Oggi è deceduto Oliviero Toscani.
Era ricoverato presso l'ospedale di Cecina per l'aggravarsi della sua malattia, l'amiloidosi, malattia rara e incurabile.Rimane la sua opera rivoluzionaria nel mondo della fotografia.
Lo ricordiamo con le parole di Paola Gavia, che ha avuto il privilegio di conoscerlo e di essere fotografata da lui per una campagna mondiale
DAI DETTAGLI AI CONCETTI PIÙ AMPI...
La "convalescenza" è una condizione che ti lascia spazio e tempo per non annoiarti, e ampliare alcune riflessioni in tutta tranquillità, prendendo anche spunto da fatti specifici.Un tema che mi ha sempre interessato è costituito dalle modalità con cui la gente si approccia alla politica ultimamente molto varie e discutibili. Chi comunque ci si avvicina, e si lascia spesso coinvolgere sul piano ideologico, è come se indossasse degli occhiali da sole di un determinato colore, per cui, di lì in poi, una volta indossati, ogni cosa che osserva la vede avvolta di quello stesso colore, se gli occhiali sono verdi, tutto assume un aspetto filtrato dal verde, se sono marroni o blu, analogo risultato. In pratica il soggetto subisce gli stessi processi mentali delle persone che confondono la fede religiosa con la realtà, fermo restando che la fede senza "il dubbio" fa venire meno l'aspetto della curiosità, elemento che, pur non negando la fede a priori, spinge però all'approfondimento.
Così vale anche per l'ideologia, che, come la religione, pretende di rappresentare la "verità", nel caso della fede, "rivelata" direttamente da Dio, nel caso di una "ideologia", sempre e comunque "rivelata" da qualcuno, e trascritta comunque su dei testi, sottoposti a loro volta (un po' come Bibbia, Vangeli, ed altro) alla interpretazione di chi li consulta, o si erge a rappresentarli.
Ciò che differenzia i due ambiti (religione e ideologia) è quindi solo la sfera dell'ultraterreno (presente nel primo ambito, e assente nel secondo), perché quando l'approccio è di natura esclusivamente "fideistica" non c'è alcuna differenza sulle modalità con le quali si tende a leggere la realtà, "se così è scritto, così deve essere", e se qualcosa non torna la si aggiusta un po', attraverso quelli che Luca Ricolfi definisce "schemi secondari", in un suo vecchio ma simpatico libro, che parla della sinistra in modo ironico, dal titolo "Perché siamo antipatici - la sinistra e il complesso dei migliori", che suggerisco di leggere.Questo tipo di approccio fa si che si creino anche rigidi schemi, con il "bene" sempre da una parte, e il "male" sempre dall'altra. E dato che gli umani gradiscono poco i concetti "astratti", il bene e il male necessitano di essere rappresentati "visivamente" in modo più tangibile, ed ecco che allora, nell'ambito di un "male" diffuso (il "capitalismo") interviene il "demonio", il "diavolo" per la religione, e un "nemico", comunque identificabile, per l'ideologia.
In uno dei molti paragoni, relativi a quest'ultima, si può assimilare il concetto del "male" al "capitalismo" (che viene appunto "demonizzato"), la cui espressione concreta (per alcuni) viene rappresentata sotto varie forme (così come del resto il "male"), ma la cui fonte resta sempre un "diavolo", un "demonio", ovvero gli Stati Uniti e il loro "imperialismo".
In sostanza, una volta individuato il muro di separazione, e la figura del diavolo, come nel medioevo, ogni fatto trova la sua spiegazione e collocazione precisa, così come anche le colpe e le responsabilità. Quando poi avvengono taluni fatti, che in qualche modo stravolgono ed escono dagli schemi, quale diventa la reazione? Semplice, si rifiuta di ragionarci su, e dato che agli umani, uscire dagli schemi consolidati provoca fatica e sofferenza, si preferisce allora "rimuovere" e "ignorare" il singolo fatto, aspettando e confidando in qualcosa di successivo, che possa riconfermare e ravvivare gli schemi stessi.
Passo al "fatto specifico" discordante, per un esempio concreto di questo meccanismo, relativo ad un fatto che in molti hanno volutamente ignorato.
Abbiamo assistito tutti, al dibattito che c'è stato sulle elezioni americane e sul ruolo di Donald Trump, inutile rimarcare come per molti cosiddetti "putiniani" (o "pacifisti" che dir si voglia) quella figura veniva accostata sostanzialmente a due cose in prospettiva:- la fine della politica di sostegno all'Ucraina, conl'interruzione degli aiuti, e il rapido concludersi della guerra, in quanto, da "amico di Putin", come ritenuto (strano concetto di amicizia), sarebbe stato in grado di costringere gli ucraini a "resistere un po' meno" mentre le buscano dai russi. Questo assecondava il ritornello del "si, ma, però...", stupido ma ormai rodato, secondo cui "anche Putin ha le sue ragioni", oppure "è la Nato che ha provocato tutto questo", e "la Nato è al servizio degli imperialisti americani".
Questi schemi sono stati messi alla prova da un fatto piuttosto semplice, passato in second'ordine: Il Presidente eletto Donald Trump, in un'intervista con il New York Post, ha detto testualmente: "Zelensky vuole la pace, non siamo entrati nei dettagli, ma penso ci voglia del tempo".E poi ha aggiunto: "Putin deve fermare la guerra perchè ha perso". "Dovrebbe pensare che è arrivato il momento, perchè ha perso" ha ribadito. "Quando perdi 700mila persone, è il momento".
Parole che non lasciano dubbi rispetto ai paletti entro i quali gli USA si muoveranno, nonostante la piena disponibilità a farsi carico del dialogo.
Questo ha assai spiazzato chi si era fatto già dei film e sotto sotto "gongolava" sugli sviluppi futuri. Anche per questo, a cominciare già da ieri, è iniziata l'attività per "ignorare" (pardon "rimuovere") queste chiare parole, al punto che già oggi, nei vari notiziari, non vengono già più neppure riportate. Figuriamoci se al contrario avesse detto: "Zelensky si deve dare una calmata, ora basta armi all'Ucraina". Immagino il turbinio di commenti sui social, cui avremmo assistito.Invece avete sentito qualcosa da parte dei "pacifisti" su ciò che ha dichiarato?
Viene dato altrettanto poco risalto (per logica conseguenza) anche alla replica di Putin stesso, che pure c'è stata.
L'occasione è stata la cerimonia al Cremlino per conferire ad alcuni militari il titolo di "Eroi della Russia". Che cosa ci sia poi di eroico nell'invadere un altro paese e bombardare i civili.... non l'ho ancora capito, ma questo è un altro discorso.
Putin ha comunque dichiarato: "La loro determinazione (dei militari) non lascia dubbi sul fatto che vinceremo", ha scandito, e, a proposito di mentalità "imperialista", ha aggiunto: "la verità, la forza delle armi e la forza dello spirito sono dalla parte della Russia" ha concluso, senza peraltro mostrare alcuna intenzione di voler fare un passo indietro.
Sono sicuro che di questo non troverete la minima traccia in molti commenti, anche di comuni amici, ci scommetto.