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Oggi è deceduto Oliviero Toscani.
Era ricoverato presso l'ospedale di Cecina per l'aggravarsi della sua malattia, l'amiloidosi, malattia rara e incurabile.Rimane la sua opera rivoluzionaria nel mondo della fotografia.
Lo ricordiamo con le parole di Paola Gavia, che ha avuto il privilegio di conoscerlo e di essere fotografata da lui per una campagna mondiale

. . . avevo risposto al tuo " apprezzamento" poi ho .....
da uno che evidentemente si considera un Pico della .....
. . . l'ultima volta che parlai con il renziano Massimo .....
La nuova vita di Luigi Di Maio continua con una conferma .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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di - Maestra Antonella
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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Il cielo è quasi sempre imbronciato
di pessimo o di cattivo umore
e nel suo tenace perdurare
appiccica addosso il malumore
Grondano i tetti, gli .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
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Un conforto per la terra e per il cielo: Vecchiano e la sua confraternita
di F. Gabbani e S. Petri

3/12/2024 - 17:15


L'analisi del nuovo articolo di Franco Gabbani si sposta questa volta nel mondo di un associazionismo antesignano, le confraternite, necessarie per togliere dall'isolamento e dal mutismo le popolazioni delle campagne, anche se basate esclusivamente sui pricipi della religione. E d'altra parte, le confraternite, sia pur "laiche", erano sottoposte alla guida del parroco.
Sono state comunque i primi strumenti non solo di carità per i più bisognosi, ma soprattutto le prime esperienze di protezione sociale verso contadini ed operai.
Non mancavano certo i casi di sfruttamento a vario titolo delle disponibilità economiche, come siamo abituati ad assistere continuamente anche oggi.
La confraternita presa a riferimento da Franco è quella di S. Alessandro a Vecchiano, nata nel 1642 e, in teoria, chiusa nel 1785 dopo la legge di Pietro Leopoldo, insieme con tante altre. 
Ma non c'è documentazione di ciò.
 
 
UN CONFORTO PER LA TERRA E PER IL CIELO:
VECCHIANO E LA SUA CONFRATERNITA
di Franco Gabbani
Nella nostra esplorazione di un “mondo contadino” del quale oggi sono rimaste solo poche tracce cercheremo, questa volta, di conoscere un po’ meglio quella che fu una delle componenti più importanti nella vita delle comunità rurali (e non solo) dell’Ottocento e che fu anche in grado di dare una voce alla gente delle campagne: le confraternite.
 
Le confraternite sorsero con lo scopo di promuovere e sviluppare la pratica religiosa, la moralità, l’aiuto del prossimo in vita e in morte: questi principi dovevano trovare attuazione nella vita quotidiana.
 
L’aiuto del prossimo in vita significava che la confraternita univa ad una funzione religiosa una funzione sociale che lo Stato non assicurava ai sudditi.
Alle misere condizioni di vita dei contadini si affiancavano quelle di operai con paghe bassissime, con orari di lavoro che superavano le dodici ore, e che vivevano in case malsane dove le malattie erano frequenti e spesso portavano alla perdita del lavoro o del podere.
 
Perdere il lavoro o il podere significava andare a far parte della categoria dei poveri: non esisteva né un sistema sanitario, né un sistema pensionistico.
Le confraternite attraverso le tasse annuali di iscrizione, e grazie a un patrimonio immobiliare e fondiario prestavano assistenza agli iscritti, assicurando loro un minimo di protezione sociale.
 
La Chiesa capì subito l’importanza delle confraternite per il buon andamento delle parrocchie ed in particolare si rese conto che, attraverso il loro controllo, avrebbe potuto assicurarsi anche il controllo di buona parte dei componenti delle comunità.
Accanto al culto della religione promosse, quindi, le attività pedagogiche e le opere di carità in soccorso di giovani, di donne e uomini poveri, di vedove, di ragazze da marito, di ammalati, di vecchi, di condannati.
Ma non fu solo la Chiesa a spingere verso questa forma di associazionismo, a renderla  necessaria furono anche eventi come le epidemie, le carestie e le guerre.

