Il nuovo articolo di Franco Gabbani non riguarda un personaggio o un evento in particolare, ma esamina un aspetto sociale e lavorativo che, presente da molti secoli, ebbe grande sviluppo nell'800 ( fino all'inizio del '900), ma che fortunatamente terminò relativamente presto, grazie agli sviluppi economici e scientifici.
Si tratta del baliatico, un'attività spesso vista benevolmente, ma che è stata definita "calamità occupazionale"
È possibile dipingere il silenzio?
Questa è la domanda che si poneva la nuova mostra di Gavia al Real Collegio di Lucca, cercando una risposta nelle immagini dipinte.
E la mostra ha rappresentato quello che l'artista stessa ama, uno spazio di incontro e di condivisione di un senso comune all’interno di una situazione pittorica, materiale e artistica ma anche in particolare il luogo dove possa emergere una realtà di emozioni che attingano dentro ogni nostra sensibilità intima e “silenziosa”.
Come da sempre i quadri e le opere di Gavia non hanno un titolo e, come in assenza di parole, “istigano” a sentire più che a capire, invitano ad ascoltarci da dentro.
Nelle foto potete trovare un'idea di quanto la mostra abbia saputo esprimere, come hanno potuto ammirare i tanti visitatori.
Ad accompagnare i quadri di Gava, anche gli scatti della fotografa/artista Angela Palese
Ma questa volta alle immagini si sono aggiunte anche le parole, con il dibattito finale sul tema del silenzio, che ha visto la partecipazione di tre giovani relatori, che hanno approfondito con il pubblico e l'artista il tema dedicato.
Don Marco Teodosio Giacomino, teologo; Alessandro Pisani, filosofo; Romeo Menchise, studente e presidente di Classicum hanno esplorato l'argomento da vari punti di vista, forse principalmente quello religioso, con il silenzio visto come preghiera e meditazione, ma anche quello dell'osservazione e comprensione.
Il silenzio è nella società moderna qualcosa da evitare: anni fa c'era l'abitudine di tenere accese radio o televisione per avere il senso di compagnia, di presenza contro la solitudine; poi venne il periodo degli auricolari per estraniarsi con la musica dal contesto in cui si era; ora con internet c'è il terrore di non essere connessi, di non poter essere raggiunti dal quel flusso di inutili e fuorvianti informazioni, dove ognuno parla ma nessuno ascolta, un pò come per la letteratura, dove tutti scrivono e nessuno legge.
Ma forse il silenzio è il solo termometro che possa indicare il benessere di stare con se stessi.