Il mese scorso è stato presentato un nuovo libro pubblicato dall'Editore MdS, "Il coraggio tra i fiori di ortica", un'opera intensa e profonda cheracconta l'infanzia non solo nella sua dimensione più luminosa, ma anche nelle sue ombre, fatta di giochi e risate, ma anche nelle sue ombre, tra segreti, paure, abusi e battaglie quotidiane che i più piccoli affrontano con straordinaria forza.
Un libro che ci ha subito colpito e per il quale si preannunciava un sicuro interessamento e successo a livello nazionale.
continuiamo la pubblicazione degli scritti che ci arrivano sulla maternità.
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Non è Conte il punto debole della strategia politica di Matteo Renzi. Tutto divide il leader di IV da quello dei 5 Stelle, ma il senatore fiorentino ci andrebbe comunque assieme pur di impedire la sopravvivenza politica del disegno che lui considera al momento il più insidioso. Ce lo ha già dimostrato ai tempi del Salvini del Papeete.
È Giorgia Meloni la Regina nera nell’analisi politica d Renzi, Re bianco sulla scacchiera, non vi è dubbio alcuno. Le ha dedicato persino un libro di prossima edizione.
Sbaglia valutazione Il nostro coraggioso e infaticabile raider della politica italiana? Non lo si può affermare con la sicurezza che mostrano alcuni neofiti del fervore zelante della segretaria di FdI ma non si può essere certi neanche del contrario.
Questo dubbio irrisolto dipende dal fatto che Giorgia Meloni continua a procedere in modo bifronte nella chiamata che sta dividendo il mondo ed evita accuratamente la trappola parlamentare a cui il senatore fiorentino tenta di attirarla.
Allo stato il punto debole dell’impostazione tattica di Matteo Renzi è rappresentato - non so dire se questo lo lusinghi - da due donne in modo totalmente simmetrico. Anche la Schlein è un Giano bifronte. Anche la segretaria del Pd - che nella proposta renziana è il candidato presidente del consiglio. - procede non scegliendo nettamente.
Il risultato di questo procedere speculare del capo del governo in carica e di quello dell’opposizione è di rendere inetta agli occhi di milioni di italiani, seriamente preoccupati del ribaltone geopolitico del Pazzo del Potomac, l’iniziativa politica renziana.
Che Matteo Renzi abbia sempre scelto - nelle ore cruciali - l’interesse nazionale sarebbe ingeneroso non riconoscerglielo e, soprattutto, non corrispondente al vero. In queste ora faccio fatica a immaginare che gli sfugga lo stallo che ho indicato qualche rigo più su.
Se ne può uscire? Non ne sono sicuro ma occorre provarci.
La morsa dell’ambiguità - dove Meloni e Schlein sono le opposte ganasce - si infrange obbligando il sistema politico italiano a scegliere rapidamente il fronte della libertà e dell’antiautoritarismo. Con coraggio vanno premiate le posizioni di Taiani e Gentiloni e quelle di tutti i cespugli liberal-democratici e riformisti. Non sono fastidiose spine nel fianco degli opposti schieramenti, bensì una ipotesi alternativa alle camicie di forza ideologiche.
La cosiddetta guerra dei dazi non va separata - con un semplicistico ragionamento commerciale - dal disegno criminale di favorire l’imperialismo russo in Europa. Trump muove la guerra dei dazi per indebolire e sfiancare la tenuta sociale delle democrazie europee.
Il blocco sociale e politico che si sta mobilitando, con la presa di coscienza dei corpi intermedi, deve avere la consapevolezza e la convinzione dell’essere maggioritario e capace di smarcarsi dalle posture opportunistiche e vili di coloro che non scelgono. Ed anche per Renzi la scelta diventa ineludibile.
Non è il ritorno al “ terzo nome per il terzo polo “ - che pure gli sfuggì a luglio scorso - ma la costruzione di un fronte nazionale ed europeo per la libertà e la democrazia.