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In questo nuovo articolo di Franco Gabbani le vicende storiche, incentrate tra la fine del '700 e l'inizio dell'800, travalicano i confini della Valdiserchio, come già accaduto in diverse occasioni, e d'Italia, espandendosi in Europa.E' la storia di un giovane costretto a seguire la carriera militare per problemi e ripicche amorose, con l'inevitabile nefasta conclusione, raccontata utilizzando le stesse parole dell'ussero, che ci danno uno spaccato di un'esistenza iniziata negli agi della famiglia gentilizia e terminata sui campi di battaglia 

Comune di Vecchiano
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Massimiliano Angori sindaco
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La ricerca è attiva in tutta Italia
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Migliarino Nodica Pisa e Vecchiano.
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. . . dalla parte della Palestina ? Perché il governo .....
Com’è noto il generoso 110% e i suoi fratelli, .....
Bravo Bruno da o di ovunque tu sia, sono con te. .....
. . . prima che siano passati almeno 30/ 40 anni chiederà .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Vivrò con la faccia che tu amavi
Coi miei giochi sempre nuovi
Col difetto di sognare
Lo so che ho imparato a dirti amore
Quando ormai ci era di andare
Dove .....
Se i limiti di velocità servono a tutelare la sicurezza, non capisco perchè le auto della Polizia Municipale si debbano nascondere per poi rilevare .....
Capire la cattedrale del nostro tempo
La ricostruzione di Notre-Dame ci ricorda chi siamo e chi vogliamo essere

17/4/2019 - 12:35

            Capire la cattedrale del nostro tempo

La ricostruzione di Notre-Dame ci ricorda chi siamo e chi vogliamo essere

di Matteo Renzi

Difficile non piangere davanti a Notre Dame che brucia. I cinici direbbero che sono lacrime inutili: le lacrime non spengono gli incendi, non servono.

Eppure sono lacrime preziose perché ci dicono chi siamo davvero. Nella storia dell’Umanesimo, la costruzione di una cattedrale è il momento in cui un insieme sgangherato di donne e uomini diventa popolo. Smette di essere, semplicemente, la gente: diventa comunità.

L’Europa medievale deve molto alle scelte di chi costruisce le cattedrali. Perché, sì, la cattedrale è il luogo della preghiera, dell’incontro con Dio. Ma è anche il luogo dell’incontro del popolo. Vi si sperimentano soluzioni tecniche ardite, innovative.

Qui si sfida il tempo: chi inizia la costruzione non ne vedrà la fine, in una staffetta generazionale di dedizione, arte, passione, tenacia. Ma anche se sa che non sarà presente il giorno dell’inaugurazione, posa comunque la propria pietra. Perché posando quella pietra contribuisce al proprio essere cittadino.

Riconosce, in quel gesto, l’appartenenza a qualcosa di più grande di lui. Quanto avremmo bisogno ancora oggi di appartenenza in un mondo in cui sembra trionfare l’apparenza.

 Quante bugie sull’Europa, pure mentre brucia Notre-Dame

I brexiteers, Trump, Bannon. Qualcuno di questi leader ha espresso la propria partecipazione vedendo il rogo a Parigi? No, perché era uno choc della Francia

Una vita fa, quando la mia attività principale era fare il caposcout oltre che lo studente di Giurisprudenza, avevo un’autentica passione per i costruttori di cattedrali. Ne scrivevo, assieme ad amici, sui giornali scout. Leggevamo il Paul Claudel dell’Annuncio a Maria colpiti dal dialogo tra Pietro di Craon (“Non alla pietra tocca fissare il suo posto, ma al Maestro dell’Opera che l’ha scelta”) e Violaine (“Siate uomo, Pietro. Siate degno della fiamma che vi consuma. E se bisogna essere divorati, sia ciò su un candelabro d’oro come il Cero Pasquale in mezzo al coro per la gloria di tutta la Chiesa”).

Leggevamo il Mario Luzi dell’Opus Florentinum in cui si narra la costruzione di Santa Maria del Fiore (“Crescerà certo in altezza questo tempio, sovrasterà le care antiche chiese della nostra cinta ma a farlo grande sarà la nostra fede e non la sua misura, la pietà tenace e forte della gente fiorentina”).

 Sognavamo i passi verso la cattedrale di Chartres di Guy de la Rigaudie, il rover leggendario, e naturalmente di Charles Péguy magnificamente ricordati ieri sul Foglio da Maurizio Crippa: “Ecco il luogo del mondo dove tutto diviene facile”.
 
Da ieri sera non penso che a Notre Dame. La cattedrale che è il simbolo di Parigi almeno quanto il Louvre e la Torre Eiffel. La cattedrale che ha affascinato generazioni intere di cittadini del mondo, la cattedrale di cui non ha potuto fare a meno Napoleone, la cattedrale delle preghiere e dei romanzi. In molti hanno scritto che l’immagine della guglia che crolla, del fumo che divampa ovunque, delle fiamme che bruciano in mezzo a Parigi sono il segno della disfatta dell’Europa. Terribile presagio di ciò che attende la Francia e l’intero Vecchio continente.
 
