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Tornano, dopo la pausa estiva, i racconti storici di Franco Gabbani.
Un articolo, come per altri in precedenza, legato interamente  alle vicende personali di una persona dell'epoca, una donna che ha vissuto intensamente una vita, ragionevolmente lunga, che potremmo definire di ribellione al ruolo che ai tempi si riconosceva alle donne, in aperta opposizione ai vincoli, alle scelte e al giudizio che la società di allora le riservava. 

CERTO CHE E UN PARADISO PER I CANI, MA ESSENDO PARCO .....
esiste un luogo meraviglioso dove i cani possono esprimere .....
Fino ad adesso non mi sono espresso sulla "svolta" .....
Cani: quando è obbligatoria la museruola?
La museruola .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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di Emanuele Cerullo
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dal Wueb
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Quest'aria frescolina allieta,
desta
gìà da quando si traffica in cucina
con la moka, primiero pensiero
dopo la sveglia mattutina
Con queste .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
di Claudia Fusani
Caso Toti: il centrosinistra punta ad un 3 a zero nel d-day autunnale delle regionali

29/7/2024 - 23:51

Caso Toti: il centrosinistra punta ad un 3 a zero nel d-day autunnale delle regionali


Al lavoro per un cartello elettorale di tutte le opposizioni per vincere in Liguria, Umbria e Emilia Romagna. Il centrodestra pensa ad un civico. Il ruolo dell’ex governatore. Della Lista Toti. Nel centrosinistra in pole Orlando per la successione

Il caso Toti è sempre stato politico-giudiziario: l’inchiesta ha coinvolto il presidente della Regione nel pieno dei suoi poteri. Indagato per corruzione e altri reati satellite, il governatore ha mostrato l’ufficialità dei bonifici ottenuti da privati, ha rifiutato le accuse, ha resistito al suo posto ma i giudici gli hanno detto che finché resta alla guida delle regione può reiterare il reato visto che non ha mostrato di capire le accuse. Ora però, da venerdì quando Toti si è dimesso, il caso è diventato un nuovo test elettorale tra maggioranza e opposizione.

Il 27 ottobre - questa al momento la data più probabile del voto - sarà un vero e proprio d-day autunnale con tre regioni al voto - Emilia Romagna, Umbria e Liguria - di cui due di centrodestra e una di centrosinistra. Lo scenario che tutti, anche in maggioranza, hanno ben presente è la possibilità di un tre a zero per il centrosinistra. Ed è chiaro che questa eventualità potrebbe destabilizzare ancora di più una maggiorana sfibrata dalle liti interne. Tutto potrebbe succedere a ridosso del voto americano - che si farà sentire eccome anche in Italia - e nel pieno della sessione di bilancio che non sarà né semplice e meno che mai scontata viste le nuove regole del Patto di stabilità e la scarsità della nostre casse.
Il ruolo di Toti
Proprio per questo, convinto della propria innocenza e di essere il protagonista di un nuovo e questa volta probabilmente definitivo scontro tra politica e magistratura, Toti proverà ad essere protagonista anche di questa elezione. Non certo come candidato ma come fondatore di un movimento politico che Toti vorrebbe fosse giudicato per come ha governato la regione negli ultimi nove anni. Nella lettera di dimissioni lo ha detto in modo abbastanza chiaro. “Oggi sento come necessario che i cittadini tornino ad esprimersi per ridare alla politica, al più presto, quella forza, quella autorevolezza, quello slancio, indispensabili ad affrontare le moltissime sfide che la Regione ha di fronte per continuare nel percorso di modernizzazione e crescita economica”. E’ sicuro che i cittadini “sapranno giudicare e scegliere per il proprio meglio e anche valutare l’impegno messo da tutti noi nei difficili momenti che abbiamo vissuto ed affrontato insieme, dal Ponte Morandi al Covid”. E’ convinto, e lo rivendica, di lasciare “una Regione in ordine”. E vuole essere lui ad aprire una “fase nuova”: “Agli elettori il compito di giudicare la Liguria che abbiamo costruito insieme in questi lunghi anni e decidere se andare avanti su questa strada. Ai partiti della maggioranza la responsabilità di valorizzare con orgoglio i risultati raggiunti, non tradire il consenso raccolto, valorizzare la classe dirigente cresciuta sul territorio. Ai tribunali della Repubblica valutare le responsabilità chiamate in causa dall’inchiesta. Al Parlamento e all’opinione pubblica del paese il dovere di fare tesoro di questa esperienza e tracciare regole chiare e giuste per la convivenza tra giustizia e politica all'interno del nostro sistema democratico”. Se di “totismo” si è trattato - un modo di gestire la cosa pubblica molto improntato all’efficientismo e adesso però sotto accusa proprio per aver confuso “il ruolo di pubblico amministratore con quello di un manager privato” (cit. i giudici che hanno motivato il no alla scarcerazione lo scorso 11 luglio) - il legittimo proprietario del marchio sembra non avere alcuna intenzione di rinunciare alla battaglia.

