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L'articolo di oggi non poteva non far riferimento alla festa del SS. Crocifisso che Pontasserchio si appresta a celebrare, il 28 aprile.Da quella ricorrenza è nata la Fiera del 28, che poi da diversi anni si è trasformata in Agrifiera, pronta ad essere inaugurata il 19 aprile per aprire i battenti sabato 20.La vicenda che viene narrata, con il riferimento al miracolo del SS. Crocifisso, riguarda la diatriba sorta tra parroci per il possesso di una campana alla fine del '700, originata dalla "dismissione" delle due vecchie chiese di Vecchializia. 

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Lei non è "abbastanzina informato" si informi chi .....
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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Colori u n altra rosa
Una altra primavera
Per ringraziarti amore
Compagna di una vita
Un fiore dal Cielo

Aspetto ogni sera
I l tuo ritorno a casa
Per .....
Oggi è venuto a mancare all’affetto di tutti coloro che lo conoscevano Renato Moncini, disegnatore della Nasa , pittore e artista per passione. .....
di Matteo Renzi
Sergio Marchionne è stato un grandissimo protagonista della vita economica italiana.

22/7/2018 - 8:19

Sergio Marchionne è stato un grandissimo protagonista della vita economica italiana.

 

Chi lo nega, nega l'evidenza. Ha creato posti di lavoro, non cassintegrati.Perché il lavoro si crea con la fatica e con l'impegno, non con i sussidi.

Ha salvato un'azienda, la Fiat, quando sembrava tecnicamente impossibile farlo. Ha subito l'odio ideologico di chi detesta le persone di talento. Chi in queste ore esprime il suo odio, anche sui social, si dimostra un uomo squallido.

 Con Marchionne ho litigato talvolta, ho discusso sempre, ho lavorato molto. E molto bene. Ho imparato come mi capita sempre da persone che hanno una marcia in più. E gli sono grato per questo.

Tanto di cappello a un manager il cui lavoro resterà a lungo nella storia economica del nostro Paese.

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23/7/2018 - 9:28

AUTORE:
Memory

Come da copione emergono i demeriti gli accordi programmati le scelte discutibili e quant'altro ..nel frattempo ricompare all'orizzonte più un tornado che una tromba d'aria la questione Alitalia...e lì sì che se ne vedranno delle belle!ma del resto ne abbiamo già viste parecchie!!

