In questo nuovo articolo di Franco Gabbani le vicende storiche, incentrate tra la fine del '700 e l'inizio dell'800, travalicano i confini della Valdiserchio, come già accaduto in diverse occasioni, e d'Italia, espandendosi in Europa.E' la storia di un giovane costretto a seguire la carriera militare per problemi e ripicche amorose, con l'inevitabile nefasta conclusione, raccontata utilizzando le stesse parole dell'ussero, che ci danno uno spaccato di un'esistenza iniziata negli agi della famiglia gentilizia e terminata sui campi di battaglia
Ci sono i posti del cuore, quelli che ogni tanto riaffiorano da una finestra aperta che lascia intravedere un boemia d‘epoca o da una piastrellatura di azulejos in un locale dei bastioni cagliaritani. Sono zaffate di nostalgia per cui il tempo non vale. Mio marito la prova per Praga io per Lisbona. Sono città completamente diverse, magica ed aristocratica la prima, piena di “saudade”, l‘unico aggettivo che la definisce, la seconda.
Si riassumono in luoghi.
Le scale di ferro intarsiate e rovinate della casa in Obkino Dvora, ospiti di Jan, scese a corsa per andare alla Slatausa o al caffè Slavia. Gli omaggi flambé del Pelikano e la pergola del ristorantino in Malastrana. Cambiando prospettiva il panorama che si allunga fino al Tago visto dal Miradouro di Santa Luzia, con la discesa acciottolata che arriva a Plaza Do Comercio. L‘attico abbandonato ai piccioni del Rossio. La casa do “cha”.
A turno pensiamo che un giorno ci vivremo nelle nostre città.
Chissà…I libri…vi ho già parlato di “Ovunque io sia“ di Romana Petri. Lisbona è nei personaggi, nel loro vivere quotidiano, passando dalla Mouraria fino ad Alfama. Praga non “è“, come pensava mio marito, “Nell’insostenibile leggerezza dell’ essere” di Milan Kundera. O meglio non è preminente la sua bellezza esteriore. E’ un libro filosofico e politico. La città passa in secondo piano. Tomas e Tereza vi fanno ruotare la loro anima insieme ad un “esistere” complicato e difficile. C’è la dolorosa e spaesata vita di Tereza, incapace di ricongiungere anima e corpo, di definire se’ stessa al di fuori di Tomas. C’è Tomas e il suo compulsivo bisogno di sesso, nonostante e malgrado il dolore che provoca a Tereza. L‘amore della sua vita. Infine Sabina completa un complicato sistema emotivo. Il suo rapporto con Tomas arriva fino a Tereza. Lui appartiene ad ambedue. In modo diverso. Pesantezza e leggerezza. La vita di tutti vi si dibatte senza possibilità di effettiva scelta. Questa la parte filosofica che si intreccia con la parte “politica”.
La “primavera“ di Praga, i suoi intellettuali, Jan Prochazka, Dubcek. Le ragazze in minigonna contro i carrarmati russi, incattivite dopo la sconfitta, che a Tereza sembra impugnino i loro ombrelli astiose contro il mondo. La fine di un tempo, l‘abbruttimento. Tutti gli intellettuali, i professori, gli scrittori oppositori del nuovo regime e ambasciatori della speranza , ridotti a lavori diversi dal loro, umilianti non perché manuali ma perché imposti come punizione alla loro ribellione. Soffocare la bellezza, la creatività, il pensiero. Praga non poteva che diventare brutta, senza la luce e l‘incanto che abbiamo conosciuto noi.
Era l‘ 89. La libertà alle porte si respirava nell’aria.