L'analisi del nuovo articolo di Franco Gabbani si sposta questa volta nel mondo di un associazionismo antesignano, le confraternite, necessarie per togliere dall'isolamento e dal mutismo le popolazioni delle campagne, anche se basate esclusivamente sui pricipi della religione.
E d'altra parte, le confraternite, sia pur "laiche", erano sottoposte alla guida del parroco.Sono state comunque i primi strumenti non solo di carità per i più bisognosi, ma soprattutto le prime esperienze di protezione sociale verso contadini ed operai.
Le tre Marie
Maria Isabel Barreno, Maria Teresa Horta, Maria Velho da Costa
25 ottobre 1973: inizia in Portogallo il processo alle “Tre Marie”.
Anni ‘70. Nel Portogallo che vive una dittatura ormai quarantennale Maria Teresa Horta pubblica il libro di poesie “Minha Senhora de mim”, “Mia signora di me”. Il libro viene ritirato dopo pochi giorni e alla casa editrice viene proibito di pubblicare altre opere della Horta. Non solo…la scrittrice subisce persecuzioni personali, telefonate notturne e un pestaggio per strada.
«Se un libro scritto da una donna sola ha provocato tanto scalpore, immaginatevi che succederebbe se a scriverlo fossimo in tre».
Così si dicono le amiche Maria Teresa Horta, Maria Isabel Barreno e Maria Velho da Costa - che ogni settimana si incontrano per parlare e progettare.
E così nel maggio del 1971 iniziano a scrivere, a sei mani, le Novas Cartas Portuguesas. Le Novas Cartas ricalcano, stravolgendolo, il modello di un’opera epistolare amorosa del Seicento, in cui una monaca portoghese, Mariana Alcoforado, languisce d’amore per un soldato francese con cui aveva una relazione clandestina. Le Tre Marie riprendono la storia e le
sofferenze di Mariana, riscattandola dalla sua posizione subordinata: sfidano così la dittatura, l’ordine patriarcale e le convenzioni sociali del paese. Nell’opera vengono denunciate le diverse oppressioni subite dalle donne, il sistema giudiziario che perseguita le donne scrittrici, così come la guerra coloniale e la violenza fascista. La rivelazione di un immaginario da sempre silenziato, la ricerca dell’appagamento, la scoperta delle superfici erogene di un corpo troppo a lungo dimenticato o sacrificato, il tabù della masturbazione femminile finalmente infranto, l’amore omosessuale: tutto questo prende sfrontatamente corpo e voce nel Portogallo pudibondo e ipocrita dei primissimi anni Settanta, a testimoniare le correnti vivissime che continuano a scorrere clandestine ma non sopite. Un libro scritto da tre donne in un Paese dominato dagli uomini, che parla di sessualità e piacere femminile, ridicolizza l’idea del maschio, ne smaschera vizi e presunzioni: il regime portoghese, che cadrà solo due anni dopo, il 25 aprile 1974, reagisce al libro scandaloso ritirando il volume tre giorni dopo la pubblicazione e incriminando e processando le autrici. Un libro non concepito come femminista, ma che finisce inevitabilmente per diventarne un manifesto. La storia delle “nuove lettere portoghesi” varca infatti i confini nazionali arrivando in Francia all’attenzione delle più grandi femministe dell’epoca, tra cui Simone de Beauvoir e Marguerite Duras: ne consegue una vastissima mobilitazione internazionale a sostegno delle Tre Marie. Fu solo dopo il 25 aprile del 1974, con la fine della dittatura, che le tre Marie vengono definitivamente assolte.
Da un’intervista apparsa sul portale portoghese di informazione alternativa Esquerda.net il 25 ottobre 2020 a cura di Mariana Carneiro.
“Ricordo di averla sentita dire che scrivere quest’opera è stata una delle cose più divertenti e avvincenti che ha fatto nella vita. Mi può spiegare perché? È stata davvero una delle cose più importanti e divertenti che ho fatto nella vita. Ridevamo così tanto! Eravamo tutte molto scherzose. Il libro è pieno di umorismo. Quando affrontiamo il discorso della mascolinità, non c’è niente di più devastante che usare l’umorismo per far arrabbiare quelle creature.
Era una battaglia politica che stavate ingaggiando… Era fortemente politica e fu un processo politico, anche se i fascisti hanno sempre tentato di far credere che era una questione di morale e buoni costumi. Molte persone sapevano già che stavamo scrivendo il libro e lo consideravano come una specie di vendetta. Non contro gli uomini, ma contro chi ci chiamava in tribunale e ci proibiva di scrivere. […] Vollero proprio umiliarci, schiacciarci. Fu sinistro. Dovemmo presentarci alla polizia del buon costume. Non ammisero mai che era un processo politico, dissero che ciò che era in causa era un attentato alla morale pubblica. Ci trattarono come delle svergognate. Tutto questo è molto importante per capire che le Nuove lettere portoghesi furono considerate gravissime per essere state scritte da donne. E le donne dovevano essere umiliate.”
L’unica delle tre Marie ancora oggi in vita è Maria Teresa Horta. E’ nata a Lisbona nel 1937 e vive in Portogallo. Giornalista, ha collaborato a diverse riviste e giornali come critica letteraria. Nei suoi romanzi, racconti, nelle numerose raccolte di poesie, oltre a un saggio sull'aborto in Portogallo, si alternano lirismo, sensualità , erotismo e l’attenzione alla cronaca e alla storia. La sua scrittura ha sempre accompagnato la sua azione militante.
Da leggere:
- Anonimo, Lettere di una monaca portoghese. SE, 2021.
- M. I. Barreno, M. T. Horta, M. Velho da Costa, Le Nuove Lettere Portoghesi. Rizzoli, 1977.
- Anonimo, Milo Manara Lettere di una monaca portoghese - illustrazioni di Milo Manara. Nuages, 1997.
- Maria Teresa Horta, Mia signora di me. Valigie rosse, 2018. - Maria Teresa Horta, Amore abitato. Valigie rosse, 2024.
Paola Bernardini
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