23/7/2018 - 1:25

AUTORE:
Umberto Minopoli

...gli altri.
Sarà’ stato il 2006 o 2007 .
Lavoravo con Pierluigi Bersani, ministro dello Sviluppo Economico. Un giorno imprecisato . C’era un ottimo rapporto con Marchionne.
Era simpatico, aperto, alla mano. E stimava Bersani. Gli incontri erano frequenti: a Roma, a Torino. Fiat usciva dalla crisi pesante del 2003/2004. Prima che arrivasse Marchionne, Fiat era un caso disperato.
Da libri in tribunale. Bersani diede una mano decisiva con la rottamazione. Fu un contributo importante. Argino’ la crisi . Ma era una una tantum. Non poteva sostituire le politiche ordinarie. Fiat aveva bisogno di una strategia. Che verrà’ dopo il 2008. Marchionne, fino ad allora, si era dedicato al piano finanziario. I sindacati erano preoccupati. Occorreva una razionalizzazione e un risparmio di costi.
Per poter salvare l’azienda. Tutti gli stabilimenti erano a rischio. Specie quelli del Sud. Seguivo con Bersani i tavoli di crisi. Ne ricordo di drammatici: Ansaldo, Belleli, Ilva, Enichem, Fincantieri Olivetti. Erano i nomi dell’industrializzazione italiana: grandi in casa, piccoli all’estero. Rischiavano la scomparsa. Molti, in effetti, spariranno. Ricordo che il governo e lo Stato accompagnarono con un ingente intervento e ingenti risorse la ristrutturazione. C’era l’illusione che una buona dose di soldi pubblici (si chiamavano accordo di programma) sarebbe stata sufficiente ( pareggiando i costi delle imprese) a rimuovere le ragioni delle inefficienze. Non era vero.
Ma tutti ragionavano cosi’: sindacati, imprese, territori. Uno dei casi piu’ delicati era la Fiat di Termini Imerese. Non stava in piedi, ricordo, non solo per i costi e le perdite. Era logisticamente irragionevole e strutturalmente impossibilitato a produrre in modo efficiente e senza perdite. Ricordo che la Fiat proponeva una re industrializzazione con nuove produzioni, diverse dall’auto e nuovi imprenditori. Ma tutti, compresi gli uomini di Fiat parteggiavano per la solita soluzione: accordo di programma, soldi della Regione e dello Stato, l’illusione di continuare a produrre auto, falcidia di cassa integrazione. Un anno o due per tirare avanti. Poi il problema che si ripropone. Ma nessun imprenditore delle aziende in crisi aveva il coraggio della verità. Tutti i manager, pubblici o privati, delle aziende in crisi applicavano lo schema consueto: risorse pubbliche, ipocriti accordi di programma e rinvio delle scelte. Aziende mantenute, assistite con sollievo di tutti: imprenditori, sindacati, politici. Nessuno ha mai quantificato quanto costava all’economia italiana, ai conti pubblici, alla crescita del debito, alla perdita di produttivita’ e competitività, al declino. In ogni caso i manager delle aziende, tutti, pubblici e privati preferivano di gran lunga la pratica della mucca gravida ( lo Stato) da mungere al coraggio di chiudere le cose decotte. Anche la Fiat. Ricordo che facemmo tutti il tifo per rinviare la reindustrializzazione di Termini Imerese.
Servivano, se non ricordo male, 800 milioni per tenere l’auto in quello stabilimento. La Fiat insisteva. Noi del governo ci facemmo in quattro, con la Regione, per trovare i soldi. Impossibile. Erano troppi ( arrivammo ricordo a 180 milioni) e poi l’Europa non lo consentiva. Ricordo che eravamo frustrati e delusi. Tutti. Tranne uno. Mi colpì’ Marchionne. Al contrario dei suoi dirigenti che partecipavano attivamente, come erano abituati da decenni a fare, alla spasmodica ricerca di fondi pubblici, Marchionne si disse sollevato. A differenza dei suoi, lui quelle centinaia di milioni per mantenere Termini Imerese sembrava non li volesse veramente. Allora, ricordo, fui deluso. Ma lui fu chiaro: i suoi ( forse anche la famiglia Agnelli) lo avevano quasi costretto a seguire la strada del salvataggio e dell’alternativa alla reindustrializzazione. Lui non ci credeva. E non trovava nemmeno morale ( oltre che economicamente sbagliato) la strada del salvataggio coi soldi pubblici. Io no. Ero confuso.
Credevo veramente al nostro ruolo di salvatori ( coi soldi pubblici). Come quelli della Fiat ( e quelli di tutte le altre grandi aziende) credevano di continuare l’andazzo di sempre: coprire le inefficienze, rinviare le scelte, accollando allo stato ( con la cassa integrazione e finti e costosi “accordi di programma”) i costi . Una gigantesca operazione di socializzazione delle perdite. Che non evitera’ all’Italia, nel giro di pochi anni, il default finanziario, il declino industriale e la cancellazione di interi settori produttivi. Comunque per me quella vicenda fu una scoperta: un manager originale, coraggioso, onesto e...italiano, come Marchionne, non lo avevo mai conosciuto.

22/7/2018 - 20:58

AUTORE:
Amico di Sergio ed ex compagno di Enrico Rossi

Report. Marchionne e la casa svizzera. ''Pago le tasse in Italia, le pago come un lavoratore italiano che vive all'estero''

GIOVANNA BOURSIER

Mi dice dove abita lei.