Una grana per il centrodestra
Per quanto Toti guidasse una giunta di centrodestra, sia lui stesso figlio di quella generazione di possibili numero 1 per il post Berlusconi, non c’è dubbio che l’ex governatore si sia mosso con grande autonomia negli anni con la sua lista tanto da avere ambizioni nazionali. Anche per questo gli alleati sono stati certamente solidali ma non si sono stracciati le vesti (uniche accezioni Lupi e Salvini) per l’inchiesta. Ma il voto apre un problema. Uno in più, di cui Meloni non sentiva il bisogno. L’unica casa positiva di questo momento è che finalmente erano finite le elezioni e i test elettorali. Umbria ed Emilia Romagna sarebbero state gestibili. Tre regioni e un filotto di tre sconfitte non lo sarebbero.

La destra e l’identikit del candidato
Prima di buttarsi in una campagna elettorale che si annuncia rovente con un convitato di pietra fisso - il processo a Toti - il centrodestra sa che l’unica soluzione possibile è un candidato che sappia proseguire nel solco tracciato dall'ex governatore dall'altro ma sia anche in grado di dimostrare la discontinuità col passato. E’ l’identikit di un candidato civico, “un volto nuovo che però abbia una già una certa esperienza politica” come ha suggerito il viceministro del Mit e leader della Lega in Liguria Edoardo Rixi che ha escluso a più riprese la propria disponibilità alla guida della Regione e lo ha detto Carlo Bagnasco, a sua volta leader di Forza Italia. Il deputato Matteo Rosso, coordinatore regionale di Fratelli d'Italia, nega la possibilità di candidarsi. Ma  non c’è dubbio che dietro le righe, Giorgia Meloni ambisca alla guida di una regione del nord. E che Salvini vanti una sorta di ius primae noctis con la Liguria dove sono stanno per arrivare miliardi di investimenti per le infrastrutture. Sarà difficile fare una sintesi di tutto questo. Nelle scorse settimane erano spuntati i nomi di Alessandro Bonsignore, presidente dell'Ordine dei medici di Genova, e del rettore dell'Università Federico Delfino, quest'ultimo già sfumato. Ed ecco che torna in gioco Toti con una candidata a lui vicina e adesso deputata con “Noi moderati”, la giornalista Ilaria Cavo. Dello stesso team - “la classe dirigente locale cresciuta in questi anni” come ha scritto Toti,  anche l’attuale assessore all'urbanistica Marco Scajola oppure il giovane assessore alla Protezione civile Giacomo Giampedrone.


