Oggi è deceduto Oliviero Toscani.
Era ricoverato presso l'ospedale di Cecina per l'aggravarsi della sua malattia, l'amiloidosi, malattia rara e incurabile.Rimane la sua opera rivoluzionaria nel mondo della fotografia.
Lo ricordiamo con le parole di Paola Gavia, che ha avuto il privilegio di conoscerlo e di essere fotografata da lui per una campagna mondiale
Siria: l’unica certezza è l’Italia pro Putin
Si può essere pro Putin per scelta, per intelligenza diretta, diretta dalla propaganda altrui, per ignoranza, per creduloneria, per tante cose e si manifesta su ogni cosa.
E’ la sindrome di Putin.
Per esempio la Siria.
Cosa è successo, cosa succede?
Cade un regime brutale, un dittatore fantoccio, perché tenuto su da dittatori crudeli, Putin e Kamenei, che usano armi del terrore, Hezbollah e Hamas, che minacciano armi disumane, l’atomica.
Cade.
Cade un segmento dell’asse che minaccia il mondo libero, l’Occidente, da decenni.
Che bombarda qualsiasi tentativo di stabilità e pace nel Medio Oriente. Il 7 Ottobre l’azione più evidente. Tutte cose che non vede chi è affetto dalla sindrome di Putin.
Cade.
E cosa vedono i putinisti italiani?
Vedono il mondo con le lenti della sindrome di Putin.
Ieri e oggi sui giornali e sui telegiornali. E sui talk.
Vedono una ritirata strategica e furba di Putin per concentrarsi sull’Ucraina e spazzarla via.
Vedono che già dobbiamo pentirci della cacciata di Assad, il macellaio, perché Al Jovani sarà sicuramente peggio. Peggio.
Vedono la Turchia che ha sostenuto Al Jovani peggio dell’Iran.
Non credono alla possibilità della moderazione, della svolta politica del nuovo leader nella stessa misura in cui credono che gli israeliani se la sono cercata, così come gli ucraini, così come l’Occidente.
Credono che le brutalità viste, reali, siano da rimpiangere rispetto alle brutalità che forse vedremo. Per loro senza forse.
Io non so cosa succederà.
Io vedo quel che è successo.
Assad e’ stato cacciato non con atti di guerra e di guerriglia ma attraverso una fine azione politica, che capiremo, certo, ma che è già un sintomo di qualcosa di nuovo. Una azione della politica e non dei carri armati.
Il nuovo leader si presenta con propositi politici e non guerreschi. Islamico ma senza pronunciare parole contro l’Occidente.
Si presenta dopo aver sconfitto Assad, Kamenei, Putin.
Si presenta dopo aver tolto a Putin il Mediterraneo e a Kamenei il passaggio delle armi ad Hezbollah.
Si presenta dicendo che avranno cittadinanza tutte le minoranze territoriali e religiose.
Si presenta dicendo che non ci saranno obblighi per le donne. Per come dovranno vestirsi.
Si rimangerà tutto fra qualche settimana o mese? Può darsi. Si può darsi. Non lo so. Ci sarà la democrazia? Ma quando mai?
Ma io giudico quel che accade oggi e quel che si vede.
E vedo un quadro opposto a quello dei ragazzi di Putin.
Vedo Putin più debole. Molto più debole. E così l’Iran e vedo un mondo arabo, islamico, mediorientale, che capisce che deve stare molto più attento, molto più attento, se non vuole fare la fine di Hezbollah, di Hamas, di Assad, di Putin che in tre anni è riuscito a conquistare delle province ucraine che aveva già, che perde il Mediterraneo, i suoi principali alleati, che deve ricorrere al pazzo coreano, che vede crollare la sua economia e deve sperare che indiani e cinesi gli comprino il petrolio e il gas a basso prezzo. Quando invece prima noi glielo compravamo a prezzi più cari.
Vedo un fallito.
Vedo questo.