SERGIO MARCHIONNE - AMMINISTRATORE DELEGATO FIAT

Dappertutto, guardi, faccio il giro del mondo io continuamente. Io sono residente svizzero da molti anni, e quindi lo ero prima di arrivare in Italia nel 2004.

BOURSIER

Dove?

MARCHIONNE

In Svizzera, cose personali è inutile che faccia la domanda, non domando dove abita lei

BOURSIER

Ma io glielo dico, però io la residenza fiscale ce l'ho in Italia.

MARCHIONNE

Ma io sono residente fiscale svizzero da anni. Quindi è inutile che cerchi di cambiare...

BOURSIER

Però ce l'ha a Zugo?

MARCHIONNE

Da sempre a Zugo.

BOURSIER

A Zugo

MARCHIONNE

Sempre!

BOURSIER FUORI CAMPO

Da 8 anni Marchionne comanda in Fiat, ma non vive in Italia. Ha casa a Toronto, a Detroit... e in Svizzera, dove la fiscalità è più conveniente. Ma, dentro la Svizzera, Marchionne ha la residenza fiscale nel cantone tedesco di Zugo, dove conviene ancora di più. Qui l'aliquota massima è del 23%.

[...] E' difficile capire quanto versa di tasse in Italia.

BOURSIER

Ma se lei vuole fare la grande Fabbrica Italia, perché non ha una casa in Italia, cioè perché non paga le tasse in Italia, chiariamolo!

MARCHIONNE

Le pago le tasse in Italia.

BOURSIER

No, non le paga in Italia.

MARCHIONNE

Le pago e poi pago la differenza in Svizzera. Io pago le tasse in Italia come un lavoratore italiano che vive all'estero, tutto lì, le pago come le pagano gli altri.

[...]

TOMMASO DI TANNO TRIBUTARISTA

È soggetto a una ritenuta definitiva cioè a una sorta di cedolare secca del 30% sui compensi che percepisce da parte di una società italiana.

BOURSIER

Cioè questo vuol dire che lui paga il 30% con questa ritenuta secca in Italia e poi pagherà svizzera tra il 15% e il 23% a Zugo?

TOMMASO DI TANNO TRIBUTARISTA

No, non paga più nulla in Svizzera, perché il trattato contro le doppie imposizioni fra Italia e Svizzera prevede che il prelievo, in questo caso, lo faccia soltanto il paese in cui risiede la società pagatrice e non c'è null'altro da pagare nel paese di residenza del manager. Quindi paga il 30%, punto e basta.

BOURSIER

Quindi vuol dire che rispetto all'aliquota del 43%, sarebbe l'aliquota italiana...

TOMMASO DI TANNO TRIBUTARISTA

Se fosse residente in Italia o comunque se passasse in Italia più di 183 giorni l'anno allora, in questo caso, in Italia pagherebbe il 43%; quindi il risparmio che questa persona consegue attraverso la residenza in Svizzera è del 13%.

BOURSIER

È del 13%...

TOMMASO DI TANNO TRIBUTARISTA

E questo riguarda semplicemente i compensi percepiti a carico di una società italiana ma se questa persona percepisse degli ulteriori compensi...

BOURSIER

Cioè per esempio prende un compenso da un'azienda americana di cui è anche amministratore delegato?

TOMMASO DI TANNO TRIBUTARISTA

Benissimo, in questo caso, nulla paga all'Italia, essendo un residente in Svizzera, pagherà in Svizzera un'aliquota compresa tra 15 e 23%.

BOURSIER

Comunque su 4 milioni di stipendio quel 13%...

TOMMASO DI TANNO TRIBUTARISTA

Vale 500.000 euro.

BOURSIER

Non è poco? Ogni anno...

TOMMASO DI TANNO TRIBUTARISTA

Questa è la situazione, buon per lui!

