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Il nuovo articolo di Franco Gabbani non riguarda un personaggio o un evento in particolare, ma esamina un aspetto sociale e lavorativo che, presente da molti secoli, ebbe grande sviluppo nell'800 ( fino all'inizio del '900), ma che fortunatamente terminò relativamente presto, grazie agli sviluppi economici e scientifici.

Si tratta del baliatico, un'attività spesso vista benevolmente, ma che è stata definita "calamità occupazionale"

. . . lo sai che lo diceva anche la mia. Però al .....
Bimbo lasciala sta la geografia, studia l'agiografia. .....
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. . . ci sono più i premi di una volta.
Quest'anno .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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di Emanuele Cerullo
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Libero caro
mio dolce tesoro
più ti guardo, ti "esploro"
più sembri un capolavoro
Un'inesauribile fonte
di emozioni
una sorgente
un erogatore .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
Mauro Pallini-Scuola Etica Leonardo: la cultura della sostenibilità
DAL MONDO DELLA SCUOLA E DELL'UNIVERSITÀ FORMAZIONE E IMPRESA

4/7/2024 - 22:36



Scuola Etica Leonardo: la cultura della sostenibilità

 DAL MONDO DELLA SCUOLA E DELL'UNIVERSITÀ  FORMAZIONE E IMPRESA 
  Giulia Baglini
  03/07/2024
Mauro Pallini


