L'analisi del nuovo articolo di Franco Gabbani si sposta questa volta nel mondo di un associazionismo antesignano, le confraternite, necessarie per togliere dall'isolamento e dal mutismo le popolazioni delle campagne, anche se basate esclusivamente sui pricipi della religione.
E d'altra parte, le confraternite, sia pur "laiche", erano sottoposte alla guida del parroco.Sono state comunque i primi strumenti non solo di carità per i più bisognosi, ma soprattutto le prime esperienze di protezione sociale verso contadini ed operai.
DELLE ORRIDE COSE DETTE DA ROMANO PRODI IN UNA INTERVISTA A PROPOSITO DELLA UCRAINA.
(leggetevi di un fiato questo articolo dell'ottimo Marco Setaccioli)Di cose orride ne ho lette tante in questi due anni e mezzo, ma non mi aspettavo di leggere un pensiero così superficialmente distopico da uno che il mondo lo conosce bene come Romano Prodi.
Nell’articolo Prodi ipotizza che nulla di quello che sta accadendo a est dell’Europa sarebbe successo se l’Ucraina fosse rimasta uno “stato cuscinetto, ponte tra Russia e NATO”, criticando in modo nemmeno troppo implicito la scelta di Bush del 2008 a Bucarest di prospettare per Kyiv un futuro nell’Alleanza Atlantica.
Quest’ultimo è forse l’unico punto sul quale concordo col professore, ma per ragioni diametralmente opposte alle sue. Per lui fu un errore parlare di Ucraina nella NATO, per me lo fu farlo senza stabilire una road map o scadenze temporali certe. Si trattò di una inammissibile sottovalutazione della pericolosità della Russia di Putin, che nel frattempo poté organizzarsi per le criminali invasioni di Crimea e Donbass del 2014.C’è poi il fatto che la posizione di Prodi pone almeno due questioni, una di diritto ed una di fatto, che poi sono le stesse alle quali i tanti pacifinti con cui mi confronto puntualmente evitano di rispondere.La prima attiene strettamente alle norme internazionali. Perché quella di diventare o rimanere uno “stato cuscinetto” non può che essere una libera scelta di un paese sovrano, ciò che l’Ucraina è dal 1991. Un diritto riconosciuto in base alle regole ONU e OSCE, organizzazioni delle quali sia l’aggredito che l’aggressore di questa assurda guerra fanno parte. Sostenere che il destino di una nazione di 44 milioni di abitanti debba dipendere non già dalla volontà del proprio popolo, ma dalle esigenze di altri è semplicemente folle, iniquo e indecente.
La seconda è in realtà collegata alla prima. Perché essere uno stato cuscinetto accanto alla Russia vuol dire, nello specifico, accettare di divenirne un vassallo. Con elezioni truccate da truffe, manipolazioni e disinformazione, eventi che l’Ucraina aveva già conosciuto nel 2004 (con la vittoria tarocca di Yanukovich), ma anche con una sudditanza culturale e scelte legislative in linea con il contesto di totale privazione di libertà che lo zar ha già imposto al proprio popolo e che tutt’ora sostiene anche altrove, appoggiando praticamente tutte le peggiori dittature del mondo (ne è una prova la recente legge sugli agenti stranieri approvata dal governo filorusso della Georgia). Quella che per Prodi sarebbe stata auspicabile per Kyiv è, in buona sostanza, una schiavitù di fatto per evitare la guerra. Non credo di essere il solo a pensare che una simile scelta non può essere chiesta ad alcun paese e tantomeno agli ucraini che, soprattutto in quest’ultimo secolo hanno faticosamente, e a costo di milioni di morti, costruito la propria identità nazionale.Sorprende e delude in questo senso che chi come il professore, ha presieduto la Commissione Europea ed è considerato uno dei padri nobili dell’area democratica di questa nazione, finisca per trattare altre nazioni come territori di un gigantesco Risiko, pezzi di una scacchiera, egoisticamente sacrificabili per salvare il re.
Spiace anche, non poco, leggere della necessità, secondo lui, di “installare regole comuni”, per evitare, spiega nell’articolo di@repubblica, una spirale di tensioni travolgenti. Perché quelle regole in realtà ci sono già. E nessuno può essere così ingenuo da non comprendere che dare a chi sistematicamente le viola, tutto ciò che chiede, di certo non incoraggerà tutto il resto del mondo a rispettarle.
Marco Setaccioli