(AGI) - Dovrebbe forse intervenire il Garante della privacy dopo la puntata di ieri di 'Report' su Raitre dedicata alle vicende Fiat, e in particolare per la parte relativa alla localita' (nel Cantone di Zugo, Svizzera centrale -lingua prevalente il tedesco- con uno dei livelli piu' bassi di tassazione del Paese, ndr) dove ufficialmente risulta residente Sergio Marchionne, amministratore delegato del gruppo torinese.

Lo sostiene Riccardo Villari, vicepresidente di Coesione nazionale e gia' presidente -per un breve periodo- della commissione di Vigilanza Rai con i voti del Pdl quando era in forza al Pd. "La prima puntata dell'atteso ritorno della trasmissione di Milena Gabanelli era dedicata alla Fiat", dice Villari, "e tra i vari servizi c'era anche una lunga intervista a Sergio Marchionne.

Quando la giornalista autrice del servizio gli ha chiesto dove abitasse in Svizzera, Marchionne ha scelto legittimamente di non rispondere, precisando anzi che preferiva non divulgare l'indirizzo. Da quel momento sono seguite numerose immagini e in diversi frangenti della trasmissione, della localita' in cui risiede l'amministratore delegato Fiat, della sua casa vista dall'esterno, perfino dell'abitazione in cui vive l'ex moglie con i figli".

A questo punto -dice ancora Villari- "se la domanda che si poneva la puntata riguardava il futuro di Fiat in Italia, viene da chiedersi cosa si volesse dimostrare e soprattutto, cosa abbia apportato all'inchiesta un servizio come questo, che invece, spiace constatarlo, e' sembrato piuttosto quasi un'invasione di campo nella vita privata di Marchionne e che auspichiamo non abbia ripercussioni sulla sicurezza della persona e della famiglia. Un episodio, su cui forse occorrerebbe una valutazione dell'Authority per la Privacy".

Riassumiamo, per riuscire a fondersi con Chrysler in modo vantaggioso Marchionne deve riuscire il prima possibile a fare l'auto a basso consumo, ripagare Obama e poi quotarsi a Wall Street. Negli Stati Uniti sta andando bene, Chrysler comincia a vendere e Marchionne spera di scalare entro quest'anno. I veri problemi restano in italia. E torniamo all'ultimo bilancio consolidato al 31 dicembre 2010: 31 miliardi di euro di indebitamento finanziario e 15 miliardi di liquidità. Ma perché non usa la liquidità per ridurre il debito? Perché, dice Marchionne, il debito finanziario non è una preoccupazione: serve a finanziare la vendita di auto e quindi si auto liquida cioè quando i clienti pagano le famose rate.

Ma da bilancio, dentro i 31 miliardi di debiti complessivi, leggiamo, ce ne sono 2 più 9 di obbligazioni, che andranno rimborsati ai risparmiatori quindi non si auto liquidano, come non si auto liquidano i 2,3 più 6, 6 miliardi di prestiti bancari. E su questo debito complessivo si pagano gli interessi passivi.

Allora ci si domanda: quanto rende la liquidità e quanto costa il debito? A pagina 47 del bilancio è scritto "nel 2010 gli oneri finanziari netti del gruppo Fiat sono stati pari a 905 milioni. 150 in più rispetto al 2009 per mantenere più elevati livelli di liquidità".

Insomma Marchionne decide di pagare 150 milioni di euro di interessi passivi in più rispetto all'anno precedente per incrementare la disponibilità di cassa. Come intende usarla? Non per fare gli investimenti promessi in italia poiché alla domanda ha risposto "i soldi li trovo vendendo le auto". Ma allora questi 15 miliardi, di cui 12 in Fiat Auto, a cosa servono veramente? A fare bella figura? Un'anomalia che dovrebbe essere chiarita ai mercati finanziari. Sta di fatto che per ora Marchionne sta salvando i lavoratori americani e sistemando al meglio la famiglia. E chi salva i lavoratori italiani?

