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Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA  sono la figlia della "Cocca".

Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.

Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché  anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è  ancora comunità.  

Ricordate il tubo di refrigerazione della nuova pista .....
. . . come minimo si risponde due volte altrimenti .....
. . . siamo a M@ sterchief. Sono anni che giri/ ate .....
. . . Velardi arriva buon ultimo.
Il primo fu il .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Raccontino di Giancarlo Montin
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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di Angela Baldoni
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Visita guidata con Ilario Luperini
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Molina mon amour "Scalpiccii sotto i platani"
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Cena per la Liberazione 24 aprile
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Rosanna Betti
per Fiab Pisa
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Assemblea soci Coop.
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Qualcuno mi sa dire perche' rincoglionire
viene considerato un inevitabile passaggio
alla fine del faticoso viaggio
vissuto da tutti con coraggio?
Il .....
ad oggi la situazione è peggiorata
ora anche tir, pulman turistici , trattori, camion con cassoni per massi,
etc. . E ad alta velocita,
inquinamento .....
di Fabiano Corsini
Le piu belle canzoni politiche al FOrtino, con Igor Vazzaz

12/3/2025 - 18:04

Le piu belle canzoni politiche al FOrtino, con Igor Vazzaz


C'è un bel pezzo di storia della musica italiana che è rimasto volutamente lontano dalle classifiche e dai circuiti ufficiali, ma è fondamentale per la costruzione della nostra identità nazionale e politica. Prendiamo “Bella ciao”, il brano simbolo della Resistenza partigiana, che però è anche il nome di uno spettacolo di «canzoni popolari italiane» che tanto fece scalpore al Festival dei Due Mondi di Spoleto del 1964, e del 33 giri a firma del Nuovo Canzoniere Italiano che quello spettacolo fissò su disco, entrambi con un ruolo cruciale nella diffusione della canzone – insieme ad altre decine versioni pubblicata su disco proprio a partire dagli anni sessanta. Tutti ricordano la versione di Yves Montand, meno si ricorda la incredibile e bella  versione di Giovanna Daffini, quella delle mondine del vercellese.
Vicende simili sono toccate a molti altri “pezzi” di quella musica, definita “popolare” o politica, prodotta dalle lotte operaie, contadine, socialiste o anarchiche, ma anche con altre venature, talvolta anche di segno opposto. Una produzione incredibilmente vasta e bellissima, al punto da farci oggi sbigottire davanti alla miseria del presente. Igor Vazzaz, un artista che è anche uno dei più preparati etnomusicologi sulla piazza, presenta al Fortino il 15 marzo, uno spettacolo che rende omaggio a questa tradizione, e ce la restituisce toccando le corde che le sono piu congeniali: quelle della emozione, talvolta della rabbia, sempre della speranza.

Sabato 15 marzo al Fortino, prenotazioni allo 050 36195 (alle 20 è prevista una cena; è richiesta la tessera ARCI)










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