L'analisi del nuovo articolo di Franco Gabbani si sposta questa volta nel mondo di un associazionismo antesignano, le confraternite, necessarie per togliere dall'isolamento e dal mutismo le popolazioni delle campagne, anche se basate esclusivamente sui pricipi della religione.
E d'altra parte, le confraternite, sia pur "laiche", erano sottoposte alla guida del parroco.Sono state comunque i primi strumenti non solo di carità per i più bisognosi, ma soprattutto le prime esperienze di protezione sociale verso contadini ed operai.
In Liguria ha vinto il Centro e la “nuova” Forza Italia. Occorre spiegarlo a Meloni, Salvini e anche Tajani
Le due liste civiche di Bucci e quella di Forza Italia raggiungo il 26%, il primo partito della coalizione. Il ruolo di Claudio Scajola e Letizia Moratti. Nella lista per Bucci “Vince Liguria” c’erano molti ex della stagione di Toti. L’ex governatore è il vincitore morale di questa elezione. Che dice basta con il doping giudiziario, ovvero l’uso politico delle inchieste
Fermi tutti: in Liguria non ha vinto la destra.
È certamente vero che ha perso la sinistra. Ha vinto il centro. Nella Regione ha operato, e non da oggi, un laboratorio che in questi anni ha lavorato, rafforzato classe dirigente, camminato sulle orme di due big come Claudio Scajola e Letizia Moratti e ora ha la maggioranza nella Regione. Il bello delle elezioni liguri – e in generale di tutte le amministrative in forza di una legge elettorale chiara – è che nonostante l’incollatura di scarto (8mila voti) vincitori e vinti sono una certezza. La vittoria di Marco Bucci e del centrodestra ha però tante facce ciascuna con una precisa parte in commedia, molte parlano il dialetto ligure e avranno ricadute locali; qualcuna parla italiano e peserà nel futuro della coalizione di maggioranza.
Tante facce
La prima “faccia” è quella di Marco Bucci con quello che rappresenta: se stesso, senza dubbio, e la “continuità” con quello che è stato, Giovanni Toti compreso, e che a quanto pare ha rassicurato la maggioranza dei liguri andati al voto anche se sono, purtroppo, la minoranza degli aventi diritto. Bucci non ama questa parola, “non so cosa significhi – diceva ieri - per me le cose buone si portano avanti e le cose da correggere si correggono”. E però hanno scelto l’usato sicuro, concreto, pragmatico, il civico che non risponde ai partiti e che, nonostante la sconfitta nel comune di Genova, la “sua” Genova (qualcuno dice anche perché molti lo avrebbero voluto ancora sindaco), ha saputo convincere i liguri che è lui l’uomo giusto per portare avanti la ripartenza della regione.
Quella di Giorgia Meloni
La vittoria del destra-centro ha senza dubbio il volto di Giorgia Meloni. La premier ieri in Consiglio dei ministri ha detto che il voto “premia la bontà e la solidità dell’azione di governo”. Sarebbe stato più corretto dire che il voto ha premiato la solidità dell’azione di governo di Toti e Bucci. Ma dell’effetto Toti sul voto ne parliamo tra un po’.
Bucci è stato il candidato voluto da Giorgia Meloni. È stata lei a fine agosto a fare la famosa telefonata: “Marco, sei tu il candidato”. Non è stato facile tenere a bada gli appetiti di Salvini che voleva il suo braccio destro Edoardo Rixi (ma lui è sempre stato molto restio, “ho un lavoro da svolgere al ministero”), quelli dei centristi, a cominciare da Toti e Bucci, che volevano puntare la fiche su Ilaria Cavo, la giornalista e deputata di Noi moderati di Lupi. Anche i Fratelli alzavano la voce nella perenne ricerca del governo in una regione del nord. Meloni tagliò la discussione interna a modo suo: “Bucci è serio e competente e darà il meglio per la Liguria”. Una scommessa importante per la premier che non riguardava il governo né tanto meno la sua popolarità ma ha indicato una nuova rotta: non più solo fedelissimi o missini della prima ora ma un candidato che con Fratelli d’Italia non aveva nulla a che fare. Un tentativo di emanciparsi dai soliti clichè e dal cerchio magico di Colle Oppio. È stata una mossa che gli alleati hanno subìto e che ha spiazzato gli avversari. Meloni ha vinto la sua scommessa ed è la prima volta trattandosi di un sindaco.