La situazione è che la residenza fiscale di Marchionne è a Walchwill, ma possiede un'altra casa nel cantone di Vaud, a Blonay, mezzora da Ginevra:...qui dicono che l'abbia comprata nel 2007 e ci vive l'ex moglie coi 2 figli...tipico chalet del luogo, tutta in legno, con parco e campo da tennis. Per i lavori Marchionne ha preferito chiamare una ditta italiana, che secondo il sindacato sottopagava i giardinieri. E su questo la legge svizzera è molto ferrea...

ALDO FERRARI, responsabile del sindacato svizzero

questi giardinieri erano pagati con la tariffa italiana che è molto più bassa di quella della Svizzera, allora che in Svizzera doveva pagare questi giardinieri il doppio. Dunque...

cioè vuol dire tu puoi portarti chi vuoi a metterti in ordine il giardino

senza problemi

però lo paghi secondo le regole svizzere visto che questo lavoro lo stai facendo in Svizzera visto che hai una casa in Svizzera?

esattamente

e quindi?

e quindi questa gente era pagata di metà e al finale la ditta italiana ha dovuto pagare la differenza.

quindi lui nel 2007 si è comprato questa casa a Blonay?

si è comprato questa casa a Blonay e l'ha rifatta tutta, anche all'esterno, quello che è stato fatto dai giardinieri "italiani"

Secondo il testo unico sulla fiscalità se abiti almeno 183 giorni l'anno in Italia, non puoi pagare le tasse da un'altra parte. Il suo ufficio stampa ci dice che a Torino HA UNA CASA E ci sta almeno metà settimana...

UFFICIO STAMPA FIAT

si vabbè ma in questa casa torinese quanto ci sta?

ci sta, ci sta, ci sta! Lui ha ragione quando dice io sono un cittadino Tra virgolette del mondo, perché sta 4 giorni a Torino. Stasera va a dormire a casa sua, a Torino, non dorme a Ginevra, va a dormire a casa sua a Torino, tanto per farti un esempio, lui ci dorme, ha tutta la cultura delle sue cose a casa sua, cioè c'è la casa, esiste!

Mario Gerevini per "il Corriere della Sera"

Il filo conduttore è una lunga intervista a Sergio Marchionne, incalzato, al Salone dell'auto di Ginevra, sul piano Chrysler, sulla futura sede legale del nuovo gruppo (Italia o Stati Uniti?), sui bilanci e sulla sua denuncia dei redditi: dove paga le tasse l'amministratore delegato della Fiat?

22/7/2018 - 19:55

AUTORE:
LdB..

Massimo rispetto per l'uomo Marchionne che sta lottando per la sua vita e chi, sui social, ne approfitta per offenderlo, dimostra la sua pochezza umana.
Detto questo si può passare ad analizzare il suo operato da AD di Fiat prima e FCA oggi.
Se è vero che il gruppo quest'anno tornerà all'attivo è altrettanto vero che in 14 anni di "regno", di " vittime " ce ne sono state parecchie : dal 2008 al 2013, 1390 lavoratori di Pomigliano sono stati mesi in Cig a zero ore. Di questi ne sono rientrati 650.
A quelli di Termini Imerese,Palermo, è andata peggio : 1100, più o meno tutti, in Cig e poi nel 2014 stabilimento chiuso. Stabilimento passato a Blutec, che sta ri-assumendo, per gradi, parte dei lavoratori.
Se poi ci mettiamo il danno per lo stato italiano, il quadro è completo : Fca ha sede legale ad Amsterdam, quella fiscale a Londra.Non è poco.
Ripeto, spero di non essere frainteso...

22/7/2018 - 17:38

AUTORE:
Marchigiano

Come un lugubre tamburo, il susseguirsi ininterrotto di notizie e di mezze verità che tutti i mezzi d'informazione ci propinano in tutte le salse intimorisce perché ci fa capire che il mondo della finanza e dell'industria trema.
Nessuno è indispensabile e tutti siamo necessari, però è indubbio che qualcuno conti più di un altro perché meritatamente è in grado di trainare l'economia e di conseguenza il benessere delle masse...e Lui apparteneva a quei pochi.