Nei suoi numerosi articoli sulla storia del territorio, Franco Gabbani ha finora preso come riferimento, personaggi o avvenimenti storici, inquadrandoli nella cornice degli usi e delle norme dell'epoca.
Questa volta prende spunto da situazioni e argomenti curiosi, spigolature come le chiama.
Al di là dei fatti precisi, quello che colpisce particolarmente, è il linguaggio usato nei documenti, non solo formale e involuto, come da sempre ci ha abituato la burocrazia, ma spesso anche di difficile comprensione, esplicitando l'evoluzione continua della lingua e dei termini.
LA VENDEMMIA
Alla fine di settembre e agli inizi di ottobre iniziava la vendemmia nella corte dei miei nonni. I vicini, come in un’antica solidarietà contadina, si aiutavano a vicenda, coinvolgendo anche parenti e amici. Era un momento di festa, ma anche di profonda connessione con la terra, perché fare il vino era una vera e propria arte. La scelta del vitigno era un privilegio, e l’abilità di mescolare le diverse uve per ottenere un vino eccellente era tramandata di generazione in generazione.
Si iniziava presto, e anche noi bambine e bambini partecipavamo, armati di piccole forbici. Gli adulti, con la loro energia e allegria, si chiamavano per nome o soprannome, intonando stornelli che echeggiavano tra i filari. Le risate, accompagnate da racconti e barzellette, creavano un’atmosfera gioiosa.
L’uva veniva raccolta in ceste di legno, caricate poi sui carri per essere portate in cantina, dove iniziava il magico processo della pigiatura. In alcune cantine, si pestava l’uva con i piedi, un gesto antico che ci faceva sentire legati a un tempo lontano.
Dopo la pigiatura, l’uva veniva trasferita nella strettoia, dove gli uomini stringevano il torchio, separando il succo dagli acini. Questo prezioso nettare scivolava giù in secchi, poi versato nelle grandi botti dove avrebbe fermentato. La pazienza era fondamentale: il succo doveva riposare il giusto tempo, fino a raggiungere il perfetto grado alcolico.
Infine, il vino veniva travasato nelle damigiane e poi imbottigliato, sigillato con tappi di sughero. Ogni passaggio era carico di aspettativa, ma la vera festa esplodeva con il primo stappo: il frutto di tanta fatica, cura e amore si manifestava in un bicchiere di vino. Una gioia semplice, che racchiudeva tutta la bellezza della tradizione contadina.
Brunioli Lubiana