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In questo nuovo articolo di Franco Gabbani le vicende storiche, incentrate tra la fine del '700 e l'inizio dell'800, travalicano i confini della Valdiserchio, come già accaduto in diverse occasioni, e d'Italia, espandendosi in Europa.E' la storia di un giovane costretto a seguire la carriera militare per problemi e ripicche amorose, con l'inevitabile nefasta conclusione, raccontata utilizzando le stesse parole dell'ussero, che ci danno uno spaccato di un'esistenza iniziata negli agi della famiglia gentilizia e terminata sui campi di battaglia 

Comune di Vecchiano
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Massimiliano Angori sindaco
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La ricerca è attiva in tutta Italia
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Migliarino Nodica Pisa e Vecchiano.
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. . . dalla parte della Palestina ? Perché il governo .....
Com’è noto il generoso 110% e i suoi fratelli, .....
Bravo Bruno da o di ovunque tu sia, sono con te. .....
. . . prima che siano passati almeno 30/ 40 anni chiederà .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Vivrò con la faccia che tu amavi
Coi miei giochi sempre nuovi
Col difetto di sognare
Lo so che ho imparato a dirti amore
Quando ormai ci era di andare
Dove .....
Se i limiti di velocità servono a tutelare la sicurezza, non capisco perchè le auto della Polizia Municipale si debbano nascondere per poi rilevare .....
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Dai Ponti al Mare: LA EGLE E IL BLUFF

19/1/2022 - 14:42

 
Suor Pia entrò in classe sventolando un foglio e urlando che per quella volta era stato superato ogni limite.
"Avete sempre le labbra che sanno di latte e dite queste cose ? Tutti in classe senza ricreazione e senza cortile per una settimana se non viene fuori il colpevole".
L'autore o gli autori del misfatto non si presentarono mai e nessuno poté nemmeno fare la spia perché nessuno sapeva chi avesse fatto o scritto il cartello.
Era successo che la suora, nell'aprire il portone della casa la mattina presto per uscire ed andare a spalancare il grande cancello di ferro della scuola, aveva trovato, infisso nel legno della porta, un coltellaccio che fissava un cartone dove si leggeva:
 "Egle, stasera ti violenteremo!"
 e più sotto un'impronta sfumata a cinque dita fatta con morchia, inchiostro o fuliggine non si sa bene, ma con una nitida:
firmato “La Mano Nera!".
(L'avevano dato la sera prima al cinema dietro le scuole, ma né le suore, né la Egle, erano state a vedere la pellicola ed ora c'era subbuglio.)
La Egle veniva ogni mattina da Vecchiano per fare servizi dalle suore: era sguattera, cuoca, dama di compagnia, bidella e anche zittella. Se ne ritornava ogni sera a casa in bicicletta e lo scherzo di sgonfiarle le ruote o rubargli il campanello, ormai non mordeva più. La povera donna dormì quella notte in una stanzina dalle suore, ma non insieme o vicino a loro che nessuno, nemmeno lei, doveva vederle quando si toglievano di dosso quei monumentali abiti e i ciclopici cappelli inamidati che a noi sembravano la copia maggiore delle barchette di carta che si facevano con metà foglio di quaderno.
La Egle non lo voleva chiedere alle suore, ma avrebbe anche dormito in terra, prima di ripassare davanti a quegli uomini del bar e rifare la figuraccia di qualche giorno prima.

