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Con questo articolo termina la seconda serie di interventi di Franco Gabbani, attraverso i quali sono state esaminate e rivitalizzate storie e vicende del nostro territorio lungo tutto il secolo del 1800, spaziando tra fine '700 e inizi del '900 su accadimenti storici e vite di personaggi, che hanno inciso fortemente oppure sono state semplici testimonianze del vivere civile di quei tempi.

Resta da capire se con scappellamento a dx o sx. O .....
sono borborismi -ndr: borborigmi- mantrici, piu chiaro .....
Elena Schlein:
“Bisogna abbracciare prospetti dinamici .....
come se servisse a qualcosa. . . anzi peggio
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Non appena ci salutano le feste del Natale
lasciando una scia di pandori e dolciumi,
panettoni e e frutta secca a fiumi
Ecco affacciarsi ovunque
zeppole, .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
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Da: "I racconti del fosso" di Luciano Bacci (bagnaiolo).

15/7/2024 - 15:30

"Popolarono Bagni con amore,
con spirito giulivo e festaiolo.
Obbedendo al Granduca e al Creatore,
dettero lustro al sangue bagnaiolo”


Così Luciano Bacci scrisse in un suo delizioso libro che racconta in 80 storie la vita del suo paese, paese che lo ricorda con una lapide sul suo “Ponte di Bagno”.
Sono stato tanti anni suo collega e amico alla biglietteria della stazione ferroviaria di Pisa e i turni che ci vedevano insieme erano pieni di spirto pisano che smorzava l’aria pesante della, a volte, prepotenza dei viaggiatori e la poca sopportazione dei colleghi.
Allora non era d’obbligo la divisa da “ferroviere”, ma Luciano non aveva bisogno di regole, era sempre un perfetto modello di eleganza F.S.
A quel tempo abitava a Pisa, di fronte allo stadio, e aveva con sé la moglie, due figlie, la mamma e la consuocera che lo spingevano, quando entrava in servizio, a salutarci con un allegro: “Ciao bimbi!”.
Difficile scegliere uno dei racconti che gli amici di Luciano della “Compagnia dei Bagnaioli” hanno poi fatto diventare un ricco volume che, come scrivono nella prefazione “dove ritroveremo, rivestiti di tenera ironia, i beni preziosi della gente semplice: i ricordi le tradizioni, gli affetti, le avventure e le sventure dei Bagnaioli che non ci sono più. Avremo così l’opportunità di sorridere con lui e con voi ancora una volta”.
Nella premessa Luciano scrive:

[…] non di rado si è voluto mandare a farsi benedire grammatica e sintassi: abbiamo preferito passare da asini che togliere qualcosa alla spontaneità del racconto. È naturale che parlando del paese, si parli di noi o almeno dei nostri…antenati. Abbiamo così alterato alcuni nomi, non azzardandoci però a farlo con i soprannomi, o leggermente spostato delle date nel timor d’intaccare in qualche modo la suscettibilità di qualcuno. Se poi, per caso dovesse ugualmente accadere, ti preghiamo di prendere tutto in allegria e di non metterci il muso. Tieni anche presente che quello che si narra, senza aggiungere un capello, ci è stato raccontato o tramandato direttamente così, in modo ingenuamente semplice, da gente che è nata molto prima di noi.
E ora…Che Dio ce la mandi buona e senza vento…!


Da “I racconti del fosso” ecco il n° 5: La Rinascenza (1741)


