Il mese scorso è stato presentato un nuovo libro pubblicato dall'Editore MdS, "Il coraggio tra i fiori di ortica", un'opera intensa e profonda cheracconta l'infanzia non solo nella sua dimensione più luminosa, ma anche nelle sue ombre, fatta di giochi e risate, ma anche nelle sue ombre, tra segreti, paure, abusi e battaglie quotidiane che i più piccoli affrontano con straordinaria forza.
Un libro che ci ha subito colpito e per il quale si preannunciava un sicuro interessamento e successo a livello nazionale.
La resistenza ucraina non piace alla sinistra radicale perché non combatte contro l’America.
È un’illusione ottica che deriva dal fatto che, a differenza del pacifismo integrale (che è una cosa seria, infusa persino di un anelito religioso), questi hanno intesta il solito binario: Stati Uniti contro resto del mondo.Dunque soprattutto bisogna essere contro l’America, e se l’America (di Donald Trump o di John Fitzgerald Kennedy è la stessa cosa) oggi è con Kiev allora che Kiev cada, qualche colpa ce la deve avere per forza, altrimenti nello schema terzinternazionalista che non ha mai abbandonato questo modo di pensare, i conti non tornerebbero.
È la logica di Donatella Di Cesare, fin troppo bersagliata per insistere qui, che si rifugia nel caro vecchio schermo della complessità pur di non ammettere che tutto il mondo civile sta giustamente con l’Ucraina, pur di non sottoscrivere gli appelli a sostenere Kiev con tutti i mezzi che vengono da Joe Biden, Emmanuel Macron, Mario Draghi e tanti altri; e se la metti alle strette, facendo semplicemente osservare che qui c’è un Paese invasore e un altro che è vittima dell’invasione, allora la professoressa di filosofia teoretica (ma che hanno i filosofi da un po’ di tempo?) la butta un po’ dalemianamente in tribuna: «Ma dov’è la politica?»
.La politica è momentaneamente sospesa a causa delle bombe, cara professoressa: non è complesso, questo.
Insomma, presso intellettuali, giornalisti e militanti della super-sinistra c’è come un fastidio per una guerra condotta dagli ucraini per quello che è, una guerra di libertà: fastidio per non averlo previsto – loro che hanno categorie forti alle spalle, dal materialismo storico in giù -, fastidio per un popolo “non nostro” – gli ucraini non sono i vietcong né i campesinos né i palestinesi .