L'articolo di oggi non poteva non far riferimento alla festa del SS. Crocifisso che Pontasserchio si appresta a celebrare, il 28 aprile.Da quella ricorrenza è nata la Fiera del 28, che poi da diversi anni si è trasformata in Agrifiera, pronta ad essere inaugurata il 19 aprile per aprire i battenti sabato 20.La vicenda che viene narrata, con il riferimento al miracolo del SS. Crocifisso, riguarda la diatriba sorta tra parroci per il possesso di una campana alla fine del '700, originata dalla "dismissione" delle due vecchie chiese di Vecchializia.
Serve la mossa del Re, dopo quella del cavallo.
Lo scarto tra la visione politico programmatica di Matteo Renzi e quella degli altri attori della politica italiana è abissale. Nell’ultimo suo libro, la mossa del cavallo, questo scarto si è ancor più allargato per via del segno programmatico, ancora più dettagliato che in altre sue precedenti fatiche e con qualche innovazione molto importante per tener dentro la sua strategia il meglio delle intuizioni positive del novecentesco movimento socialdemocratico tedesco, l’unico degno di questo nome.
Mi riferisco alla proposta di partecipazione agli utili e alla gestione di impresa dei lavoratori.
Navigare, come fa lui, nel mare agitato da venti populisti che raccolgono tutto il peggio delle pance – dal complottiamo demo-pluto-giudaico-massonisco , al settarismo delle varie aporie religiose; dal luddismo antindustrialista all’estremismo infantile dell’uno vale uno – è cosa che richiede una fede incrollabile sul segno prevalente del progresso oltreché un gran coraggio personale, essendo il bersaglio pressoché unico dei, solo apparentemente opposti, due fronti della dissipazione di un patrimonio nazionale costruito in secoli di procelloso progresso: l’indiscutibile e cosmopolita creatività individuale che non è mai riuscita a determinare una rappresentanza politica, culturale e sindacale, corrispondente al peso dei produttori della ricchezza, intesa in senso lato.
Non sarebbe dunque improbabile doversi rassegnare - guardando alla nostra storia nazionale - all’idea che il destino di uno come Matteo Renzi sia quello dei grandi predicatori laici, riformisti e liberaldemocratici: “vox clamantis in deserto”.
Pare, questa, una convinzione non banale, di quanti gli addebitano l’errore fatale di non aver “rotto” lo schema dopo il voto europeo del 2014.
Tuttavia credo, anche accogliendo questo filone interpretativo del quadro politico nazionale, che il carattere strutturale di sistema, della crisi del nostro assetto istituzionale, offra al senatore di Firenze, un’altra occasione per sfuggire a un destino di minoritarismo illuminato.
Giustamente l’ex segretario del PD ha denominato il cuore della sua proposta economica come “Piano shock degli investimenti nelle infrastrutture”.
Probabilmente, stante il precipitare congiunto di ben tre crisi – sanitaria, economica, giudiziaria – sulla vecchia architettura costituzionale, il sistema, se non vuole degradare in una deriva di tipo argentino/venezuelano, per uscire dallo stallo ha bisogno di un altro tipo di shock, di qualcosa che comunque imponga al turbolento sistema dei partiti un bivio immediato.
Nessuno degli analisti più ragionevoli concede un soldo di stima alle attuali leadership dei partiti e, tuttavia, appare abbastanza incontestabile l’emergere, faticoso ma vivace, di seconde linee che chiedono un cambio radicale di regole nella vita di tutte le rappresentanze. Un sistema partitico sindacale ridottosi, per alimentare il consenso elettorale - a destra come a sinistra - a mero specchio delle bardature burocratico corporative e amministrative non potrà mai trovare la soluzione alla crisi di sistema: in quanto specchio fa parte del problema.
Le parole del Presidente della Repubblica sulla necessita di una coesione morale che vada oltre il balbettio corrente della politica appaiono, finora, come quei richiami con i quali consentire ma che non sembrano produrre lo scatto auspicato.
C’è chi può rompere questo circuito vizioso dove gli opposti fanno ammuina urlandosi addosso per acconciarsi subito dopo ad agitare le loro identitarie parole d’ordine?
C’è ed è ancora lui, il senatore Matteo Renzi.
Ha una estate a disposizione per valutare il valore storico della rottura definitiva con il trasformismo e il consociativismo e per verificare quante e quali forze sono radunabili prima del precipitare in un disfacimento inesorabile mistificato dalla retorica del rischio pandemico.