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Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA  sono la figlia della "Cocca".

Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.

Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché  anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è  ancora comunità.  

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. . . che il senatore Matteo Renzi dice e fa quella .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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da Jessy Taylor
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passano gli anni
cambiano i volti belli
ma i tuoi occhi sono rimasti
quelli di allora
ed è nei tuoi occhi che vedo
l'amore che non è mutato

e .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
Il premier fa asse con Pd e Italia Viva
Governo diviso, salta l’accordo sui migranti. Conte contro il M5S: i patti si rispettano

12/5/2020 - 9:22

Governo diviso, salta l’accordo sui migranti. Conte contro il M5S: i patti si rispettano
Il premier fa asse con Pd e Italia Viva per tenere la regolarizzazione dentro il decreto “Rilancio”

ROMA.

L’accordo c’è, anzi no. La regolarizzazione dei migranti che lavorano nei campi o come colf o badanti sembra la tela di Penelope, ma in questo caso si disfa di giorno ciò che è stato tessuto durante la notte tra domenica e lunedì.

L’intesa pareva fatta, o almeno così credevano Giuseppe Conte, Iv, Pd e Leu. In videoconferenza, insieme al presidente del Consiglio, c’erano Dario Franceschini, Andrea Orlando e Giuseppe Provenzano per il Pd, Teresa Bellanova e Luigi Marattin per Iv, Roberto Speranza per Leu e Vito Crimi e Riccardo Fraccaro per i 5 stelle.

Si è discusso fino a dopo l’una e alla fine democratici e renziani erano andati a dormire soddisfatti, perché al tavolo c’era pure il premier e dunque la partita sembrava chiusa. Ma il risveglio è brusco per Iv, Pd e Leu: passano solo poche ore e M5s comincia a bombardare con dichiarazioni alle agenzie e sui social network: «No a sanatorie, no a scudi penali».
Nelle bozze del “decreto rilancio”, in ogni caso, la norma è stata inserita. Prevede che i datori di lavoro possano chiedere di regolarizzazione i dipendenti in nero, stranieri ma anche italiani, pagando una cifra forfettaria di circa 400 euro. Inoltre, gli stranieri ai quali è scaduto il permesso di soggiorno lo scorso 31 ottobre potranno chiedere - versando 100 euro - un rinnovo di sei mesi per cercare un nuovo lavoro. Ai 5S non vanno bene i sei mesi di rinnovo dei permessi ma soprattutto la sanatoria prevista per i datori di lavoro che regolarizzano i dipendenti in nero. «È chiaro - spiega una fonte Pd - che non si può chiedere a un’azienda di mettere in regola i dipendenti se poi gli diciamo che puniremo chi lo farà».


Su questo parte la controffensiva dei 5 stelle. Prima arriva una nota del partito, di fatto riferibile a Crimi, capo politico pro-tempore e viceministro dell’Interno: «Non possiamo immaginare che possa farla franca chi si è macchiato di caporalato». Poi attacca Carlo Sibilia, sottosegretario sempre al Viminale, tra più contrari alla sanatoria.
Pd e Iv restano di sasso. Ancora più stupito è il premier, che aveva coordinato il tavolo della trattativa e che per tutta la giornata di ieri evita di far emergere la propria irritazione. Conte ha promesso alla ministra Bellanova, e per suo tramite a Matteo Renzi, che la norma sarebbe stata dentro il decreto. Per il M5s invece l’unica via d’uscita è lo stralcio, Sibilia lo dice chiaramente. Ma Iv non vuole sentirne parlare, per la Bellanova «l’accordo non si tocca e deve essere nel “decreto rilancio”». Toni simili dal Pd: «Per noi l’intesa va nel decreto». Dem e renziani negano l’accusa di voler condonare i “caporali”: «Non è vero, la norma esclude esplicitamente dalla sanatoria chi è stato condannato per caporalato o per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina». Dentro il Movimento non è chiaro cosa sia accaduto. A Palazzo Chigi non smentiscono il sospetto, alimentato da Pd e Iv, che sia stato Di Maio a radicalizzare le condizioni del M5S. «Un minuto dopo - sostengono i 5S - verremmo accusati di rendere impuniti i caporali». Non solo da Matteo Salvini e Giorgia Meloni, ma anche da una parte della magistratura. Volano accuse alla ministra del Lavoro Nunzia Catalfo, messa all’indice dai suoi stessi colleghi per non aver compreso «cosa significasse quell’accordo». Ma anche al capodelegazione Bonafede e a Fraccaro.
Il sottosegretario all’Agricoltura Giuseppe L’Abbate spiega che sanare tutti, in questo modo, sarebbe «un incentivo a prendere i barconi e a venire in Italia». Molto meglio, spiega, puntare a corridoi verdi, per riportare lavoratori stagionali, come i romeni, che sono rimasti bloccati dal coronavirus».


Roberto Gualtieri, a fine giornata, chiarisce al Tg5: «Ci sarà una regolarizzazione di colf, badanti e regolatori agricoli: c’è carenza di manodopera, aiuterà anche a far emergere il lavoro nero». Pd e Iv non intendono fare retromarcia e dicono che a questo punto la deve risolvere Conte nel consiglio dei ministri che si dovrebbe tenere oggi.

 

E in serata anche fonti M5s parlano di «testo migliorato», precisando però: «Non c’è ancora l’accordo». Si lavora per restringere il campo, M5s vorrebbe escludere dalla sanatoria anche chi è solo indagato per caporalato. Ma per gli alleati non si può applicare «la regola del sospetto» e comunque l’intesa dovrà esserci nelle prossime ore.

Fonte: ALESSANDRO DI MATTEO, ILARIO LOMBARDO- La Stampa.it
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