L'articolo di oggi non poteva non far riferimento alla festa del SS. Crocifisso che Pontasserchio si appresta a celebrare, il 28 aprile.Da quella ricorrenza è nata la Fiera del 28, che poi da diversi anni si è trasformata in Agrifiera, pronta ad essere inaugurata il 19 aprile per aprire i battenti sabato 20.La vicenda che viene narrata, con il riferimento al miracolo del SS. Crocifisso, riguarda la diatriba sorta tra parroci per il possesso di una campana alla fine del '700, originata dalla "dismissione" delle due vecchie chiese di Vecchializia.
Dall'anidride carbonica al carbone: una ricerca che fa ben sperare
La quantità di anidride carbonica che quotidianamente le attività terrestri riversano nell'atmosfera ha ormai raggiunto livelli tali da cui sarà arduo, se non impossibile, tornare indietro, in mancanza di adeguate politiche economiche che prendano seriamente in considerazione questo problema, nonostante i continui appelli degli scienziati sulla salvaguardia del clima.
In attesa di soluzioni politiche che tardano a venire, la ricerca scientifica, da parte sua, sta valutando progetti attuativi che possano quanto meno limitare i danni.
E' di questi giorni la notizia di una nuova tecnica – a dir la verità pensata, ma ancora mai realizzata finora – che sembra possa convertire efficacemente l'anidride carbonica in carbonio.
Questo, almeno in laboratorio!
Un team di ricercatori ha utilizzato metalli liquidi per la trasformazione dell'anidride carbonica gassosa in carbonio solido.
Questo esperimento, laddove trovasse un'adeguata applicazione a livello industriale, potrebbe rappresentare una svolta radicale, trasformando completamente il nostro approccio alla raccolta e allo stoccaggio del carbonio.
La ricerca è stata condotta in Australia dal Royal Melbourne Institute of Technology (RMIT) ed è riuscita a mettere a punto una nuova tecnica per sfruttare la conversione della CO2 dalla fase gassosa a particelle solide di carbonio.
La notizia è stata resa nota dalla rivista scientifica Nature Communications.
Le tecnologie impiegate fino ad oggi per la cattura e lo stoccaggio del carbonio sono rivolte alla trasformazione dell'anidide carbonica dalla forma gassosa in forma liquida ed alla successiva conservazione in siti appositi, in ambiente sotterraneo.
L'implementazione di questi processi è tuttavia ostacolata da varie questioni sulla fattibilità economica (leggi 'costi elevati') e dalle preoccupazioni ambientali per le possibili perdite dai siti di stoccaggio.
“La trasformazione di CO2 in un solido necessita di temperature estremamente elevate, rendendo il processo industrialmente non redditizio”, afferma il dr Torben Daeneke, ricercatore del RMIT. “Se però si utilizzano dei metalli liquidi, in particolare una lega di gallio, indio, stagno e cerio come catalizzatori, con un procedimento adeguato si può riportare la CO2 da gas in carbonio a temperatura ambiente, con costi sostenibili”.
Il dr Daeneke e la dott.ssa Dorna Esrafilzadeh, anch'essa ricercatrice della Scuola di Ingegneria del RMIT, hanno ideato e messo in atto una tecnica elettrochimica per la cattura e la conversione della CO2 atmosferica in carbonio solido immagazzinabile.
Per far questo i due studiosi hanno progettato un catalizzatore di metallo liquido con proprietà superficiali specifiche che lo hanno reso etremamente efficiente nel condurre elettricità.
Ecco come.
In un becher, in laboratorio, è stata introdotta la lega formata dai metalli sopracitati, acqua e anidride carbonica. Quindi, mediante un cavo che attraversava il contenitore, è stata fatta passare una corrente elettrica.
La CO2 si è trasformata lentamente in cristalli solidi di carbonio che hanno potuto essere staccati dalla superficie metallica, ottenendo una produzione continua di un solido carbonioso.
“Il processo produce anche, come sottoprodotto, combustibile sintetico che potrebbe avere applicazioni industriali”, sottolineano i due ricercatori.
Sostanzialmente, si è riusciti ad invertire il processo di inquinamento dalla CO2 che tanto allarma il mondo della scienza.
La ricerca è stata condotta presso il MicroNano Research Facility del RMIT ed è stata supportata dal Centro di ricerca australiano per le future tecnologie elettroniche a bassa energia.