Il nuovo articolo di Franco Gabbani non riguarda un personaggio o un evento in particolare, ma esamina un aspetto sociale e lavorativo che, presente da molti secoli, ebbe grande sviluppo nell'800 ( fino all'inizio del '900), ma che fortunatamente terminò relativamente presto, grazie agli sviluppi economici e scientifici.
Si tratta del baliatico, un'attività spesso vista benevolmente, ma che è stata definita "calamità occupazionale"
Il midollo del leone - Il coraggio della sinistra angloamericana sull’Ucraina, e l’ambiguità del Pd di Schlein
La vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno, in linea con i socialisti europei e i democratici americani, ha esortato i colleghi dem a confermare il sostegno militare e finanziario a Kyjiv in vista del voto del 19 settembre al Parlamento europeo. Ma la segretaria preferisce un approccio più cauto, e a parlare di pace diplomatica con chi non vuole la pace
Per Italo Calvino il «midollo del leone» voleva significare l’evocazione di quella forza d’animo, diremmo, che consente di «non cedere alla rassegnazione». Era il titolo di una lontanissima conferenza (1955) nella quale il giovane scrittore ovviamente parlava di letteratura: ma il messaggio era più universale. L’espressione venne ripresa molti anni dopo da Altiero Spinelli che nel 1986, per così dire, lo sbattè in faccia all’allora segretario della Fgci Pietro Folena, il quale aveva criticato duramente la risposta militare di Ronald Reagan al colonnello Muʿammar Gheddafi dopo un attentato a Berlino: «Vale la pena che tu metta da parte frasi e cianfrusaglie pacifiste – scriveva Spinelli – e che dia alla tua cultura politica, come nutrimento, un po’ di midollo del leone», inteso calvinianamente appunto come «nutrimento di una morale rigorosa e di una padronanza della storia».
Questa citazione del midollo del leone da parte del grande europeista è tornata in un articolo su Repubblica della vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno in evidente polemica con il suo partito, il Partito democratico. Infatti ci risiamo: giovedì 19 a Strasburgo si discuterà un’altra volta del sostegno «militare e finanziario» dell’Unione europea all’Ucraina che ovviamente la maggioranza Ursula confermerà senza esitazioni, ivi compreso il consenso all’uso delle armi per colpire le basi russe da cui partono gli attacchi.
Il gruppo Socialisti e Democratici che sta partecipando alla stesura della mozione conferma il suo appoggio a questa posizione. Con la contrarietà, ancora una volta, del Pd, sulla questione dell’uso delle armi contro il territorio russo. Picierno ha messo nero su bianco la posizione dei riformisti dem, che è poi la stessa del gruppo dei Socialisti e Democratici. Ma non è quella del Nazareno: infatti la settimana scorsa Elly Schlein aveva esplicitamente dato ragione al governo che si era detto contrario all’uso delle armi destinate a colpire il territorio russo. «Iniziare con i distinguo per accarezzare l’idea di una resa soft, per lasciare agli altri Paesi europei l’onere del sostegno e dell’assistenza all’Ucraina è una resa politica e intellettuale inaccettabile», ha scritto la vicepresidente dell’Europarlamento. Un chiarissimo segnale al Nazareno.
L’impressione è che lo spettro della resa non sia un’invenzione. Mentre, al contrario, bisogna stringere. È questo infatti il momento del coraggio. Gli americani ce l’hanno (ieri Anthony Blinken ha detto che «l’Ucraina può vincere»), i socialisti europei anche ce l’hanno. I laburisti inglesi si stanno mettendo alla testa dei coraggiosi che stanno con l’Ucraina fino in fondo. A Kyjiv il ministro degli Esteri britannico David Lammy ha tenuto un discorso fortissimo: «Le azioni barbariche di Putin sono l’ultimo esempio di una storia molto vecchia e malvagia. Uno dei miei antenati è stato portato via dalla sua casa, ridotto in schiavitù, incatenato su una nave e costretto a lavorare per il profitto di un impero straniero. Sapeva fin troppo bene cosa fosse l’imperialismo. Questo è imperialismo. Questo è fascismo». Capito? Fascismo.
Che differenza con Schlein che, interrogata da Giorgio Zanchini proprio sull’articolo di Picierno, è parsa un tantino infastidirsi prima di confermare l’appoggio all’Ucraina condito dal consueto richiamo a una soluzione di pace. Ma sulle armi offensive legittimamente usate da Kyjiv per annientare gli attacchi dei soldati di Putin non una parola. Giovedì prossimo il Pd dunque farà come a luglio: voterà contro questo punto (allora si astennero Picierno ed Elisabetta Gualmini), tanto il sì alle armi dirette al territorio russo passerà lo stesso. Con il consenso dei socialisti europei. Tranne che del Pd italiano. Al quale il midollo del leone continua a mancare.