Nella prestigiosa Sala Gronchi del Parco Naturale di Migliarino, San Rossore e Massaciuccoli, il 20 ottobre alle ore 16, avrà luogo la cerimonia di premiazione della dodicesima edizione del concorso artistico-letterario "Area Protetta", organizzato da MdS Editore, Associazione La Voce del Serchio e Unicoop Firenze Sezione Soci Valdiserchio-Versilia.
«I voti di Italia Viva saranno decisivi nei collegi in bilico: non credo che i Bersaniani vorranno prendersi la responsabilità di regalare la vittoria a Giorgia Meloni.
D'altronde quando ci sono stati veti sul centro si è visto cosa è successo, come in Basilicata per esempio. Il modello deve essere quello della convention di Chicago, dove si trovavano sul palco intorno a Kamala tutte le anime dei democratici, dalla più estrema di Sanders alla più moderata di Obama, fino all'ala bideniana inizialmente ostile alla Harris». A dirlo Raffaella Paita, coordinatrice nazionale di Italia Viva.
Più di qualcuno sostiene che Renzi ha sbagliato ad aderire al campo largo. È d'accordo?
«Ho creduto in un centro competitivo e mi sono spesa per quel progetto, ma allo stesso tempo ho la consapevolezza che quello spazio autonomo dai due poli ad oggi non c'è più. Quindi se si crede davvero in quelle idee riformiste occorre impegnarsi per irrobustire il centrosinistra con un centro riformatore con un'agenda politica precisa: sostegno al ceto medio, riduzione pressione fiscale, sanità, crescita, sviluppo e innovazione. Il Paese è fermo e la Meloni è senza fiato. Per questo grida ai complotti. Ma quando il fiato è corto o c'è una alternativa o a rimetterci è il Paese. Ecco perché con paziente tessitura stiamo lavorando a un progetto largo senza rinunciare alle nostre peculiarità».
Tra primi a essere contrario a un'alleanza con Italia Viva il leader dei 5 Stelle. Perché i pentastellati non vogliono Matteo?
«Elly Schlein ha dichiarato di non voler mettere veti e di non volerne ricevere. È un metodo che mi piace: visione e pragmatismo. Solo così si vince. La mia sensazione è che Conte parli di Renzi, ma sia in realtà più concentrato sui problemi interni al Movimento. Basta leggere Travaglio per capirlo: là dentro c'è chi non ha mai dimenticato l'esperienza giallo verde e vorrebbe replicarla, magari con Giorgia Meloni. E poi credo che Conte sia ancora amareggiato per essere stato sostituito da Renzi con Draghi, un'operazione che rivendichiamo con orgoglio. Il punto però è che se vogliamo dare un'alternativa di Governo dobbiamo parlare di futuro, non di passato».
È d'accordo con chi sostiene che tale livore nasca dal fatto che i pentastellati vogliano riprendersi l'elettorato moderato e dunque vedono nel centro alleato con Schlein un ostacolo?
«Non credo che l'elettorato moderato possa essere l'obiettivo del M5S e d'altronde le posizioni più recenti di Conte non vanno certo in quella direzione».
C'è chi, come Marattin, ancora, non si è rassegnato all'idea del Terzo Polo. Una frattura già insanabile?
«Rispetto l'idea di Luigi anche se non la condivido. Mi permetto però di notare come l'ultima volta decise di non candidarsi al congresso così come ha deciso di non candidarsi alle europee. Chissà se questa volta oltre ai tweet utili77prà una sede democratica in cui poter sostenere la sua posizione. Si tratta dell'assemblea nazionale già convocata per il 28 settembre. Vedremo se la sua linea sarà prevalente o minoritaria».
Cosa ne pensa, invece, della candidatura di Orlando?
«Orlando ha un profilo nazionale e può vincere. Ma senza un programma che guardi allo sviluppo all'innovazione e alle infrastrutture della Liguria l'impresa resta incerta. E la differenza sa chi la farà? Il centro».
Perché i vostri alleati dem sono scettici sulla discesa in campo dell'ex Guardasigilli? Sareste disposti a votare, in Liguria, un nome indicato dal M5S?
«Non vedo scetticismo. Beppe Grillo è genovese. Qui si combatterà lo scontro finale tra lui e Conte. Si legge così ogni azione di disturbo messa in campo in questi giorni».