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Il mese scorso è stato presentato un nuovo libro pubblicato dall'Editore MdS, "Il coraggio tra i fiori di ortica", un'opera intensa e profonda cheracconta l'infanzia non solo nella sua dimensione più luminosa, ma anche nelle sue ombre, fatta di giochi e risate, ma anche nelle sue ombre, tra segreti, paure, abusi e battaglie quotidiane che i più piccoli affrontano con straordinaria forza.

Un libro che ci ha subito colpito e per il quale si preannunciava un sicuro interessamento e successo a livello nazionale.

Speriamo che succeda come per il referendum sulla preferenza .....
. . . le chiacchiere le porta via il vento e le biciclette .....
Due lavoratori, stessi turni, stesso mare, stessa .....
LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DI ACQUE S. P. A.

p. .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com

continuiamo la pubblicazione degli scritti che ci arrivano sulla maternità.

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Raccontino di Giancarlo Montin
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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di Angela Baldoni
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Lentamente, gradatamente
mi affiorano i ricordi.
La tua testimonianza,
mamma carissima,
e non la donna
cinica e prepotente
ormai assente
e così .....
ad oggi la situazione è peggiorata
ora anche tir, pulman turistici , trattori, camion con cassoni per massi,
etc. . E ad alta velocita,
inquinamento .....
Di Mario Lavia
Schlein batti un colpo Conte non sceglie fra Harris e Trump

26/8/2024 - 10:20

Schlein, batti un colpo Conte non sceglie tra Harris e Trump e così corteggia l’estremismo antiamericano


L’ex presidente del Consiglio è esplicitamente contro i valori più profondi dell’Occidente liberale e democratico. E forse lo fa per togliere un’arma ad Alessandro Di Battista, suo probabile rivale come capo del «terzo polo populista». La segretaria del Pd dovrebbe portarlo a più miti consigli attraverso una pubblica battaglia politica

I leader dei Democratici americani hanno tutti rinunciato a qualcosa delle loro idee per trovare un enorme denominatore comune: battere Donald Trump, cioè l’antidemocrazia e il ritorno al Far west politico – altro che Carl Schmitt – e ridare slancio ottimistico e progressivo agli Stati Uniti. Invece in Italia, dopo qualche buon segnale, i leader fanno il contrario degli americani: alzano la posta.

In parte lo si comprende, ognuno vuole il posto migliore a tavola. Ma ci dovrebbe essere un limite, morale prima ancora che politico. Giuseppe Conte, nell’intervista concessa a Repubblica, quel confine morale lo valica di slancio quando, a due mesi dal voto americano, non prende posizione a favore di Kamala Harris e dicendo che la vittoria dell’assalitore di Capitol Hill non costituirebbe un pericolo per la democrazia perché egli sarebbe stato eletto democraticamente.

Basterebbe citare l’Hitler del 1933, in parte anche il Mascellone del 1924, per smontare questa corbelleria. Trump non usa l’olio di ricino, ma se ritiene sia il caso il Parlamento lo brucerebbe come fece il Führer. Ma nemmeno questo è il punto. Il fatto che l’avvocato continui a non scegliere tra i valori democratici di Kamala Harris e il para-fascismo di The Donald e i suoi terribili seguaci (tra i quali questo bislacco Robert Kennedy jr, una macchia umana sulla grande famiglia democratica) è inaccettabile per qualunque democratico.
«Dovremo dialogare con qualunque presidente»: e allora uno non esprime una preferenza? Perché parla con la prudenza di un ministro degli Esteri, che non è e (speriamo) non sarà mai? Nella stessa intervista, non una parola sul diritto dell’Ucraina di difendersi fino alla vittoria, non una parola sul diritto di Israele a esistere nella prospettiva di «due popoli due Stati», non una sillaba sul rigurgito di antisemitismo, ma invece una critica a Giorgia Meloni per l’unica cosa seria che ha fatto (sin qui), ovvero stare con l’Occidente. Non come lui, che fece scorrazzare i camion russi all’inizio della pandemia senza che nessuno ne sapesse nulla.
La politica estera si fonda sui valori. Conte non è affatto ambiguo: è esplicitamente contro i valori più profondi dell’Occidente liberale e democratico. Forse lo fa per togliere un’arma ad Alessandro Di Battista, suo probabile rivale come capo del «terzo polo populista». Nel tentativo di risalire la china, Conte corteggia l’estremismo antiamericano lasciando intendere che Harris o Trump è sostanzialmente la stessa cosa, e per questo è dunque un problema per la coalizione democratica.

Solo Elly Schlein può risolverlo, tentando di portarlo a più miti consigli attraverso una pubblica e se necessaria dura battaglia politica, e con lei tutto il Pd, dai riformisti alla sinistra che dovrebbe condividere l’entusiasmo di Roberto Speranza planato a Chicago per la Convention e magari anche scontrandosi con le quinte colonne contiane che nel Pd si eccitano per quel mezzo matto di Jean Luc Mélenchon. La lotta politica deve iniziare subito per ridimensionarlo prima che sia troppo tardi: altrimenti è chiaro che Giuseppe Conte farà perdere voti. E con uno così, Schlein Palazzo Chigi lo vedrà col binocolo.






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26/8/2024 - 13:01

AUTORE:
Dispetto

...stai al fresco o mettiti un cappellino, stai dicendo bischerate.
Dunque seguendo il ragionamento " laviano " se vincesse Trump invece della Harris, visto il paragone hitler/mussolini, ci sarebbe un pericolo per la democrazia mondiale ?
Gli Usa diventerebbeo una autocrazia tipo Russia ? Allora dovranno uscire dalla Nato ? Riflettiamoci.
Domandina su Joe/Kamala : il famoso muro al confine con il Messico, quello anti migranti, iniziato da Trump quando era presidente, in questi anni chi lo ha portato avanti?
Da se no di sicuro...