Con questo articolo termina la seconda serie di interventi di Franco Gabbani, attraverso i quali sono state esaminate e rivitalizzate storie e vicende del nostro territorio lungo tutto il secolo del 1800, spaziando tra fine '700 e inizi del '900 su accadimenti storici e vite di personaggi, che hanno inciso fortemente oppure sono state semplici testimonianze del vivere civile di quei tempi.
SI VIAGGIARE.
Hotel York, Rua das Janelas Verdes, Lisboa, fine agosto 1996.
Un albergo con poche stanze e mobili originali ‘800 inglese. Un piccolo giardino pieno di fiori dove è servita la prima colazione all’ombra degli aranci. Non costava neanche molto, allora. Appena arrivato nella stanza mi guardo intorno. Dalla finestra un panorama di città, dentro mogano, tappeti, quadri con paesaggi portoghesi.
Apro un cassetto e trovo l’elenco telefonico di Lisboa. Mi viene subito l’idea e cerco. Ecco la T, Tabucchi Antonio c’è. E accanto al suo c’è anche nome e cognome portoghesi di una donna. Faccio il numero d’impulso e il telefono squilla tre o quattro volte. Una voce maschile mi risponde “pronto” in italiano, è lui, penso.
Buongiorno, mi chiamo Umberto Mosso e vengo da Roma, parlo con lo scrittore Antonio Tabucchi?
Mia moglie mi guarda con aria di rimprovero, sventolando la mano davanti alla fronte, come a dire sei matto?
Si, mi risponde la voce, e non aggiunge altro.
In quel momento mi rendo conto di avere fatto una cosa un po' stupida, inopportuna, ma l’impulso era stato forte. Volevo entrare, anche per pochi secondi, nella vita di quell’uomo che aveva regalato a me e a tanti storie bellissime e grandi emozioni.
Mi scusi se sono inopportuno, volevo solo ringraziarla per i suoi libri e dirle che vedrò Lisboa usando “Requiem” come se fosse una guida (ndr: scritto nel 1991 in portoghese). La ringrazio, sa che i lettori mi parlano quasi solo di Pereira?
Di Requiem e dell’uso che ne farà quasi mai. Spero non lo consideri un uso improprio, aggiungo, ma mentre lo leggevo ho avuto subito l’idea di venire qui e rifare esattamente quel percorso. Non in un giorno, ovviamente. Affatto improprio. E’ un percorso da fare non solo con gli occhi, mi dice. E se lei ha un suo Pessoa da incontrare al molo di Alcantara, dopo quel percorso non avrete bisogno di parlarvi per capirvi.
La ringrazio e mi scuso del disturbo.
Obrigado, e mi sembra che sorrida, buon viaggio.
Click.
Requiem è un libretto portentoso. Se siete stati a Lisboa, leggendolo vorrete tornarci per prendere il 28 da Sao Vicente da Fora fino a Prazeres, cenare alla Casa do Alenteju, in Rua de Sannt’Antao, bervi un caffè all’A Brasileira, in Chiado, e poi guardare il Teju e la sponda dell’Alenteju dal molo di Alcantara.
Se non ci siete stati fatelo. Magari dopo aver letto anche “Sostiene Pereira” e aver visto il film, bellissimo, di Roberto Faenza. Molto fedele al libro e con un Mastroianni straordinario. Il film inizia con una panoramica del Miradouro de Sao Pedro con sullo sfondo una delle vedute più belle di Lisboa. Una delle città più belle del mondo.
Ci sono tornato e ritornato, sempre più felice.
:::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::
da fb - Bruno Baglini:
Amico e compaesano di Antonio, dovevamo celebrarlo come ogni anno qui a Vecchiano, ma tutto è rimandato se...se va tutto bene come ben speriamo.
;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;;
-Umberto Mosso:
Si mantenete la celebrazione a quando si potrà, avete ragione di esserne orgogliosi