venezuela , Professore?

Sul Venezuela bisogna fare chiarezza nel mare di bugie in cui siamo inondati quotidianamente. E' in corso un grande processo rivoluzionario che ha cambiato le sorti dell'America Latina, ridato forza e dignità a milioni di persone che semplicemente nei regimi neo-liberisti del passato non esistevano e ha dato grande forza e speranza a chi come noi in occidente si rifà alla cultura di resistenza del movimento operaio e della democrazia di base. Oggi in Italia ci sono 10 milioni di persone che vivono tra la povertà relativa e quella assoluta. Non hanno dignità, sono scarti del sistema. Proprio per questo anche qui in Europa o nei paesi capitalisti a processo maturo la questione della trasformazione in Venezuela è di vitale importanza.

Ma la situazione è oggettivamente difficile nel paese venezuelano bolivariano...

Indubbiamente. La situazione è inutile nasconderlo è molto seria. Il rischio che la guerra economica, psicologica, massmediatica, portata avanti con le violenze terroriste dell’opposizione, usando un termine in tal caso improprio , all’interno del Venezuela deflagri in aperta guerra militare è un opzione sul campo. E' necessario quindi che non solo tutti coloro che si battono per il superamento del capitalismo e l’apertura di spazi di socialismo, ma anche ogni sincero democratico e progressista e chiunque ritenga un valore l’autodeterminazione dei popoli, mostri la propria tangibile solidarietà con il Venezuela rivoluzionario chavista. Si preparano probabilmente nuove violenze in prossimità delle elezioni presidenziali in programma per il prossimo 22 aprile.?Ed è qui il mio appello a questo signore "intelligente critico" del Foglio , si informi in maniera chiara ed inizi a guardare alle sanzioni, al blocco che oggi colpisce il Venezuela come ha colpito per decenni Cuba, al terrorismo dell'estrema destra appoggiato da Cia, narcos, ai 130 morti voluti da chi di difende gli interessi delle multinazionali, all’ agire quotidiano del terrorismo militare e alla guerra economica: si fa incetta dei beni di prima necessità, creando una situazione di enorme difficoltà nella vita quotidiana e un'inflazione tremenda per colpire i salari effettivi e poi far così colpa al governo Maduro . Studi , legga , apprenda , questo egregio giornalista , e poi informi . E’ chiaro che la situazione oggi sia difficile ma il popolo venezuelano resiste e resisterà. Atilio Boron ha definito la lotta del Venezuela come la Stalingrado dell'America Latina. Io credo sia la Stalingrado di tutti i popoli che ambiscono all'autodeterminazione, alla sovranità e alla giustizia sociale. E riguarda anche il “primo mondo”.

Quale il ruolo di Stati Uniti e Unione Europea?

Gli Stati Uniti sostengono le oligarchie e le multinazionali del petrolio con il terrorismo psicologico e massmediatico per ....etc,etc.

10/3/2018 - 18:52

AUTORE:
Lettore

Bastava copiare L'Anti Diplomatico e prendere tutto per buono e....
Forse lo ha fatto anche il "compagno" di Maduro mesi indietro perchè disse: il nostro idolo è il Venezuela e con quello ha rischiato di vincere addirittura le elezioni democratiche in Italia.
Poi la colpa basta darla alla - Merica - e non importa se è stata governata per 10 anni dal Partito Democratico di Clinton ed altri 10 dal Dem Obama-

10/3/2018 - 18:13

AUTORE:
Cittadino 2

Giusto specchio della situazione, manca solo una cosa: il motivo di tale disastro.
Tale Mastrogiacomo non lo accenna, sembra dare per scontato che il responsabile sia il "dittatore" Maduro.
Ma il discorso è sempre lo stesso: il più potente distrugge il più debole per i propri interessi.
Basta leggere.

"Una breccia nella campagna di linciaggio mediatico scatenata dai grandi media contro il Venezuela bolivariano"

Giornate di molto lavoro e riflessione – ha detto Delcy Rodriguez - che hanno aperto una breccia nella campagna di linciaggio mediatico scatenata dai grandi media contro il Venezuela bolivariano. Cinque le aree tematiche affrontate in forma seminariale: uno dedicato al genere e alla libertà delle donne a ridosso dell'8 marzo; un secondo riferito alla gioventù e alle nuove bandiere antimperialiste; un terzo sul lavoro e sui lavoratori, avanguardia nella lotta anticapitalista; un quarto sulla Costituente e il dialogo; un quinto sulla comunicazione e sulle strategie per combattere l'offensiva delle grandi corporazioni mediatiche che rispondono al complesso militare industriale.

Questo il proposito: “Noialtri e noialtre, cittadini e cittadine di diversi paesi, movimenti e organizzazioni sociali, partiti politici, donne, giovani, lavoratori e lavoratrici, creatori e intellettuali, contadini e contadine, religiosi e religiose, riuniti a Caracas nei giorni 5,6 e 7 marzo 2018, riaffermiamo la nostra solidarietà e appoggio militante al popolo venezuelano, alla Rivoluzione Bolivariana e al suo governo popolare, diretto dal compagno Nicolas Maduro Moros”. In 15 paragrafi, si “ripudia energicamente” la gravissima escalation di aggressioni contro la democrazia e la sovranità del Venezuela da parte del governo guerrafondaio di Donald Trump, delle grandi corporazioni globali e del complesso militare industriale e se ne denunciano gli intenti. L'attacco al Venezuela – si sostiene – s'inquadra in una strategia globale di neocolonizzazione dell'America latina e dei Caraibi, che cerca di sottomettere nuovamente i popoli che hanno alzato la testa: riesumando “la vergognosa dottrina Monroe”, già in marcia in diversi paesi del continente.

Un'operazione che mira a distruggere l'integrazione latinoamericana portata avanti da Fidel e da Chavez con la creazione dell'Alba e di altri organismi regionali basati su scambi non asimmetrici. L'Alleanza bolivariana per i popoli della nostra America si è riunita a Caracas lunedì e ha accompagnato le giornate dedicate a Chavez. Una presenza concreta e simbolica in un momento in cui il l'imperialismo vuole stringere il cappio intorno al Venezuela: anche cercando di coinvolgere alcuni governi della regione in “operazioni politiche, diplomatiche e anche militari contro la Repubblica Bolivariana del Venezuela”, come ha denunciato la Dichiarazione di Caracas.