Stava aspettando che passassero quelle auto sull'Aurelia che le impedivano tutte le mattine di traversare liberamente il sottopassaggio, quando, da quegli sfaccendati del bar, anche se era presto c'erano già a giocare a carte, si sentì dire:
"Egle, hai evacuato?"
La donna si voltò e riconobbe il dottore anche se non aveva dubbi che fosse stato lui a parlare con quella caratteristica voce.
"Come dottore?"
"Hai evacuato cara?"
"Mi scusi ancora dottore, che cosa?"
La Egle era sulle spine, era stata a farsi visitare qualche giorno avanti per dei problemi d'intestino, aveva preso quei sali amari che le erano stati segnati, ma nessuno le aveva detto di "evacuare" anche.
Era già sfumata anche la terza possibilità di traversare senza traffico e non poteva partire senza prima sapere lo scopo della dottorale domanda. Ripeté ancora timidamente:
"Non ho capito dottore, cosa dovevo fare?"
Sommessamente e gentilmente il dottore urlò, rizzandosi in piedi e buttando le carte sul tavolino annullando la partita che giocava con Mariso contro il Prato e la Eppia, posta un caffè e una brioscia:
"Diocristo Egle, hai caato si o no?"
Una Topolino frenò facendo fischiare le ruote e lasciando due etti di fascione sull'asfalto per non investire una donna magra e alta che era partita a razzo senza guardare a destra o a sinistra.
Ora ci si metteva anche "la Mano Nera", era proprio annataccia, lei che si era mantenuta vergine fino a quell'età e aveva rinunciato ad entrare da Marzotto per non trovarsi in tentazione con quel lavoro promiscuo.
Siccome i coltelli erano scarsi, pulirsi le mani era scomodo, la Mano Nera scomparve, ma non cessò la rappresaglia di Suor Pia contro l'intera classe.
Passarono calme mattine e Suor Pia continuò ad aprire quel cancellone che molti di noi avrebbero preferito chiuso. In una di queste la suora si trovò di fronte, o meglio vide in basso, una bella fatta marrone e raccolta in riccioli, che solo la provvidenza, o San Vincenzo, le avevano impedito di calpestare. La paura di sporcarsi era più grande della rabbia di un simile sacrilegio e, dopo aver svegliate le sorelle, si provvide a pulire il maldisfatto e cercare di individuare il colpevole.
Suor Giuseppina, che era la più vecchia e quindi la più maligna curiosa e impicciosa, guardò bene dentro quel mucchietto puzzolente e dedusse che gli autori erano stati due, perché le sfumature di colore erano due e i frammenti di cibi non completamente digeriti erano diversi. La cerchia si restrinse a quelli che abitavano davanti alla scuola perché non sarebbe venuta quell'idea ad uno del paese di là; quelli che avevano a portata di culo il portone delle suore erano solo due: Paolo e Marino.
Fu fatto un sondaggio presso le madri per conoscere quello che era stato mangiato dai figli la sera prima, ma senza risultato. Furono presi i due ragazzi e messi alle strette, ma nessuno confessò. Fu minacciata l'intera scolaresca, ma nessuno sapeva nulla, "lo giuro noi no", fu promessa una gita straordinaria alla Montagnola in pineta, ma senza esito alcuno.
Forse se avessero promesso di non portarci più alle funzioni che ogni sera bisognava sorbirci nell'attigua chiesa alla quale si accedeva direttamente dalla scuola, forse allora qualcuno avrebbe tradito o si sarebbe dato da fare per scagionare l'intero gruppo di innocenti.
Suor Maria badava ai più piccoli dell'asilo, era la più benvoluta ed amata suora perché più giovane, più amica e più conoscitrice dell'animo e dell'indole fanciullesca.
Chiamò Marino e Paolo in disparte, si accertò che nessuno fosse presente o avesse visto quella riunione segreta, o fatta apparire tale, e disse:
"Ragazzi, sapete che io vi sono amica e che non vi tradirò, ma voglio farvi un rimprovero materno, non da maestra. Ero alla finestra quella mattina presto e vi ho visto mentre facevate quello che avete fatto. Ora Marino, perché non ti sei pulito come ha fatto Paolo e ti sei tirato su subito i pantaloni? Non lo sai che poi ti si sporcano tutte le mutande e si sente anche il puzzo ?"
Era la più bella bluffata detta e fatta a Migliarino dopo quella del tedesco nel '45, ed era un peccato averla fatta dire ad una suora adatta alla preghiera e non alle bugie.

 

"Cosa ha fatto Paolo? Si è pulito bene? Ma se per scappare prima si è smerdato anche la cintola! Caso mai io mi sono pulito bene alle foglie del vaso della calla."
 

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Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
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Minimo 5 - Massimo 10000 caratteri

19/1/2022 - 18:12

AUTORE:
di Migliarino mare

L' avevo già letta sul libro, ma è sempre uno spasso...