Con questo articolo termina la seconda serie di interventi di Franco Gabbani, attraverso i quali sono state esaminate e rivitalizzate storie e vicende del nostro territorio lungo tutto il secolo del 1800, spaziando tra fine '700 e inizi del '900 su accadimenti storici e vite di personaggi, che hanno inciso fortemente oppure sono state semplici testimonianze del vivere civile di quei tempi.
Nascondi le cose lontane,
tu nebbia impalpabile e scialba,
tu fumo che ancora rampolli,
su l'alba,[…]
Nascondi le cose lontane,
nascondimi quello ch'è morto!
Ch'io veda soltanto la siepe
dell'orto, […]
Nascondi le cose lontane:
le cose son ebbre di pianto!
Ch'io veda i due peschi, i due meli,
soltanto, […]
Nascondi le cose lontane
che vogliono ch'ami e che vada!
Ch'io veda là solo quel bianco
di strada, […]
Nascondi le cose lontane,
nascondile, involale al volo
del cuore! Ch'io veda il cipresso
là, solo, […]
Chiudo le foto del giorno, o meglio dell’anno, o ancor meglio dei decenni, con questa melanconica poesia del Pascoli: “Nebbia”, cinque strofe di sei versi alle quali ho tolto gli ultimi due facendole sembrare quartine.
Il poeta prega affinché i dolori della sua infanzia siano cancellati dalla sua mente, e questa invocazione si ripete all'inizio di ogni strofa della poesia.
In contrasto con le difficoltà della sua giovinezza, Pascoli aspira a contemplare semplicemente le cose quotidiane dell'ambiente naturale.
Noi non piangiamo, non ne siamo più capaci, aspettiamo il vento dell’alba, il sorgere del sole e l’incontro con familiari e amici, la nebbia scomparirà e, come dicono i marinai: alla via così!
Se poi è-sarà quella delle Pratavecchie …pazienza…il mio l’ho fatto!
Sta a Voi ora!