Il Centro che vince
In via della Scrofa ragionano sul fatto che la lista Fdi ha perso ben l’11% rispetto alla Europee di giugno (26,8% a giugno, 15,1 adesso) ma il dato viene considerato “non rappresentativo” in questa elezione dove le liste civiche hanno fatto la parte del leone. Anzi, la dichiarazione ufficiale è che “il partito è cresciuto dal 4%” rispetto alle regionali del 2019. Un’era geologica fa. Imparagonabile. E’ chiaro che il dato brucia.
E qui arriviamo ad un’altra faccia di questa vittoria, una faccia importante, a bocce ferme quella con maggior peso. Il centro. O il civismo. Non sempre coincidono. In questo caso sì. Erano due le liste “centriste”: “Bucci presidente, Vince Liguria”, la lista di Noi Moderati di Maurizio Lupi e dei totiani di cui Lupi ha assunto l’eredità politica. Questa lista ha preso il 10,1% ed è la seconda più votata della coalizione, la terza in tutta la Liguria (la prima è il Pd al 28%). L’altra civica è la lista personale di Bucci (Orgoglio Liguria-Bucci Presidente) e ha preso il 7,4%. È una massa di voti che hanno fatto la differenza. Anzi, alla fine è stato necessario il boost, la spinta, di un altro centrista doc: Claudio Scajola, ex Forza Italia, il dominus del Ponente ligure che in tandem con il nipote Marco (assessore nella giunta Toti) verso le 21 quando ancora i due candidati erano in sostanziale parità, ha ribaltato le percentuali e dato a Bucci buona parte degli ottomila voti ha hanno fatto la differenza.
Il tandem Scajola-Moratti
Si dice che sia stato Claudio Scajola a lavorare nel back stage durante i mesi estivi per convincere i leader nazionali a scegliere Bucci. Fatto sta che proprio nel feudo imperiese degli Scajola il nuovo presidente della Regione Liguria ha ottenuto i voti necessari per battere Orlando di misura e compensare la sconfitta su Genova. Si dice anche dietro questo successo ci sia la longa manus di Letizia Moratti che molti avranno notato essere assai presente al fianco di Bucci durante la campagna elettorale e nel comizio finale. Lunedì è stata tutto il giorno, forse una delle poche, nell’ufficio del sindaco ad attendere lo spoglio. Moratti, eletta a giugno all’Europarlamento e tornata in Forza Italia di cui presiede la Consulta, parla di una vittoria “'bellissima e meritata”. Bucci ha fatto “un’ottima campagna elettorale, basata su programmi concrete e mettendo al primo posto le esigenze dei liguri”. Moratti sottolinea l’importanza di Forza Italia che “ha contribuito in maniera determinante alla vittoria di Bucci” e ringrazia “particolarmente” Claudio Scajola per “il suo significativo e fondamentale apporto”. Il patto di ferro, la mossa vincente tra i due, è consistita nel convincere Marco Scajola, nipote di Claudio e pezzo importante della giunta Toti, e con lui 32 amministratori locali a dare il loro sostegno”. Ecco perché la lista che ha ottenuto oltre il 10% ha fatto il pieno di voti.