Quanto alla partecipazione delle donne alle confraternite va specificato che alcuni statuti la vietavano, altri ne ammettevano la partecipazione ma con l’esplicito consenso del marito, del padre o del fratello, in altri ancora la donna era ammessa solamente se il congiunto era già iscritto alla confraternita.
I compiti delle associate, inoltre, erano esclusivamente devozionali; successivamente furono ammesse a partecipare alle processioni, alla festa per il santo patrono e incaricate dell’assistenza di poveri e malati.
L’assistenza ai soci ammalati era molto più attiva durante le epidemie, anche perché, molto spesso, l’infermo veniva abbandonato dai parenti.
 
Il mondo delle confraternite, per le sue funzionalità e per il controllo che riusciva a stendere sopra la condotta degli individui, rappresentò, in sostanza, un sistema di vita che interessò tutta l’Europa e tutto il mondo cattolico.
La confraternita attraeva consensi perché offriva all’individuo conforto religioso e aiuto materiale in caso di bisogno o di malattia.
All’assistenza per l’aldilà associava l’assistenza terrena.
 
Fonte primaria per conoscere una Confraternita è il suo Statuto, ma un’attenzione particolare deve essere rivolta anche agli atti notarili ed in particolare ai testamenti degli associati.
L’analisi dei testamenti dimostra, infatti l’attenzione alla povertà come è attestato dai lasciti a donne povere, specie ragazze da marito.
Quello delle confraternite è un campo di indagine molto vasto per cui ci limiteremo, qui, ad analizzarne una, che nacque e operò sul nostro territorio:
la Confraternita del Santo Rosario eretta nella pieve di S. Alessandro a Vecchiano.
 
E’ opportuno premettere che dopo la battaglia di Lepanto del 7 ottobre 1571, combattuta tra la flotta cristiana e quella musulmana, Papa Pio V, con la Bolla Salvatoris Domini, dichiarò che la battaglia era stata vinta perché i cristiani avevano invocato la SS. Vergine del Rosario, segnando così l’espansione delle confraternite del Rosario in ogni parte del mondo.
Per la costituzione di una nuova confraternita era necessaria una lettera di “licenza” da parte della Curia Generalizia di Roma.
Quella che autorizzò la nascita della Confraternita del Rosario, eretta nella Pieve di S. Alessandro a Vecchiano, riporta la data del 28 Gennaio 1642.
 
Dai documenti di archivio si ricavano informazioni sulla sua organizzazione: lo Statuto era strutturato in due parti: la prima parte era tutta rivolta all’ambito spirituale, mentre, nella seconda parte alcuni capitoli specificavano le modalità di realizzazione degli impegni spirituali, altri illustravano i compiti organizzativi della compagnia.
Gli impegni fondamentali dei confratelli consistevano nel “dire, nell’arco di una settimana, tutto il Rosario, cioè 15 Pater noster, et 150 Avemarie, meditando ad ogni posta un mistero” (con la recita del Rosario la Chiesa concedeva ai confratelli l’indulgenza), partecipare alla processione la prima domenica di ogni mese e alla successiva celebrazione della Messa, ricevere la Comunione una volta al mese e nelle feste della Madonna, indossare, nelle manifestazioni esteriori, la cappa (con cappuccio) di colore celeste perché questo si dice essere stato il colore che vestiva la Regina dei cieli".
 
In alcuni statuti era previsto il rivestimento della cappa nella sepoltura come segno di duraturo affetto all’Istituzione.
Le celebrazioni per le festività religiose della Confraternita, non avendo quella di Vecchiano un oratorio/chiesa proprio, si svolgevano all’altare dedicato alla Madonna del Rosario nella chiesa Parrocchiale, così avveniva anche per le funzioni dei defunti.
 