Non sono d’accordo. Penso che sia vero il contrario. Il dolore è immenso, certo. Ma questo è il momento da cogliere. Adesso è il tempo di vivere. Di costruire. Di ricostruire.
 
Ricostruire Notre Dame è la grande occasione per i costruttori di cattedrali del XXI secolo. Ricostituire il cristianesimo in Francia, mai in crisi come in questo periodo nella terra di Giovanna d’Arco e di Maritain, del curato d’Ars di Bernanos e di Mounier.

Ricostituire l’identità francese impaurita e dilaniata dalle tensioni non solo nelle banlieue. Ricostituire la cattedrale come simbolo di un popolo europeo che non si accontenti di essere solo gente, che non si faccia terrorizzare dagli estremisti e dai sovranisti. 
 
E’ vero, i cinici non sbagliano: le lacrime sono troppo deboli per spegnere un incendio.
 
Ma le lacrime ci ricordano che siamo ancora capaci di emozionarci per qualcosa che non è nostro, eppure ci appartiene. Ci ricordano che nel tempo dei robot e dell’intelligenza artificiale noi siamo i valori che difendiamo, la cultura che esprimiamo, la bellezza che ammiriamo. Parigi, la Francia, l’Europa ricostruiranno Notre Dame.
 
In questi casi si finisce con la frase a effetto: e sarà più bella di prima. No, non è vero. Non sarà più bella di prima. Ma sarà la Cattedrale di cui ha bisogno il nostro tempo. La bellezza che servirà a ricostruire questa cattedrale non sarà solo la qualità artistica o l’ingegno tecnico: sarà la bellezza che serve ai cittadini del XXI secolo per essere pionieri, curiosi, tenaci.

Sarà la bellezza che serve perché noi cittadini del XXI secolo possiamo essere donne e uomini e non cibo per algoritmi.

C’è da ricostruire una cattedrale: dopo il dolore delle fiamme, questa è un’occasione da non sprecare. Per ricordarci chi siamo e chi vogliamo essere.






Fonte: Il Foglio -foto Notre-Dame a Parigi, di Jean-Baptiste Armand (1841-1927)
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19/4/2019 - 15:11

AUTORE:
Edoardo

...tutti i personaggi che hai elencato, poi scrivono più o meno le stesse cose di Renzi, con chi stai ? Bastasse un articolo..

19/4/2019 - 14:57

AUTORE:
ci passo tutti i giorni

Per ricordarci chi siamo e chi vogliamo essere pensiamo anche che ci sarebbe da ri-costruire : L'Aquila, Amatrice, parte delle Marche , parte dell' Umbria e del Lazio, nonchè la basilica di S. Benedetto a Norcia. E pure il Ponte d'Oro...

18/4/2019 - 8:45

AUTORE:
Solidea

Cinici? io li definisco stronzi e sono sicura di non sbagliare...io che non offendo mai nessuno e che ho poche certezze.
Mi associo al pianto universale di tutti quelli che amano le opere d'arte le chiese i teatri i palazzi le ville le dimore storiche le piazze i cimiteri monumentali e i monumenti celebrativi perché lì sta il corso faticoso dell'umanità ed è sempre da questi luoghi che si riparte, dopo ogni sconfitta, verso il futuro.
Smettiamola con i campanilismi inutili e le fazioni polemiche che all'infuori delle chiacchiere delle cattiverie e delle malignità sono sterili e deludenti.
Tutto ciò che succede al nostro vicino o al prossimo non è detto che possa accadere a ognuno di noi, proprio stamani in Piemonte un incendio ha distrutto un'abitazione trascinandosi dietro una nonnina di cent'anni suonati che desiderava soltanto proseguire il suo cammino sulla terra invece...
Intanto vista la generosità che i Paperoni mondiali stanno elargendo per la ricostruzione di "Madame", che risorgerà sicuramente bellissima come è stato per i nostri Teatri andati in fumo, mi chiedo: ma mister Berlusconi non partecipa neanche con un euro considerati e suoi passati di chansonnier francese e di laureato alla Sorbona? Dov'è andato tutto il suo orgoglio per la Francia?!

17/4/2019 - 13:02

AUTORE:
Giorgio

... di Salvini e Di Maio, Di Zingaretti, di Toninelli, Della Lezzi, della Castelli, di Casalino&Casaleggio, di Fontana, di Pillon, Della Meloni, o della Raggi, che dovrebbe intendersene.
O anche, perché no, di D'Alema e Bersani. Poi confrontiamoli e decidiamo una buona volta, in libertà finché c'è, con chi stare.