Il 26% dei voti, la maggioranza
In realtà in Liguria ha vinto il centro, quello fatto di moderazione e sano pragmatismo. Non ha vinto la destra, né dei Fratelli né della Lega. Forza Italia (8%) ha perso lo 0,5% rispetto alle Europee, la Lega all’8,5% (8,9% a giugno). Le due liste Bucci mettono insieme quasi il 18% e sono nei fatti il primo partito della coalizione (Fdi è al 14%). Un abile lettore di numeri come Scajola, che è anche sindaco di Imperia, la mette così: “Quanto ai dati di lista, con Fratelli d'Italia che ha perso più di dieci punti percentuali rispetto alle elezioni europee di giugno e la Lega e Forza Italia che hanno sostanzialmente tenuto, la cosa significativa è che i civici e i moderati non riconducibili direttamente ai partiti più di destra sono maggioranza nella coalizione in Liguria. La nuova Forza Italia insieme alle due liste civiche di Bucci rappresentano la maggioranza degli elettori di centrodestra in Liguria”.
Effetto Toti
Parole che non piaceranno ai Fratelli e neppure ai leghisti che pure sono stati i più coerenti nell’affaire Toti nel senso che non lo hanno mollato e non si sono messi a fischiettare. Lo hanno sostenuto. Sempre. E adesso è giusto spendere due parole su Giovanni Toti: l’ex governatore costretto alle dimissioni dopo quattro mesi agli arresti domiciliari, strappato via con la forza dal governo della Regione (i magistrati non lo avrebbero liberato) e costretto anche al patteggiamento per non restare anni appeso ad un processo che avrebbe avuto costi legali altissimi e un esito molto incerto (dal punto di vista dell’accusa) è in qualche modo il vincitore morale di queste elezioni. Chi lo voleva morto politicamente, lo ritrova vivo e vegeto per quanto ammaccato. Il totismo, indicato dal (centro)sinistra come la causa di tutti i mali (quali?) della regione, ha retto alla prova del voto. Troppo facile dire che è un sistema di potere che si difende. Probabilmente quel “darsi da fare spregiudicato quasi che il Presidente della Regione fosse un manager alla guida di un’azienda privato anziché un amministratore pubblico” (così l’accusa negli atti dell’inchiesta) ha dato risultati in termini di crescita e affidabilità del sistema ragione. La procura stessa, del resto, ha certificato che non c’è stato arricchimento personale. La vittoria di Bucci ci dice senza se e senza ma anche un’altra cosa: basta con il doping delle inchieste giudiziarie che decidono tempi e nomi della vita politica. La politica è e deve essere altro.
L’Istituto Cattaneo
A riprova della vittoria del Centro arriva l’analisi dei flussi di voto dell’Istituto Cattaneo. Gli analisti di Bologna non hanno dubbi: “I voti dell’ex Terzo Polo sono stati determinanti in Liguria per la vittoria di Bucci. L'elemento di maggiore rilievo - si legge - è la considerevole fetta di elettori (circa il 3,6%) dell'ex Terzo Polo (Azione, Italia Viva, +Europa) confluita nelle liste dei partiti di centrodestra” dalle europee e alle regionali 2024.
Ora tutto questo c’è da spiegarlo a Meloni, Salvini e anche Tajani perché la Forza Italia che rappresentano Scajola e Moratti non è quella del vicepremier Tajani. Detta meglio: Scajola e Moratti sono assai meno propensi ad obbedire alla premier. Ma c’è da spiegarlo soprattutto ad Elly Schlein. Orlando ha fatto un’ottima prova, il Pd ha rimesso radici e sta bene tanto da essere il primo partito della regione (28,5%). Orlando doveva forse ribellarsi di più e meglio quando Conte a 48 ore dalla chiusura delle liste ha preteso che Italia Viva fosse fuori da tutto. Non solo il simbolo, anche donne e uomini di Iv senza simbolo sono stati additati come indesiderati. Doveva ribellarsi di più la segreteria Elly Schlein. Conte oggi è al 4,5%, una debacle. E Matteo Renzi con il suo 2-3% (alle Europee il leader di Italia viva prese seimila voti) avrebbe consegnato la vittoria ad un vero centrosinistra. Perché quella che ha gareggiato in Liguria è una sinistra senza centro. Quel centro che ha spinto alla vittoria Bucci e condannato alla sconfitta Orlando.