E' davvero con grandissimo piacere che pubblico il profilo di questa settimana, uscito come sempre dalla penna di Stefano Benedetti, ma con un valore in più.Quello delle storie compiute, che nascono in quel passato che abbiamo preso come riferimento, ma che arriva fino ai giorni nostri, dando completezza alle vite e alle vicende dei personaggi che vengono ricordati. Ancora di più quando si racconta la storia di un emigrante, quale che ne sia il motivo all'origine. Mi unisco perciò a quanto scrive Stefano, dedicando questo articolo all'amico Leo Gargi
Vi porto con me.
COME NASCE UNA CHARACTER ASSASSINATION? (2° puntata) OVVERO:
RENZI E’ UN INFIDO TRADITORE?
Continuo questa breve storia sulla nascita della character assassination di Renzi. Una sorta di vaccinazione contro il disprezzo immotivato per lui seminato a piene mani dai suoi avversari.
So bene che, come una parte dei NoVax sul Covid, una quota di NoRenzi non accetterà mai di cambiare opinione su di lui, neanche se fosse scientificamente provato che hanno torto. Non scrivo per loro, ma per chi, pure avendo una pessima opinione del senatore fiorentino, vuole fondare questa sua convinzione su dati di fatto verificabili e non sulla ripetizione rassicurante del sentito dire.
Scrivo per chi, insomma, non ha ancora rinunciato a voler mettere alla prova la propria onestà intellettuale e magari possa arrivare a capire che non c’è un solo modo per ottenere libertà, uguaglianza e solidarietà e che proporre di arrivarci in modo differente da quello che, fino ad ora, si è ritenuto giusto non necessariamente comporta un tradimento o vada considerato un atto politicamente disdicevole.
Su Renzi se ne sono dette e se ne continueranno a dire tante e le fake più insidiose su di lui non sono quelle totalmente inventate e facili da contestare, come le notizie che girasse in Lamborghini, che guadagnasse le royalties sulla vendita dei sacchetti biodegradabili o avesse favorito cugina e cognato. Robetta infantile.
Una character assassination che funzioni si basa sulla contraffazione di pochi profili generali della personalità di chi si vuole danneggiare, secondo un tratteggio che deve apparire verosimile, fondato su fatti realmente accaduti dei quali, tuttavia, si fornisce una versione alterata.
Basta imprimere nella mente due o tre false caratteristiche negative di base per essere certi che, su quelle matrici, si potrà generare ogni sorta di interpretazione malevola successiva, anche contro ogni evidenza.
Nella precedente puntata (il 28 novembre scorso) abbiamo dimostrato la falsità dell’affermazione che Renzi abbia cancellato l’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori per sostituirlo col Jobs Act, che avrebbe diminuito le tutele e reso ancora più precario il lavoro favorendo, così, una cascata di licenziamenti.
Un argomento che ancora oggi sorregge il castello di falsità di chi sostiene il carattere antipopolare e contrario al mondo dei lavoratori dell’uomo Renzi e delle sue politiche, che sarebbero tutte ed esclusivamente mirate a favorire i soli imprenditori.
I dati sulla redistribuzione dei redditi durante il governo Renzi dimostrano il contrario, ma di questo ci occuperemo in una delle prossime puntate.
Oggi parleremo del Renzi bugiardo, simulatore, arrivista, che per avere potere è pronto a tradire chiunque. Lo faremo a partire dal suo esordio al governo, considerata la prova iniziale più forte, una sorta di marchio di fabbrica a partire dal quale si può interpretare ogni altro episodio seguente che lo abbiano visto prevalere, con l’inganno secondo questa character assassination, sui suoi avversari politici.
“Renzi ha accoltellato alle spalle Letta PdC, dopo aver ordito una congiura di palazzo.”, raccontano.
La ricostruzione di come, al contrario, andarono realmente le cose è facile a farsi, utilizzando le stesse parole di chi fu protagonista, appoggiando Renzi apertamente, di quel cambio al vertice del governo, ma dopo, in un’altra fase politica, contribuì a diffondere la versione dell’accoltellatore alle spalle, contando sulla scarsa memoria dei più.
Il 13 febbraio 2014 fu la direzione del PD a chiedere a Renzi di sostituire Letta al governo con 136 si, 16 no, la pattuglia di Civati, e 2 astenuti.
Gianni Cuperlo, autorevole esponente dell’ala d’alemiana del PD, chiese addirittura di non votare, ma “prendere atto e procedere”. Luigi Zanda, capogruppo al Senato, avallò la linea del cambio, richiesta dalla maggioranza degli intervenuti, parlando di una «accelerazione necessaria» e auspicando un nuovo esecutivo a guida renziana «che abbia la possibilità di durare e governare per l'intera legislatura». Favorevole fu anche il capogruppo dei deputati, Roberto Speranza, secondo cui con il governo Renzi «la grande famiglia del Pd mette sulle sue spalle, senza infingimenti, la grande sfida delle riforme e del cambiamento del Paese.». Senza infingimenti.
Queste affermazioni sono a verbale di quella riunione, sono state riportate in varie pubblicazioni indipendenti e confermate anche dai diretti interessati, anche se con un certo imbarazzo essendo un tema sul quale preferiscono sorvolare.
La verità era che il governo Letta aveva portato il Paese alla stagnazione economica e a un immobilismo politico sempre più pericolosi e fu l’intero PD, non Renzi da solo, a decidere l’avvicendamento. Al quale Renzi, come segretario nazionale eletto precedentemente col 67% dei votanti alle primarie, non volle, ma soprattutto non avrebbe potuto sottrarsi. Pena una crisi ancora più acuta del Paese e dello stesso PD.
La costante è che, anche in questo caso, i character assassins di Renzi hanno dipinto lui come l’accoltellatore alle spalle di Letta. Al quale faceva comodo apparire come la vittima di un complotto di palazzo, svolto bizzarramente in pubblico e sotto gli occhi dei media, per coprire le sue incapacità.
Una storia che si ripeterà con Conte, l’incapace arrogante. Ma di questo riparleremo.
Ora, almeno, la smettano di raccontare balle anche su questa storia, solo per accreditare una immagine di comodo di Renzi, dalla quale far discendere a cascata ogni altra sorta di fake.