Nel Registro “Legati e Obblighi della Chiesa di S. Alessandro” dell’Archivio Storico Diocesano di Pisa è riportato:
"A dì 18 Aprile 1736. Lucrezia del fu Andrea Lippi, e vedova del già defunto Cammillo Buffoni passò da questa all’altra vita, e lasciò scudi 25.
Metà della sua dote a Francesco, Luca, e Antonio Buffoni suoi Nepoti con l’obbligo che
detti gli faccino celebrare ogni anno infra annum in perpetuo messe due all’Altare della Madonna del Rosario in pieve di Vecchiano (...) tutto come per suo testamento rogato da Jacopo Tabucchi di questa Pieve."
(Jacopo Tabucchi era il pievano della Chiesa di S. Alessandro. I parrochi erano anche notai, potevano stendere testamenti con valore legale: traevano la loro validità con l’apposizione del sigillo vescovile e la registrazione presso la Banca Arcivescovile).
 
L’adempimento più importante della Confraternita era l’elezione degli Uffiziali che dovevano governarla.
In tutte era contemplata la figura del Priore, sul quale gravava la responsabilità del buon funzionamento dell’Istituzione, c’era poi un Correttore (pievano pro tempore), un Provveditore, un Camarlingo, i consiglieri ed altri “offitiali” come gli infermieri (per l’assistenza agli infermi).
Il primo adempimento per la loro elezione, nella maggior parte delle Confraternite,consisteva nel compilare una lista dove venivano annotati “tutti quelli che vorranno essere ascritti”.
La lista serviva per passare alla fase successiva, quella dell’imborsazione.
Le borse era tre: nella prima venivano imborsati tutti quelli ritenuti abili per l’Uffizio di Priore/Governatore, nella seconda quelli ritenuti abili per Uffizio di Provveditore, di Camarlingo e di Consigliere, nella terza quelli che saranno creduti abili per l’Uffizio di infermieri e di mazzieri.

Poi dalle buste si passava al sorteggio.
 
Ma le Confraternite erano anche altro: nel Granducato, Pietro Leopoldo, con l’editto del 21 Marzo 1785, metteva in evidenza come le confraternite “invece di essere Adunanze di edificazione, di carità fraterna, e di servizio alle Cure, sono spesse volte di scandalo per le disunioni, le liti, (...) le spese inutili e di lucro, per improprietà dei pranzi, specialmente in campagna, e per l’indecenza con cui molte delle loro chiese sono uffiziate”.
Il motuproprio stabiliva, quindi, “la soppressione nel Granducato di Toscana di tutte le Compagnie, Congregazioni, Congreghe, Centurie e Confraternite di qualsiasi nome e natura, siano essi di ecclesiastici o secolari, (...) Case, Fondi e Beni saranno immediatamente stimati
e venduti (...)
Per quanto riguarda invece gli arredi sacri verranno compiuti degli inventari che saranno comunicati ai Vescovi che, in accordo col Segretario del Regio Diritto, stabiliranno una loro redistribuzione alle parrocchie della Diocesi più bisognose”.


La legge prevedeva, inoltre l’esistenza di una sola Compagnia laicale in ogni parrocchia alle dipendenze del parroco e la sua attività avrebbe dovuto svolgersi secondo quanto stabiliva lo “Statuto” regolarmente approvato.
 
Nonostante i provvedimenti governativi e la soppressione di numerose Confraternite del Rosario nella Diocesi di Pisa, quella di S. Alessandro di Vecchiano, unificata con quella di S. Frediano, non risulta abolita nei registri del 1784-1785, per cui si ritiene che abbia continuato ad esercitare l’attività.
Va anche aggiunto che la legge si rivelò un fallimento perché voleva abbattere in maniera drastica tradizioni religiose secolari e, contro questo provvedimento, le comunità di Vecchiano e di S. Frediano, dove forte era il sentimento religioso e la devozione alla Madonna, sfogarono pubblicamente il loro dissenso e malcontento.
 
BIBLIOGRAFIA:
F. Baggiani, Le confraternite del rosario nella diocesi di Pisa, Bollettino Storico Pisano n. LXIII, 1994.
 
M. Grazzini, Studi confraternali, orientamenti, problemi, testimonianze, Firenze, University Press, 2009 (Reti Medievali E-BooK).
 
M. Noferi, Vecchiano: storia del territorio e delle sue chiese, Felici Editore, Pisa,2008.






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