Il centrosinistra al test del “tutti dentro”
Pd, alleanza Verdi e sinistra, i 5 Stelle chiedono da tre mesi le dimissioni di Toti. Non perché convinti della sua colpevolezza ma perché l’inchiesta ha bloccato la regione. Semplifichiamo: il Pd  ha usato politicamemte l’inchiesta per tentare la spallata. Un po’ quello che aveva cercato di fare il centrodestra in Puglia ma gli è andata male. Anzi: gli si è forse rivoltata contro. Dopo le Europee si è entrati in un’altra fase che prevede il ritorno della grande alleanza di centrosinistra, un cartello elettorale per battere la destra al governo che, è la tesi di Matteo Renzi, potrebbe presto traballare. “Motivo per cui bisogna essere e farsi trovare pronti”. Italia viva non ha mai partecipato alle richiesta di dimissioni di Toti fedele ad un garantismo che non può essere moneta di scambio in una grande alleanza. Il nome che gira di più nel centrosinistra è quello di Andrea Orlando.  ex ministro della Giustizia ed ex ministro del Lavoro. Ieri sera, in una iniziativa alla Festa dell'Unità di Camporosso (Imperia) è arrivata una prima benedizione anche se non esplicita da Ferruccio Sansa (Lista Sansa) e da Fabio Tosi (M5s): insieme a loro Carla Nattero (Sinistra italiana), Gianni Pastorino (Linea condivisa), Simona Simonetti dei Verdi, Cristina Lodi (Azione) e Patrizia Acquista (Italia Viva Sanremo). Tutti pronti a convergere. Lo faranno veramente? Orlando spiega in varie interviste che “se ci sono altre idee, perplessità, candidati più forti, sarei il primo a sostenerli” ma “dovrebbero uscire allo scoperto in fretta, perché serve confrontarsi e valutare”.  L'invito di Orlando è netto: “Evitiamo solite ritualità e tatticismi. C'è da rigenerare la Liguria dopo la caduta di un sistema di potere che abbiamo visto fondato su quali basi. Serve mettere in campo una costituente democratica”. Il punto dirimente per il cartello politico guidato da Orlando sembra chiaro: rifiutare il totismo.  Ma chi ha deciso che il totismo è un reato? Per quanto riguarda il campo delle alleanze, Orlando detta le sue condizioni: “La coalizione si mette insieme per essere più larga possibile e vincere, ma soprattutto per incarnare l'esigenza di una rottura con il passato della regione: la mia condizione essenziale per partire è questa". Quindi prima spicciarsi, poi eventualmente fare filosofia. Ad oggi il perimetro del campo largo sembra il più vasto possibile: Pd, M5s, Verdi-Sinistra, Azione, Italia Viva, da valutare anche la presenza di Sansa con una propria lista. Un Ulivo 4.0 Il nuovo, insieme per necessità e con certo per scelta.  Orlando comunque è molto chiaro: non ci sta a passare per quello che si auto-candida alla regione Liguria e, ribadendo la sua disponibilità, sottolinea: “Se ci sono nomi più unitari del mio, lo si dica”. Una risposta arriverà a breve, comunque prima di Ferragosto. Il segretario Pd della Liguria Davide Natale ha fatto sapere che il tavolo di coalizione sarà convocato entro 15 giorni.
La battaglia giudiziaria
Ieri il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha ribadito un concetto più volte ripetuto in questi tre mesi di arresti per Toti: “Chi è legittimato da un voto popolare non ha solo il diritto, ma il dovere di restare in carica anche se sottoposto a un’indagine, che come tante altre può pure rivelarsi infondata. In caso contrario, devolveremmo alla magistratura il potere di condizionare la politica, cosa che purtroppo è accaduta con tangentopoli, e anche dopo. Quanto successo in Liguria è una sconfitta della democrazia, fondata sulla separazione dei poteri”. Non ci sono comunque ispezioni ministeriali nella procura di Genova. Oggi inizia per Toti una settimana decisiva.

L’avvocato Savi depositerà l’istanza di revoca dei domiciliari sulla quale la procura dovrà dare un parere (che, dopo le dimissioni, dovrebbe essere positivo). Alla procura resterà la decisione se richiedere il giudizio immediato per l'ex governatore e per i tre maggiori coimputati: l’imprenditore della logistica Aldo Spinelli e l'ex presidente della port authority Paolo Emilio Signorini, entrambi ai domiciliari. Un processo immediato che “a noi va benissimo - aveva detto nei giorni scorsi Stefano Savi -. Ci fa anche comodo piuttosto che stare ancora due, tre anni sulla graticola”.

L’avvocato lamenta però un quadro indiziario poco chiaro che non deve in alcune modo condizionare un eventuale processo immediato. Anche questa decisione dovrebbe arrivare prima della metà di Ferragosto.



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