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Nei giorni 26-27-28 aprile verranno presentati manufatti in seta dipinta: Kimoni, stole e opere pittoriche tutte legate a temi pucciniani , alcune già esposte alla Fondazione Puccini Festival.Lo storico Caffè di Simo, un luogo  iconico nel cuore  di Lucca  in via Fillungo riapre, per tre mesi, dopo una decennale  chiusura, nel fine settimana per ospitare eventi, conferenze, incontri per il Centenario  di Puccini. 

. . . per questo neanche alle 5. 50 prima di colazione. .....
. . . alle nove dopocena non ciai (c'hai) da far altro? .....
. . . il plenipotenziario di Fi, Tajani, ha presentato .....
Ieri 19 Marzo ci ha lasciato un Vs. concittadino Renato .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Il sole nutre
col suo splendore
il croco il bucaneve
la margherita. . .
Il cuore
cancella il dolore
se alimentato dall'amore
essenza della vita
Quando .....
Oggi è venuto a mancare all’affetto di tutti coloro che lo conoscevano Renato Moncini, disegnatore della Nasa , pittore e artista per passione. .....
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La storia dei primi 60 anni della Sezione Pubblica Assistenza di Migliarino.

2/5/2023 - 18:19



Nel lontano 2007 furono festeggiati i 60 anni della Sezione di Migliarino della Pubblica Assistenza con un opuscolo che ne narrava la storia.
Le autrici erano e sono tre ragazze che hanno dato il loro apporto alla Sezione non solo raccontando le sue origini, ma prestando anche opera attiva di solidarietà.
Serena Bianchi, Michela Palsitti e Sonia Sbrana.
 
Prefazione
 
A sessant'anni dalla Fondazione della Sezione di Migliarino della Pubblica Assistenza di Pisa, molta acqua sotto i ponti e passata. Cambiano i luoghi, le persone, i riferimenti, ma una cosa è sempre lì; ferma ed incancellabile: la voglia di partecipare, di esserci per gli altri, di voler dare una mano. Spesso si ruba tempo alla famiglia ed agli affetti più cari, ma lo si fa perché si è convinti che cinque minuti regalati al volontariato ed alla solidarietà facciano bene al cuore ma soprattutto a quelle persone che ricevono il tempo che noi dedichiamo loro.
L'idea quindi è stata questa, pensare ad un filo, ad una linea immaginaria che congiungesse i volontari di ieri e quelli di oggi in un racconto ideale fra il serio ed il faceto nel quale alcuni personaggi si incontrano in un'ambientazione forse un po' irreale ma dove le storie e le emozioni sono vere.
Un ritratto a tinte pastello dove alcuni vecchi amici al bar si incontrano, parlano e ricordano.
È bello ed importante ricordare e fissare nella mente quello che è stato fatto: i sacrifici e le soddisfazioni, le sconfitte, ma anche le vittorie. E dalla memoria ripartire per riscoprire quei valori, quella semplicità e spontaneità originari che sono il sale dell'entusiasmo e della pura solidarietà.
Non vogliamo aver la presunzione di aver raccontato tutto e, se qualche nome manca, ce ne scusiamo. La speranza e lo spirito però sono stati quelli di aver voluto tracciare le prime linee di un disegno che, un domani, qualcun'altro potrà arricchire ed abbellire con nuovi colori.

 

 

