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Un esperienza di crescita di gruppo famiglia grazie a due meravigliosi cucciolotti.

RAFEE, figlia di una galga spagnola abbandonata incinta, salvata da un associazione .Tutti i cuccioli sono stati adottati.

UGO meticcio di una cucciolata abbandonata. Saputo successivamente che insieme ai fratellini è stato protagonista di un servizio TV sui cani abbandonati..

La riforma, assurda, della giustizia, del ministro .....
. . . il termine guerrafondai è stato usato per i .....
. . . per diventare sudditi di Mattarella.
Quando .....
LA UE PENSA DI FINANZIARE IL PIANO DI RIARMO COI RISPARMI .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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da Jessy Taylor
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Cara mamma amica zia donna
sorella compagna nonna
che non porti d'abitudine
il tacco a spillo
ma guardi a fronte alta
il mondo con dignità. . . .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
di Claudia Mancina
Appunti per Schlein-La disastrosa alleanza con Conte, e l’importanza di guardare al centro

30/10/2024 - 9:05

Appunti per Schlein-La disastrosa alleanza con Conte, e l’importanza di guardare al centro

Le sconfitta alle elezioni in Liguria obbliga la segretaria del Pd a ripensare alla propria coalizione. Per costruire un’alternativa politica solida e capace di vincere occorrerà rompere una volta per tutte con i Cinquestelle e tornare a dialogare con Matteo Renzi

Chi ha vinto e chi ha perso in Liguria? È difficile interpretare elezioni in cui la maggioranza degli elettori ha rinunciato a votare. Tuttavia non ci si può sottrarre al compito di cercare di capire che cosa sia avvenuto, e quali ne siano le implicazioni sul piano nazionale. Prima ancora di parlare di Giuseppe Conte e di Matteo Renzi, si deve riconoscere che è stata un’illusione ottica quella – presente ancora nei commenti di ieri, che in gran parte facevano riferimento al mancato rigore a porta vuota – che la vittoria fosse sostanzialmente scontata, a causa delle disavventure giudiziarie dell’ex-presidente Giovanni Toti. 

Con questa lettura in mente si era fatta anche una manifestazione per chiedere le dimissioni di Toti, toccando i vertici del giustizialismo e, verrebbe da dire, dell’imprudenza politica. Ma cavalcare la magistratura, anche in un caso poco trasparente come questo, non ha pagato. 

La porta non era affatto vuota, ma presidiata da un candidato convincente (tale va considerato, nonostante il cattivo risultato di Genova) e da una destra forte in una parte del territorio. Al contrario, chi doveva segnare il rigore è inciampato sui propri piedi. Conte ha funestato la campagna elettorale in tutti i modi possibili, e a Andrea Orlando va riconosciuto il merito di essere riuscito, nonostante tutto, a imporre al suo avversario un testa a testa fino all’ultimo.

Qual è dunque la lezione di questo voto? Lo stesso Orlando ha indicato un punto importante nella sua conferenza stampa sui risultati: bisogna definire un formato della coalizione che sia stabile e non variabile da un appuntamento all’altro. 

Ma altri punti bisogna aggiungere. Il primo, che risulta con evidenza, è che bisogna rompere definitivamente con il giustizialismo e inaugurare un rapporto più civile con gli avversari. Speculare sul patteggiamento di Toti per considerarlo senz’altro colpevole è vergognoso.  Parlare di un modello Toti come legame perverso tra politica e affari è perlomeno prematuro. Il secondo punto riguarda il rapporto con il Movimento 5 stelle di Conte e dunque la struttura della coalizione. La segretaria Schlein ha puntato molto sul suo essere testardamente unitaria, cioè rifiutare veti e idiosincrasie, portate avanti da Conte ma presenti spesso nello stesso Partito democratico. Lodevole intento, ma politicamente debole se si risolve nel subire le opinioni di Conte e farsi dettare le scelte da lui. 
Non è detto che con Renzi si vinca sempre, ma certo senza di lui a volte si perde. Dovrebbe essere il Partito democratico a decidere chi sono i suoi alleati. Accettare una leadership di Conte è impensabile, non solo per la minorità numerica del suo movimento rispetto al Partito democratico, ma anche per precisi fatti politici: i decreti sicurezza di Matteo Salvini e il bonus ristrutturazioni, che ha scassato le casse dello Stato, così come le sue posizioni su temi fondamentali come la politica estera. 

Qui il discorso si deve allargare. L’obiettivo di una forza politica non può essere semplicemente quello di vincere, a qualunque costo, con qualunque alleato. Qualcuno ricorda il secondo governo Prodi? Il rischio è vincere con una coalizione abborracciata, che subito dopo si dilania e si paralizza. 
Vincere non è l’obiettivo, ma la via per tradurre in realtà le proprie idee politiche. Dunque il Partito democratico, che ha la responsabilità di costruire l’alternativa, dovrebbe anzitutto chiarire le sue, di idee, che spesso appaiono diverse da quelle di Conte su argomenti non secondari. In Liguria la lista del Partito democratico è andata molto bene. Ma sarebbe un grave errore per il gruppo dirigente del partito indulgere alla soddisfazione per questo risultato. 

Costruire un’alternativa capace di vincere e, poi, di governare è un lavoro lungo e faticoso, che richiede elaborazione politica e, spesso, anche delle scelte. Parlare di scelte significa porre la questione del centro. Si può vincere senza il centro? Questa è la domanda a cui la Schlein deve dare risposta. Non basterà essere unitari.





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