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Nei giorni 26-27-28 aprile verranno presentati manufatti in seta dipinta: Kimoni, stole e opere pittoriche tutte legate a temi pucciniani , alcune già esposte alla Fondazione Puccini Festival.Lo storico Caffè di Simo, un luogo  iconico nel cuore  di Lucca  in via Fillungo riapre, per tre mesi, dopo una decennale  chiusura, nel fine settimana per ospitare eventi, conferenze, incontri per il Centenario  di Puccini. 

. . . per questo neanche alle 5. 50 prima di colazione. .....
. . . alle nove dopocena non ciai (c'hai) da far altro? .....
. . . il plenipotenziario di Fi, Tajani, ha presentato .....
Ieri 19 Marzo ci ha lasciato un Vs. concittadino Renato .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Il sole nutre
col suo splendore
il croco il bucaneve
la margherita. . .
Il cuore
cancella il dolore
se alimentato dall'amore
essenza della vita
Quando .....
Oggi è venuto a mancare all’affetto di tutti coloro che lo conoscevano Renato Moncini, disegnatore della Nasa , pittore e artista per passione. .....
STORIE SENZA TEMPO
Sesso, amore e fedeltà 3
Ovidio Della Croce, Cristina Marinari

23/12/2020 - 9:20

Giocondo langue per il tradimento della moglie. Si ripiglia perché vede una cosa incredibile. Riferisce al re, ma prima lo fa giurare di stare calmo. I due amici partono e provano a sedurre tutte le donne che incontrano per capire se è nella natura delle donne non potersi accontentare di un uomo soltanto. Poi riflettono: se non uno, due mariti saranno sufficienti? Acquerello di Daniela Sandoni.


TRE
 

SCORNO AL RE!
 
Giocondo, poveraccio, soffre pene d’amore. Ariosto ci ironizza con un doppio senso e lo fa passare, nel suo viaggio verso Pavia, guarda caso, da Corneto. Giocondo langue, la sua bellezza sfiorisce e tutti se ne rendono conto, anche se il vero motivo resta oscuro.
Il più preoccupato sembra suo fratello Fausto, impensierito dalla promessa fatta al re e temendo di passare per bugiardo: “mostrar di tutti gli uomini il più bello / gli avea promesso, e mostrerà il più brutto.”
Fausto non si abbatte, l’ottimismo non lo abbandona e porta comunque Giocondo a Pavia. Ci tiene molto però ad avvisare il re “che ‘l suo fratel ne viene a pena vivo; / e ch’era stato all’aria del bel viso un affanno di cor tanto nocivo, / accompagnato da una febbre ria, / che più non parea quel ch’esser solia.”
Ha preso un colpo, si direbbe oggi. Che è un po’ l’effetto che fa a volte quando dopo trent’anni ti ritrovi a cena con i tuoi ex compagni delle superiori e quello che una volta si avvicinava a te con un fare malizioso ora non ti riconosce più. Ma non perdiamo il filo…
Re Astolfo, appresa la notizia, sotto sotto gongola. Alla fine non gli dispiace per niente mantenere il suo primato di bellezza e poi quel ragazzo gli sta pure simpatico. Lo fa sistemare a palazzo e si assicura che venga trattato nel miglior modo possibile.
Giocondo nel frattempo non smette di rosicare, ripensa al tradimento della moglie e non si dà pace. Continua a girovagare per la reggia finché un giorno, per caso, scopre una fessura nel muro della stanza più segreta del palazzo, quella della regina. Incuriosito avvicina l’occhio e… cosa vede?
 
“Quindi mirando vide in strana lutta
ch’un nano avviticchiato era con quella:
ed era quel piccin stato sì dotto,
che la regina avea messo di sotto.”
 
Nooo, ma davvero?
Giocondo lì per lì ci rimane di stucco, pensa sia un barbatrucco, invece è tutto vero. Non si capacita di come la regina, con un marito così bello, cerchi la compagnia di uno “sgrignuto mostro contraffatto”.
O allora? O se alla regina gli garba il nano? Chi siamo noi per giudicare?
Comunque… questa faccenda della moglie del re con quell’orribile nano “sgrignuto”, gobbo, consola parecchio Giocondo perché, si sa, mal comune mezzo gaudio e, pensandoci bene, è quasi disposto a perdonare la sua di sposa, che almeno è andata col garzone discreto:
 
“E de la moglie sua, che così spesso
più d’ogn’altra biasimava, ricordasse,
perché ‘l ragazzo s’avea tolto appresso:
et or gli parve ch’escusabil fosse.
Non era colpa sua più che del sesso,
che d’un solo uomo mai non contentosse:
e s’han tutte una macchia d’uno inchiostro,
almen la sua non s’avea tolto un mostro.”
 