Era uno di quei pomeriggi piuttosto uggiosi di novembre. L'aria fredda e umida entrava nelle ossa e conciliava al riposo. Il circolo in questi casi è l'ideale: qualche chiacchiera leggera, un commento su questo o quel fatto, magari davanti ad un "bicchierino" o ad un caffè corretto.
Non so come andò, ma si trovarono allo stesso tavolo, in un angolo tranquillo della sala, due personaggi che apparentemente non avevano quasi niente in comune, ma che su un argomento cominciarono a parlare ed a ricordare.
Era imminente una cerimonia che avrebbe ripercorso i sessant'anni di vita della Pubblica Assistenza di Migliarino e l'occasione fu quella di pronunciare le fatidiche quattro parole: ma te lo ricordi?
Il primo a parlare fu proprio Ernesto che alla fondazione dell'Associazione c'era: eccome!
Era il primissimo dopo guerra e, dopo le case e le strade, c'era da ricostruire un popolo, un'identità, un progetto comune. Anche Migliarino nel suo piccolo stava tentando di fare questo ed il clima era un po' quello dipinto da Guareschi nel suo "Don Cammillo e Peppone".
Ernesto cominciò:
"Era l'autunno del 1947 e gli anni erano quelli in cui le differenze ideologiche e le contrapposizioni si sentivano e spesso non era facile riconoscersi in altre realtà già esistenti. Pertanto, l'idea di creare un'associazione laica nei principi e nello spirito apparve una buona idea. Anche l'allora Presidente della Pubblica Assistenza di Pisa, Prof. Dino Martelli, credette in questa idea e spinse affinché il distaccamento di Migliarino si realizzasse.
Fra i primi fondatori mi ricordo Livio Marchetti, Ido Canarini, Amerigo Vannozzi ed Oreste Lunardelli.
La prima sede si insediò presso la ex Casa del Fascio, dove in prossimità sorgevano anche la Coop ed una sala da ballo. Il nostro pensiero era quello di fare attività di primo intervento, medicazioni, punture ciò che non sempre poteva essere assicurato da altre strutture dell'epoca.
Nel 1948, dopo il primo nucleo costitutivo, vennero indette le elezioni ufficiali e cominciò l'attività a tutti gli effetti". "Io me lo riordo bene!" - disse una voce dall'altra parte della sala "Nome per nome, compreso quello del primo presidente che fu Luperini Ezio".
Chi aveva parlato era Giuliano che, fino a quel momento, era rimasto in disparte a leggiucchiare il giornale, ma che con un orecchio seguiva i discorsi.
Riprese:
"Oltre al Luperini, gli altri membri del primo Consiglio furono Oreste Lunardelli e Dante Grandoni. Poi c'erano anche Lido Moni, Irardo Pucciarelli, Petri.... non mi riordo il nome, forse Ivo, che faceva anche da infermiere e Oderso il Castelli che fu per tanto tempo Presidente Onorario".
Ricominciò Ernesto:
"Eh...bei tempi quelli lì.... mi riordo che la domenica si garantivano i soccorsi
sull'autostrada e Dante Grandoni, uno dei futuri presidenti, avendo la patente, con l'auto della Pubblica Assistenza di Pisa, organizzava i turni. Questo finché fu possibile, venne fatto dalla Sezione di Migliarino, poi, come nelle più classiche delle storie, la Croce Rossa subentrò nel servizio....
Mi pare che una delle prime macchine con le quali venivano fatti i servizi era una Aprilia. Quell'auto non serviva solo per il soccorso, ma anche come mezzo di rappresentanza quando si andava in trasferta, magari ad inaugurà' qualche nuova sezione della Pubblica Assistenza.
Per quelle occasioni, il buon Atos del Bianchini agghindava l'Aprilia a festa e, siccome sapeva scrive' e disegnà' bene, aveva dipinto un marchio "Pubblica Assistenza di Migliarino" che opportunamente andava a coprì quello della Sede di Pisa. Ogni tanto ci pigliava un moto d'orgoglio!".
"Quando si parla di macchine però, non posso fare a meno di dire la mia" -intervenne a quel punto Alberto che, entrato da pochi minuti, già si era interessato alla discussione. Appoggiando il dito indice sulla tempia e inarcando come faceva di solito un sopracciglio, proseguì: "Io l'Aprilia non me la riordo  mi riordo semmai la Lancia Ardea e l'Appia 3^ serie".
L'Appia era la macchina che accompagnava anche noi gruppo motociclisti quando ci spostavamo per le cerimonie inaugurali.
C'erano diversi gruppi, più o meno numerosi a seonda dell'occasione. E non ci chiamavano solo nei paesi vicini, ma anche oltre regione: Savona, Albenga e allora, sul barellino della macchina, si cariavano prosciutti e mortadelle, perché si partiva presto la mattina: alle due, alle tre…e quindi, ci si fermava per fare colazione. Sai, per andà in Liguria prima ci volevano sei ore!
Eravamo il gruppo che raccoglieva il maggior numero di premi e di 'onsensi, modestamente parlando". "È vero" proseguì Ernesto "il gruppo motociclisti era il fiore all'occhiello della Sezione di Migliarino!" "Comunque, tornando a noi, dopo qualche anno di tranquillità, cominciarono i problemi. La chiesa avrebbe preferito che i propri locali fossero occupati da un'associazione, come dire, ... più vicina al mondo cattolico. Quindi, la Pubblica Assistenza fu costretta a trovare in fretta e furia una nuova sistemazione. Noi un ci si perse d'animo, anche se ci fu impedito da subito di fare le riunioni presso la ex Casa del Fascio. Meno male che Giulio del Catassi, allora direttore dell'ufficio postale, ci concesse la sala d'aspetto per le nostre riunioni. Le attività per il momento continuavano a svolgersi nella ex Casa del Fascio, ma quando fu però la volta di trasferire anche le attività, diventò stringente trovà' una sede vera. Mancavano pochi giorni alla scadenza dei termini, quando Ido del Canarini disse che poteva esserci una soluzione: lo Scatena Aladino aveva dei locali liberi sul Viale de' Pini che potevano essere disponibili.
Partirono in delegazione: Canarini, Vannozzi, Martelli e Tongiorgi ed alla mezzanotte uscirono con le braccia alzate in segno di vittoria: avevamo la nuova sede!
Nell'estate del 1954 ci fu l'inaugurazione dei locali e organizzata una festa grandiosa. Tutti ci raccogliemmo in Piazza Mazzini, comprese le consorelle della Valdiserchio e della Valdarno. Ci fu tra loro anche una partita di calcio al campo del Troncolo, sfide al tiro alla fune ed all'albero della cuccagna.

 

(Segue)
 
 

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