La Scuola Etica di Alta Formazione e Perfezionamento Leonardo è un’associazione che si rivolge a organizzazioni private e pubbliche, per garantire terzietà al sistema di valutazione ESG. Ce ne ha parlato il presidente, Mauro Pallini
Le politiche per la sostenibilità applicate dalle aziende sono costantemente sotto l’occhio attento degli investitori e degli istituti di credito, ma non sempre i valori assegnati da alcune agenzie dirating ESG rappresentano in maniera obiettiva l’aderenza delle organizzazioni alle direttive internazionali in tema di sostenibilità.
Una ricerca finanziata dal Parlamento Europeo indica che il 70 per cento delle aziende italiane con rating ESG non si siano sottoposte ad alcun “audit”, limitandosi a far “approvare” da agenzie e società di consulenza le proprie stesse dichiarazioni.
La Scuola Etica di Alta Formazione e Perfezionamento Leonardo forma auditor su ESG e sullo Standard SRG88088 (Sustainability, Responsibility and Governance): si tratta di uno schema di certificazione ESG pubblicato dalla stessa Scuola, accreditato da Accredia, affinché le organizzazioni pubbliche e private che lo adottano possano conformarsi ai principi etici e sociali in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030.
Presidente, come nasce la Scuola e come diffonde la cultura della sostenibilità?
«Abbiamo iniziato dieci anni fa formando professionisti in vari ambiti, sviluppando per primi dei temi che non erano all’ordine del giorno: ci siamo rivolti ad alcune aziende, per capire il tipo di vantaggio che potevano ottenere elevando i propri standard ESG, affinché le loro attività potessero rispondere ai 17 obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 (Sustainable Development Goals, SDGs) e ai 169 sotto-obiettivi a essi associati.
Le prime aziende che hanno certificato il proprio sistema di gestione per la sostenibilità hanno dimostrato entusiasmo e voglia di comprendere. Inoltre, gli istituti di credito, riconoscendo valido questo processo, hanno iniziato a concedere sconti fino al 50 per cento sui tassi di interesse dei finanziamenti, facendo da volano allo sviluppo delle attività successive.
Tre i corsi usciti dalla Scuola a essere qualificati per primi in Europa in base ai requisiti della ISO 17024: SDGs Action Manager e Sustainability Manager, per una gestione manageriale delle aziende in ottica sostenibilità; Auditor dei Sistemi di Gestione per la Sostenibilità ESG-SRG, per formare Auditor per le certificazioni dei sistemi di gestione; il Master relativo alla Corporate Sustainability Reporting Standard Directive (CSRD) – Direttiva UE 2022/2464 sul reporting di sostenibilità delle imprese, rivolto ad auditor-revisori per la validazione della Rendicontazione Societaria di Sostenibilità.
Per la figura di Auditor-Revisore CSRD è stato ottenuto il primo riconoscimento in Italia da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze.
La nostra Norma SRG 88088, ideata nel 2015, è diventata l’asse portante per l’accreditamento dello schema di certificazione relativo ai sistemi di gestione per la sostenibilità. Essa ha una portata globale e coinvolge tutte le attività aziendali, nessuna esclusa. Include l’obbligo di creare un team di valutazione del benessere aziendale, che stimoli lo sviluppo di una cultura per la sostenibilità e sviluppi le condizioni essenziali per il raggiungimento degli obiettivi.
Lo Standard SRG 88088 prevede la gestione di tutti i fattori afferenti alle attività delle aziende, sia interne sia esterne, comprese le emissioni (Scope 1, 2 e 3) e soddisfa già ciò che chiedono varie direttive europee varate in tempi successivi, come CSRD, CS3D, Tassonomia, Direttiva 825/24.
L’obiettivo complessivo è quello della business continuity: la norma SRG 88088 permette una spinta culturale grazie a numerosi stimoli, compresa la consapevolezza degli shareholder e degli stakeholder, in un dialogo costante sulla gestione dei processi e delle relazioni esterne, a cominciare dalle esigenze del pianeta, della pace tra i popoli e del benessere».
Le agenzie di rating ESG sono state criticate per aver concesso punteggi elevati ad aziende che potrebbero non essere così sostenibili come dichiarato. Come si articola il lavoro della Scuola riguardo a parametri come la misurazione coerente, l’indipendenza di giudizio e la terzietà?
«Noi rilasciamo il rating solo se l’azienda ha agito globalmente su tutti i 17 SDGs, coprendo l’alveo dei tre pilastri ESG. Ci sembra incoerente – oltre che impossibile – rilasciare un rating senza un presupposto fondamentale: il terreno fertile rappresentato da un sistema di gestione certificato sotto accreditamento.
Le tante società che rilasciano rating spesso inviano dei questionari alle aziende: se il risultato non piace si torna indietro, si modificano le risposte e quando il risultato appare più interessante si fissa il valore di rating desiderato. Sarebbe opportuno mettere fine a una situazione che falsa la realtà.
In base a un certo rating, infatti, gli investitori possono intervenire presso aziende che hanno fornito una immagine non autentica del loro operato e nel quale i consumatori hanno erroneamente riposto la loro fiducia. Bisogna restituire importanza al riferimento istituzionale, come abbiamo fatto noi sottoponendo il riconoscimento del nostro Standard SRG88088 ad Accredia, l’Ente Unico nazionale di accreditamento, che attesta la competenza e l’imparzialità degli organismi di certificazione.
Gli imprenditori o i cittadini che non conoscono questi meccanismi potrebbero essere portati a pensare che sia tutto uguale. Nel complesso, questa situazione non favorisce l’impresa e danneggia anche grandi e affidabili agenzie di rating. Si è costruito un ‘castello’ non veritiero, ora bisogna riconoscere l’errore e lavorare seriamente, come indicato dallo Standard SRG 88088: una norma che ha certificato aziende mai smentite nei valori di rating».
Cosa si sta muovendo contro il rischio greenwashing?
«La Direttiva europea 2024/825 ha vietato l’uso di indicazioni ambientali generiche come “rispettoso dell’ambiente e degli animali”, “verde”, “naturale”, “biodegradabile”, “a impatto climatico zero”, “eco”, se non supportate da prove. Sono tutti termini abusati e che non significano niente, in quanto non esisterà mai nulla che sia green al cento per cento.
Stesso discorso per i carbon credit, a cui è legata una movimentazione di denaro più o meno lecita e che genera non pochi dubbi. Sta per essere emanato un apposito regolamento per i rating, dove per la prima volta si potrà fare riferimento ai rating rilasciati da enti pubblici o comunque riconosciuti, frenandone così l’emissione incontrollata».
Quali sono le sue considerazioni sulla Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CS3D), varata il 24 maggio 2024 dal Consiglio UE per la competitività?
«La CS3D insiste fortemente sulla catena del valore e impone all’amministratore dell’organizzazione di accertarsi che anche tutta la catena di fornitura sia sostenibile. L’imprenditore viene spinto ad attenzionare non solo i propri dipendenti, ma anche tutto ciò che fa parte della catena del valore: se la CS3D fosse già stata applicata, non si sarebbe verificato il caso Giorgio Armani Operations e, forse, neanche il caso Ferragni.
La direttiva si focalizza gradualmente sulle aziende dai mille ai cinquemila dipendenti: si tratta di un limite senza senso, in quanto numerose Pmi hanno attività esternalizzate ma non avranno mai quei numeri. L’importante è che si arrivi a cogliere i vantaggi della CS3D, in modo che il limite dei dipendenti possa ridursi.
Mi preme sottolineare che non stiamo facendo le scelte fondamentali per salvaguardare il pianeta, come dice l’ultimo report di ASviS.
Noi possiamo formare gli imprenditori che hanno già forti convinzioni in tema di sostenibilità, ma affinché siano prese decisioni radicali in favore del nostro pianeta c’è bisogno di uno stimolo legislativo rivolto ai grandi gruppi aziendali, oltre che di professionisti sempre più preparati e in grado di fornire tutte le competenze necessarie.
Serve un nuovo stile dell’agire che tenga conto dei principi etici, basato sul rispetto della dignità di chi lavora e di chi ripone fiducia nelle valutazioni e nelle certificazioni».








Fonte: Giulia Baglini Giornalista specializzata sui temi dell’innovazione e della sostenibilità
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