Così fan tutte, insomma, per scomodare Mozart. Perché la fedeltà è un po’ come l’araba fenice: tutti sanno che c’è, ma nessuno sa dove sia di preciso. Parole di Don Alfonso eh, sia chiaro.
La tresca della regina col nano va avanti per diverso tempo:
 
“Il dì seguente, alla medesima ora,
al medesimo loco fa ritorno:
e la regina il nano vede ancora,
che fanno al re pur il medesimo scorno.”
 
Giocondo, che ogni volta assiste incredulo, pensa: Borda! Che pu… pulzella malandrina! Si sa, qualcuno può dire: E se invece avesse visto re Astolfo calmare “le bramosie d'amor” con una giovane pulzella? Parafrasando Carlo Martello di De André: Evviva il nostro sire che invece di dormire galoppa a gran furor!
Ma messer Ludovico ci sorprende sempre. Se Giocondo avesse visto re Astolfo... sarebbe stata un’altra storia. E forse, consentiteci il pensiero, molto più banale.
 
Ad ogni modo, Giocondo è talmente sollevato che torna bello e allegro “che sembra un cherubin del paradiso.”
Re Astolfo muore dalla voglia di conoscere il segreto di un così repentino cambiamento e Giocondo, diciamocelo, non vede l’ora di raccontarglielo, “ma non vorria che più di sé, punire / volesse il re la moglie di quel torto.”
E qui Giocondo si dimostra un gran signore. Per evitare la vendetta del re sulla propria consorte lo fa giurare. Giura che, cascasse il mondo, qualsiasi cosa ti dirò, tu manterrai la calma. Astolfo giura, Giocondo confessa e Astolfo…
 
“Ne fu per arrabbiar, per venir matto;
ne fu per dar del capo in tutti i muri:
fu per gridar, fu per non stare al patto;
ma forza è che la bocca al fin si turi,
e che l’ira trangugi amara ed acra,
poi che giurato avea su l’ostia sacra.”
 
Applauso per Astolfo. E stima, stima infinita.


SE NON UNO DUE?
 
Abbiamo appena tirato un sospiro di sollievo, e con noi messer Ludovico, quando anche re Astolfo controlla il proprio furore e non uccide il nano e la moglie adulteri.
Che fanno ora i due mariti traditi?
 
“Che debbo far, che mi consigli frate,
(disse a Iocondo), poi che tu mi tolli
che con degna vendetta e crudeltate
questa giustissima ira non satolli?
Lascian (disse Iocondo) queste ingrate,
e proviam se son l’altre così molli:
facciàn de le lor femine ad altrui
quel che de le nostre han fatto a nui.”
 
Ai due mariti pare strano di essere stati traditi e decidono di scoprire la natura delle donne. Partono fiduciosi di poter sedurre tutte le donne che vogliono. In incognito, strada facendo vedrai…
 
“Travestiti cercaro Italia, Francia,
le terre de’ Fiamminghi e de l’Inglesi;
e quante ne vedean di bella guancia
trovavan tutte ai prieghi lor cortesi.”
 
Ma piuttosto che inseguirli nei loro soggiorni sessuali, conviene vedere quale esperimento decidono di fare i due, ormai diventati amici, per capire se è nella natura delle donne non accontentarsi di un uomo solo. Astolfo riflette e propone:
 
“Gli è meglio una trovarne che di faccia
e di costumi ad ambi sia grata;
che lor communemente soddisfaccia,
e non n’abbin a valer mai gelosia.”
 
Al re Astolfo l’idea di avere Giocondo come compagno di questo strano esperimento del due per una che soddisfi entrambi piace e aggiunge:
 
“So ben ch’in tutto il gran femineo stuolo
una non è che stia contenta a un solo.”
 
Poi conclude convinto della sua pazza idea:
 
“che s’anco ogn’altra avesse duo mariti,
più che a uno solo, a duo seria fedele;
né forse s’udiran tante querele.”
 
Giocondo ascolta questo ragionamento e rimane molto lusingato della proposta triangolare del re. Così, fermi nella loro decisione, arrivano al porto di Valencia dove trovano una bella fanciulla che, come si dice oggi, è una bella fi… “figliuola d’un ostiero”, come scrive messer Ludovico.

 

 

La quarta e ultima puntata nella sezione STORIE SENZA TEMPO
 

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