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In questo nuovo articolo di Franco Gabbani le vicende storiche, incentrate tra la fine del '700 e l'inizio dell'800, travalicano i confini della Valdiserchio, come già accaduto in diverse occasioni, e d'Italia, espandendosi in Europa.E' la storia di un giovane costretto a seguire la carriera militare per problemi e ripicche amorose, con l'inevitabile nefasta conclusione, raccontata utilizzando le stesse parole dell'ussero, che ci danno uno spaccato di un'esistenza iniziata negli agi della famiglia gentilizia e terminata sui campi di battaglia 

Comune di Vecchiano
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Massimiliano Angori sindaco
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La ricerca è attiva in tutta Italia
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Migliarino Nodica Pisa e Vecchiano.
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. . . dalla parte della Palestina ? Perché il governo .....
Com’è noto il generoso 110% e i suoi fratelli, .....
Bravo Bruno da o di ovunque tu sia, sono con te. .....
. . . prima che siano passati almeno 30/ 40 anni chiederà .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Vivrò con la faccia che tu amavi
Coi miei giochi sempre nuovi
Col difetto di sognare
Lo so che ho imparato a dirti amore
Quando ormai ci era di andare
Dove .....
Se i limiti di velocità servono a tutelare la sicurezza, non capisco perchè le auto della Polizia Municipale si debbano nascondere per poi rilevare .....
La bellezza è negli occhi di chi guarda
di Luigi Polito e Sandro Petri
I trabocchi di Bocca d'Arno

16/1/2022 - 16:34


 Il terzo appuntamento con le foto di Luigi Polito è dedicato ai trabocchi di Bocca d'Arno, a Marina di Pisa.

I trabocchi sono un soggetto molto ricorrente nelle foto del litorale di Marina, e non potrebbe essere altrimenti, posizionati come sono nel mare davanti alla spiaggia del Gombo con lo sfondo delle Alpi Apuane. 

Una posizione che li rende confrontabili per bellezza ai trabocchi "originali", quelli abruzzesi della Costa dei Trabocchi, costruiti tra il 1400 e il 1600.

Entrambi hanno avuto un testimone d'eccezione, Gabriele D'annunzio, che così descriveva quelli dell'Adriatico:

“La lunga e pertinace lotta contro la furia e l’insidia del flutto pareva scritta su la gran carcassa per mezzo di quei nodi, di quei chiodi, di quegli ordigni. La macchina pareva vivere d’una vita propria, avere un’aria e una effigie di corpo animato. Il legno esposto per anni e anni al sole, alla pioggia, alla raffica, mostrava tutte le fibre, metteva fuori tutte le sue asprezze e tutti i suoi nocchi, rivelava tutte le particolarità resistenti della sua struttura, si sfaldava, si consumava, si faceva candido come una tibia o lucido come l’argento o grigiastro come la selce, acquistava un carattere e una significazione speciali, un’impronta distinta come quella d’una persona su cui la vecchiaia e la sofferenza avesser compiuto la loro opera crudele.”

Nell'estate del 1899, D'annunzio trascorse alcuni mesi a Marina di Pisa, come ricorda il verso "O Marina di Pisa quando folgora il solleone!" impresso su uno scoglio, insieme con Eleonora Duse, componendo in quel periodo numerose poesie, per la maggior parte raccolte poi nella raccolta "Alcione", pubblicata qualche anno dopo.
La più famosa, non c'è da dirlo, è "la  pioggia nel pineto".

La lirica, pubblicata nel 1903, appartiene alla sezione centrale di Alcyone, dedicata all’estate.

Il poeta, insieme a una donna chiamata Ermione, è sorpreso dalla pioggia mentre passeggia nella pineta di Marina di Pisa.
 


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