Sul tavolo dorato del Granduca Francesco Di Lorena, c'era un gran foglio aperto, tutto pieno di un fittissimo scritto arricciolato sopra e sotto le lettere di china.
In fondo al foglio, dopoché "inchinati profondamente", avevano baciato "la regia veste alla Reale Altezza", s'eran firmati con svolazzi alati, Teodoro Verzani, il Gotti e il Cocchi, professoroni all'Ateneo di Pisa.
A destra del Granduca c'era un conte, il conte Richecourt ch'era il Reggente, vale a dire il Factotum dell'... azienda quando Francesco III andava a Vienna a governar l'Impero traballante. Bisogna ben sapere che Francesco era stato da poco incorona­to Imperatore d'Austria e, a tempo perso, continuava a fare anche il Granduca, l'ottavo di Toscana.
Alla sinistra, tutto imparruccato, vestito in nero fumo ed impettito come avesse ingollato una granata, c'era Francesco Pecci, Provveditore dell'"Uffizio Fossi", nonché "Sopraintendente alle Reali Fabbriche in Pisa e territorio intorno".
— «Bene, Signori! Come avete letto, l'acqua di Bagni è buona e va sfruttata come comanda Iddio!
Ora si tratta di far nuovo Bagni: nuovo il Palazzo e "Fabbriche adiacenti", nuove le strade e nuove anche le vasche!
Vogliamo nuovi anche i Bagnaioli!
Vogliamo che si faccia un bel lavoro, finito e rifinito in poco tempo, senza bada­re a spese e senza intoppi. Avete carta bianca!
Incominciate anche domani stesso: per quel che Ci riguarda, allenteremo anche i bei cordoni dell'Imperiale Nostro borsellino!
Non per tutto, s'intende! Paternamente Noi vi seguiremo anche se siamo a Vien-na...»
Ecco, parola più parola meno, cosa dovette dire il... Grande Capo a quei due pezzi grossi, nel suo studio, in quel lontano giorno imprecisato del 1741.
E questo fu il principio dell'... inizio della gran "Rinascenza" Bagnaiola.
Già l'anno dopo, ai primi di febbraio, s'erano dipanate più matasse ed evase scartoffie a non finire: s'eran trovate le persone adatte a sbrigar le faccende più intricate e specialmente il quando, il dove e il come tirare fuori quel po' po' di mucchio di scudi d'oro e talleri d'argento che ci voleva per far Bagni nuovo.
Passato un po' di tempo, un lunedì mattina, ad un tavolo messo sotto un fico, proprio vicino al Bagno dei Cavalli, c'erano il Pecci e Giuseppe Ruggieri, capo degli architetti incaricati, coi capimastri e un sacco d'operai.
Era l'aprile del '42 e i rari Bagnaioli sbigottiti assistettero, increduli, estasiati, al primo sordo colpo di piccone...
Si cominciava a costruir davvero dopo chiacchiere, voci, indecisioni, i tre grandi Palazzi delle "Terme".
Quel giorno un Bagnaiolo, un certo Cecco che aveva una miseria da non dire, prese una sbornia a spese del Granduca, fece il bagno nel Fosso col vestito e sicco­me, nel tuffo, picchiò il capo, quando ritornò fuori rinsavito, fu curato, sul ciglio, da una Gianna.
Come andò non si sa, ma con chiarezza sta scritto sul "Registro degli Sposi" che Gianna e Cecco in men che non si dica, s'eran bell'e sposati.
Sett'anni dopo, a Cecco e alla Giannina, erano nati quattro bei marmocchi, uno per ogni Palazzo incominciato e in più la Chiesa Nova: Francesco, il primo, nato settimino, vide la luce nel '44, quando fu fatto il blocco di Ponente; passati un paio d'anni nacque Gigi, in onore di quello di Levante. Nel '48, per la "prima pietra" di quella che chiamaron "Chiesa Nova", seguì Luisa di tre chili e mezzo.
Sul finir del '50 venne al mondo il quarto, Gustavino, concepito alla svelta, in fretta e furia, quando si seppe che il rifacimento del Palazzo di centro era deciso, con l'Orologio e tutti i... finimenti.
In quell'anno si giunse a presentare il progetto grandioso delle strade, della Piazza, dei Bagni e delle fonti che dovevan fiorire torno torno.
Cecco s'ubriacò di nuovo e fu baldoria...
Poi, a sbornia passata, decise, in buon accordo con la Gianna, d'aiutare il paese a rinnovarsi come il Granduca aveva consigliato, anche negli abitanti: nel '51 nac­que Paolino, il quinto della serie.
E i lavori gonfiarono in gran fretta sicché il paese diventò un cantiere. Sorsero tante case e strade larghe, il Ponte nuovo, "Spizi" ed osterie, Bagni, Bagnetti, vico­li e giardini, e il nostro Cecco colla nostra Gianna fecero... festa ad ogni innovazio­ne; così ben presto, dicono i registri, arrivarono a avere, tutti vivi, quattordici figlioli e due figliole.
L'ultima fu una femmina e Cecchino decise allora di troncar le... feste e la chiamò Finimola Giannina!
Morì vecchio stravecchio, quando ormai Bagni era grande e tutto popolato di Bagnaioli nuovi, tutti nati, per voler granducale, lungo gli anni che avevan visto, come per magia, rinascer dalle ceneri il paese.
Io non so come mai a Cecco e Gianna non fu mai dedicata una pietra di marmo con la scritta:
Popolarono Bagni con amore,
con spirito giulivo e festaiolo.
Obbedendo al Granduca e al Creatore,
dettero lustro al sangue bagnaiolo”

Fonte: cartoline collezione privata u.m. foto 1 e 2 anno 1905, 3 non datata e 4 anno 1937
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